SAGRE POSSONO DURARE ANCHE 12 GIORNI, BERARDINETTI, “UN DANNO PER RISTORATORI”

NEL MILLEPROROGHE  PASSA UN EMENDAMENTO ALLA LEGGE DEL 2O16 VOLUTA DALL'EX ASSESSORE CENTROSINISTRA E SINDACO DI SANTE MARIE, SALTA IL LIMITE DEI SEI GIORNI PER LA SOMMINISTRAZIONE DI CIBO E BEVANDE, PURCHE' L'OFFERTA SIA DI QUALITA' E A FILIERA CORTA. "UN ERRORE COMUNQUE, QUESTA NORMA ERA STATA CONDIVISA CON LE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA PER LIMITARE MICIADIALE CONCORRENZA NELLA STAGIONE DI PUNTA"

9 Febbraio 2025 08:29

Regione - AbruzzoWeb Turismo

L’AQUILA – La possibilità per i Comuni abruzzesi di estendere a 12 giorni, rispetto ai 6 che erano stati previsti dalla legge legge del 2016, l’attività di somministrazione di alimenti e bevande nelle sagre e feste popolari,  “in ragione della storicità e dell’attrattività turistica dell’evento”.

E quanto prevede uno degli articoli della Legge Milleproroghe, approvata martedì 4 febbraio in Consiglio regionale. Di fatto un dietrofront, seppur parziale, rispetto allo spirto della norma che fu provata a luglio 2016, con il centrosinistra di Luciano D’Alfonso, dopo una lunghissimo travaglio in commissione, su iniziativa del presidente della Commissione agricoltura, e poi assessore, Lorenzo Berardinetti, di Regione Facile, oggi sindaco di Sante Marie, in provincia dell’Aquila e presidente dell’Unione nazionale dei comuni, comunità ed enti montani (Uncem).

Quella norma infatti prevedeva, oltre che ad elevare la qualità, la tipicità e la territorialità delle sagre, con l’introduzione di un marchio e di un disciplinare, anche un limite massimo di sei giorni per la loro durata. Come richiesto in primis dai ristoratori che consideravano, e si suppone considerino ancora, inaccettabile una durata eccessiva di sagre gastronomiche che fanno concorrenza spietata alle loro attività, che tutto l’anno devono pagare tasse, affitti, utenze e dipendenti.





E commenta contattato da Abruzzoweb lo stesso Berardinetti: “questa legge ha avuto un lungo iter di confronto, è nata da una piena concertazione con le Pro loco, con gli operatori della ristorazione con la Confcommercio e la Confesercenti. Si è dunque condivisa non solo necessità di elevare la  qualità delle sagre, ma di limitarne la durata, perché lo sappiamo benissimo che le sagre rappresentano una fortissima concorrenza per i ristoranti e gli agriturismi, e andava trovata una sintesi”.

Già con un emendamento alla legge del 2016, approvato dal centrodestra di Marco Marsilio, di Fdi, a luglio 2023, questo limite dei sei giorni era saltato e portato a 12 giorni, ma solo per il 2023 e 2024.

Ora con il nuovo emendamento, nell’articolo che stabilisce il ruolo dei Comuni in merito alla disciplina per lo svolgimento, nei vari aspetti logistici e tecnici, delle sagre e delle feste popolari,  si aggiunge un comma che consente di “estendere fino ad un massimo di 12 giorni effettivi la durata dell’esercizio dell’attività di somministrazione di alimenti e bevande nelle sagre e feste popolari”,  “in ragione della storicità e dell’attrattività turistica dell’evento nel territorio comunale”.

Si richiama però la legge vigente e si fa comunque riferimento a quelle sagre e feste popolari dove “i prodotti somministrati e indicati nel menù proposto provengono per almeno il 70 per cento da prodotti inseriti nell’elenco regionale dei prodotti agroalimentari tradizionali”,  o “comunque prodotti classificati e riconosciuti come Dop, Igp, Doc e Docg della Regione Abruzzo o provenienti da agricoltura biologica”, “prodotti da filiera corta, a chilometri zero e di qualità”, e per quel che riguarda le “feste popolari” “i prodotti somministrati e indicati nel menù proposto devono provenire, di norma, per almeno il 40 per cento da prodotti da filiera corta, a chilometri zero e di qualità”.





Ma il punto, per Berardinetti, al di là del mantenimento dello standard qualitativo, è l’eccessiva durata.

“Nei tavoli di confronto – ricorda l’ex inquilino di palazzo dell’Emiciclo – si faceva l’esempio di grandi sagre a base di pesce che si svolgono sulla costa, che duravano addirittura 20 giorni in pieno agosto, svuotando fatalmente i ristoranti. E’ c’è anche una questione tecnica: allungando eccessivamente il periodo delle sagre diventa più difficile anche il controllo da parte degli organi competenti sulla qualità del cibo e sulla sua conservazione e preparazione, e sul rispetto delle varie prescrizioni”.

E conclude, “del resto la mia legge regionale con l’avvento del centrodestra è stata sostanzialmente abbandonata, è passata in secondo piano”.

 

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