L’AQUILA – “Lo stato di salute dell’ospedale dell’Aquila, che prima del terremoto era una eccellenza regionale e nazionale? Le faccio un solo esempio: questa mattina ho ricevuto più volte la chiamata di colleghi del Pronto soccorso, che avevano pazienti ‘parcheggiati’ e non sapevano dove è collocarli, così abbiamo dovuto utilizzare un posto letto nel reparto Covid, per una persona che era in condizioni critiche, e andava immediatamente ricoverata…”.
Spesso al centro dello scontro politico e del grido di dolore di medici e infermieri, delle denunce dei sindacati, il declino del San Salvatore viene squadernato ora dal duro intervento, in una intervista ad AbruzzoWeb, di Alessandro Grimaldi, segretario regionale abruzzese dell’Anaao Assomed, il sindacato dei medici, e primario del reparto di malattie infettive dell’ospedale “San Salvatore” dell’Aquila, in prima linea nel nosocomio aquilano da quasi tre anni sul fronte dell’emergenza Covid.
Grimaldi non fa altro che confermare che il problema oramai cronico è quello della mancanza di personale, a causa dei concorsi ancora tutti sulla carta, non portati a termine, che poi hanno fatalmente come conseguenza l’allungamento delle liste di attesa, e l’aumento della mobilità passiva, ovvero dei cittadini costretti ad andare a curarsi fuori regione. Problema che riguarda non solo il San Salvatore, ma l’intera sanità italiana.
L’appello al direttore generale Ferdinando Romano, in sella alla Asl provinciale aquilana, da metà 2021, in quota centrodestra, dopo la cacciata di Roberto Testa, non più gradito alla Lega, è quello di costituire una task force per accelerare l’iter dei concorsi programmati ma ancora non espletati per lungaggini burocratiche, e finalizzati all’assunzione di nuovo personale.
Grimaldi sottolinea che quello che accade al “San Salvatore” non è l’eccezione ma la regola, in una sanità pubblica per molti aspetti allo sbando, ma ricorda anche che “qui a L’Aquila abbiamo fatto degli immani sforzi, rispetto al resto d’Italia, per rimettere in piedi un ospedale gravemente danneggiato dal terremoto dell’aprile 2009, con alcuni parti che sono ancora oggi inagibili. Ebbene, questo ospedale era tornato ad essere una eccellenza, che registrava una mobilità attiva regionale”.
Poi però il disinteresse e l’incapacità della politica, a cominciare da quella nazionale, ha fatto forse più danni del terremoto, a causa di tagli, nel nome del fallimentare principio dell’austerity applicato a un servizio essenziale come quello del garantire la salute dei cittadini, come la catastrofe pandemica ha dimostrato.
“Il problema, drammatico del San Salvatore è la riduzione progressiva e generalizzata del finanziamento alla sanità pubblica, in particolar modo per quella ospedaliera. Basti pensare che solo negli ultimi anni sono stati tagliati circa 70.000 posti letto e l’Italia ha un rapporto posti letto per mille abitanti di 2,9, contro gli 8 per mille abitanti della Germania. Non possiamo farci tranquillizzare da chi afferma che però sono stati stanziati 20 miliardi in più, negli ultimi tempi, perché purtroppo sono stati spesi 30 miliardi a causa dell’emergenza covid. In realtà siamo sotto finanziati, la spesa in relazione al Pil è del 6,1%, abbondantemente sotto la soglia d’allarme, che è del 6,5%”, incalza il medico.
Ecco perché, anche all’ospedale dell’Aquila, ci sono persone parcheggiate al pronto soccorso, e i cittadini fanno file interminabili.
“Se non si affronta questa situazione – incalza Grimaldi -, e non mi riferisco solo a L’Aquila, con misure straordinarie, il sistema sanitario è destinato a morire, il punto di non ritorno si avvicina: mancano i medici, mancano gli specialisti, mancano gli infermieri, il sistema si regge grazie allo spirito di sacrificio e di abnegazione di tanti colleghi che non ce la fanno più”.
E rivela a questo proposito: “da uno studio che stiamo facendo anche a livello nazionale con l’Anaoo giovani, è emerso che è aumentato il consumo di psicofarmaci tra i medici soprattutto in età avanzata, tra chi è costretto a fare guardiania e turni di notte, a sobbarcarsi turni massacranti. Tenuto conto che in questa situazione il rischio dell’errore è sempre dietro l’angolo. I medici sono stretti da un’attività molto impegnativa e logorante e dall’altra, vorrei sottolineare, dalle pressioni che vengono esercitate attraverso contenziosi medico legali, perché noi siamo ancora l’unico Paese al mondo in cui c’è la denuncia penale contro i medici, che io ritengo una cosa barbarica”.
La priorità ed anzi l’appello, questa volta rivolto alla Asl provinciale aquilana, è “di fare uno sforzo per accelerare i bandi per l’assunzione del personale, ad oggi ancora sulla carta, perché purtroppo manca anche il personale amministrativo che cura le incombenze burocratiche. La soluzione già condivisa con il direttore generale è quindi una task force per dare una svolta. In primis vanno sostituiti tutti quei primari che sono andati in pensione. Per anni abbiamo assunto relativamente poco, e ora ne paghiamo le conseguenze. Non dimentichiamo poi che noi siamo un paese che ancora anacronisticamente mantiene il tetto di spesa sul personale quando ormai medici specialisti non si trovano più, oppure vanno a lavorare nel privato”.
In questo quadro inevitabile è l’aumento della mobilità passiva che riguarda la sanità provinciale aquilana come tutte le altre abruzzesi.
“La mobilità passiva e determinata da liste d’attesa vergognosamente lunghe. Quante visite può fare un medico in un giorno? Diciamo una ventina, quando però sono centinaia, se non migliaia le prenotazioni. E se i medici sono in numero così insufficiente, c’è poco da inventarsi. Ma questo non è da paese civile”. (Filippo Tronca)
Download in PDF©
- OSPEDALE L’AQUILA: FRULLO, “SANITA’ MALATA, OPERATORI ALLO STREMO, DIRITTO ALLA SALUTE A RISCHIO”L'AQUILA - "La sanità aquilana è malata e a rischio sono i servizi per i cittadini. La mancanza oramai strutturale di Medici, Infermieri e di Operat...