SAN SALVO – “Il mio voto favorevole è stato un atto di coerenza per il mio appartenere alla maggioranza di centrodestra e a Forza Italia, pur non nascondendo posizioni critiche su precisi punti programmatici. Non sono mai stato all’opposizione, e non ho chiesto nulla in cambio per me, tantomeno la presidenza del Consiglio, come qualcuno insinua”.
Esce allo scoperto, in esclusiva su Abruzzoweb, il lupus in fabula, ovvero Nicola Di Ninni, segretario del circolo cittadino di Forza Italia, ed esponente fino a qualche giorno fa del gruppo “San Salvo Popolare e Liberale”, che grazie al suo voto favorevole, assieme all’astensione di Marika Bolognese, consigliera di opposizione, ora al gruppo misto, ha consentito di approvare alla turbolenta maggioranza di centrodestra di San Salvo, del sindaco, Emanuela De Nicolis, per il rotto della cuffia, il bilancio consuntivo.
Poi però dopo la grande Paura ed avere allontanato lo spauracchio della fine anticipata della consigliatura, Di Ninni è finito sul banco degli imputati da parte dello stesso circolo di Fi, accusato “aver trattato a titolo personale e senza coinvolgere la base, allo scopo di ottenere una poltrona a proprio esclusivo vantaggio”, quella” della presidenza del consiglio, che è ancora detenuta, nonostante diverse, destabilizzanti, promesse non mantenute dall’assessore regionale alle Attività produttive, Tiziana Magnacca, di Fdi, eletta in Regione il 10 marzo dello scorso anni con il super risultato di circa 10mila preferenze nel marzo dello scorso anno. E di aver trattato direttamente con De Nicolis, con la benedizione il coordinatore provinciale di Fi, Daniele D’Amario, sottosegretario di Giunta regionale e con il presidente della Regione, Marco Marsilio, di Fdi, intervenuto di persona per salvare la maggioranza di centrodestra in un importante comune, di oltre 20mila abitanti.
Ma una volta evitata la frittata è rientrato l’allarme che aveva tenuto in apprensione non solo Marsilio, scendo in campo direttamente ma anche il senatore e coordinatore regionale di FdI, Etel Sigismondi, originario della vicina Vasto, il clima di polemiche non si è attenuato: e oltre a Di Ninni, a finire nella bufera è stato anche l’assessore Magnacca, il cui atteggiamento politico molto spesso prevaricatore e ritenuto anche dai suoi ai limiti della arroganza, ha spaccato e diviso anche il suo territorio.
Tornando a Di Ninni si difende su tutto il fronte: tiene innanzitutto a riassumere brevemente il suo cursus honorum, tutto, assicura, nel centrodestra, e mai all’opposizione.
“Nel 2022 mi sono candidato con la coalizione di centrodestra con la lista che si chiama San Salvo-Città Nuova, la lista storica di Tiziana Magnacca. Sono stato eletto in quella lista e ne sono stato il capogruppo fino a agosto del 2023, perché dato che io ero già in Forza Italia, ad agosto del 2023 insieme ad un altro consigliere, ho fondato ma sempre dentro la coalizione di centrodestra il gruppo che si chiama ‘San Salvo Popolare e Liberale’. Alle regionali del 2024 abbiamo fatto campagna elettorale sostenendo il candidato di Forza Italia Manuele Marcovecchio, a marzo sono stato nominato segretario cittadino di Fi”.
Poi sì ammette Di Ninni, “negli ultimi tempi ho avuto una posizione critica nel confronti dell’operato della maggioranza, per lo scarso coinvolgimento, per le criticità del piano triennale delle opere pubbliche e per altri aspetti programmatici, perché io penso che sia sbagliato dire a prescindere che ‘va tutto bene, Madama la Marchesa’. Per questa ragione mi ero astenuto in sede di approvazione di bilancio di previsione, esplicitando le mie critiche, in piena trasparenza. Ma sono rimasto sempre nel centrodestra, mai all’opposizione, e dunque il mio voto favorevole non è stato un soccorso esterno, un cambio di campo, ma un atto di coerenza, di rispetto per il partito in cui milito dall’età di 17 anni, e per consentire il prosieguo della consiliatura”.
Vero è però che gli altri due colleghi di San Salvo Popolare, Giancarlo Lippis e Alfonso Di Toro, hanno votato no al bilancio consuntivo, spiazzati dalla diversa scelta di Di Ninni.
“Per questa ragione – rivela – sono appena uscito dal gruppo che ha oramai una posizione incompatibile con la mia, per ora sono al gruppo misto, poi vedremo. L’importante e restituire serenità e solidità alla maggioranza”.
Veniamo dunque ai pesanti attacchi del circolo cittadino: “io a differenza dei tesserati ho sempre avuto un rapporto e un filo diretto con i vertici regionali e provinciali, tant’è vero che il coordinatore provinciale D’Amario ha fatto una dichiarazione pubblica con cui ha sostenuto quella che è stata la mia linea. Ci sono dentro il circolo, purtroppo, elementi appena rientrati in Forza Italia che vogliono fare i battitori liberi”, e il riferimento è in primis a Nicola Argirò, ex consigliere regionale, che già nella passata consiliatura aveva già dato il benservito al sindaco Magnacca, per poi appoggiare il centrosinistra alle ultime amministrative. Rieletto consigliere comunale con Azione Politica, schierato all’opposizione, ha appena aderito a Forza Italia, mantenendo l’astio nei confronti di Magnacca.
Tornando dunque al vero nodo della questione, la poltrona della presidenza del consiglio, ed anche il rimpasto di giunta.
“Ribadisco che il mio voto favorevole non è in nessun modo legato a chissà quale ‘do ut des’ e accordo sottobanco. Ricordo del resto che per diventare presidente del consiglio occorre il voto dell’aula, non è una nomina del sindaco che può essere fatta con ben maggiore facilità. La segreteria cittadina chiede l’azzeramento della giunta, le dimissioni della Presidenza del Consiglio, addirittura la costituzione dei gruppi politici all’interno del consiglio comunale, e la scelta già da subito del futuro candidato sindaco. Io queste richieste non potevo che avallarle, ma non posso non dire che sono richieste eccessive, di rottura, poste in modo troppo duro e perentorio, irricevibili per il resto della maggioranza. Occorre un percorso di dialogo e confronto, che non riguarda le persone singole, ma i partiti”.
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