L’AQUILA – Il debito della sanità abruzzese dagli ultimi conti sarebbe sceso dai 68 ad una forbice tra 57 e 61 milioni, e sarebbero rimasti da coprire con risorse extra 20 milioni di euro. Il resto lo avrebbe trovato l’assessore regionale alla Salute Nicoletta Verì.
A maggior ragione, visto che si potrebbe ricorrere ad una ulteriore spending review per pareggiare i conti, con un taglio del 10% a tutti i dipartimento tranne ovviamente quello della sanità, cresce nel centrodestra il fronte del no all’aumento dell’addizionale Irpef, considerata una Caporetto politica, anche se porterà in cassa circa 45 milioni di euro, sul quale invece il presidente della Regione, Marco Marsilio di Fratelli d’Italia, pare essere irremovibile, tanto che il provvedimento dovrebbe arrivare martedì in giunta.
Innalzamento delle tasse, si argomenta, che solo in parte serve a coprire il buco nella sanità, entro l’11 aprile, quando è stato fissato il Tavolo di monitoraggio del Ministero a Roma, ma anche a rimpinguare il bilancio ordinario, messo a dura prova dalla necessità di coprire quota parte dei 122 milioni di deficit relativi all”annualità 2023.
Il tutto accade in un clima molto teso, a maggior ragione dopo l’aggressione verbale di Marsilio, di Fdi, nel summit di tre giorni fa, contro il consigliere regionale della Lega Carla Mannetti, innescate dalla sua intervista al Tgr Abruzzo, in cui aveva detto che il centrodestra non avrebbe dovuto mettere le mano in tasca agli abruzzesi, contraddicendo dunque la linea già tracciata dal presidente. E che ieri ha scritto su Fb, “Il rispetto è molto di più di una parola, il rispetto non si pronuncia, si dimostra. Il rispetto è sincerità, coerenza e lealtà. È il saper guardare gli altri come guarderesti te stesso, esattamente allo stesso identico modo. Se hai sofferto e sai cosa vuol dire, non far soffrire. Se sei stato deluso, non deludere. Se sei stato ferito, non ferire!”.
Sull’ipotesi b, alternativa all’aumento delle tasse, stanno però ora lavorando i tecnici regionali in particolare il dipartimento Sanità, guidato da Emanuela Grimaldi, e anche i partiti.
Nella maggioranza di centrodestra alla guida della regione dal 2019, confermata a marzo 2024, lo scettro del no all’aumento delle tasse va a Forza Italia, partito liberale fermamente contrario, per statuto, a mettere le mani in tasca ai cittadini.
Il gruppo consiliare, capitanato da Emiliano Di Matteo, si riunirà dunque oggi pomeriggio, alla presenza anche del segretario regionale, il deputato Nazario Pagano e del presidente del Consiglio Lorenzo Sospiri, per fare il punto e trovare una soluzione da proporre al tavolo di maggioranza, come alternativa all’aggravio dell’addizionale Irpef, che stando all’ipotesi più probabile vedrà portare, sopra i 28.000 euro di reddito, l’aliquota dall’attuale 1,73% al 2,62% e oltre i 50.000 euro al 3,33%.
Un aggravio per i cittadini abruzzesi dai 15 euro ai 1.000 euro l’anno circa, e con l’Abruzzo che diventerà la seconda regione con l’imposta più alta in Italia, raggiungendo Lazio, Campania e Toscana, alle spalle della “capolista” Molise, dove si è al 3,63%.
Il deficit, in base ai conteggi più aggiornati è sceso intanto da 67 milioni di euro ad una forbice tra 57 e 61 milioni, di cui ben 40 milioni sono destinati a coprire l’aumento degli stipendi a medici ed operatori.
Questo nonostante i piani di rientro approvati a settembre alle quattro Asl, per circa 80 milioni rispetto ad un tendenziale di 200 milioni per il 2024, le risorse prese dal Fondo sanitario regionale, le maggiori entrate del payback sanitario, destinate anch’esse a coprire il buco, e infine le risorse del bilancio, per 20 milioni di euro, tagliando del 30% il budget dei dipartimenti, non senza levate di scudi dei vari assessori e partiti.
Domani a riunirsi sarà la Lega alle 10,30 all’Hotel Plaza di Pescara.
L’assessore alla Salute Nicoletta Verì, aveva indicato prima del summit finito in rissa, in un incontro a quattr’occhi con Marsilio, che occorreva trovare una la soluzione con la copertura attraverso una spending review, visto che aveva trovato altre risorse per far quadrare i conti.
La stessa posizione di buona parte di Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega e della stessa Mannetti, contro la quale Marsilio, davanti agli impietriti esponenti di maggioranza, dopo aver esordito “Alla prossima intervista ti prendo a calci nel c… e me lo posso permettere perché ti conosco da trent’anni”, ha rincarato la dose prima che Mannetti lasciasse la riunione indignata, seguita poi dal capogruppo Vincenzo D’Incecco e dal vicepresidente Emanuele Imprudente, dicendogli: “Adesso ci farai la tua lezione e ci spiegherai come facciamo ad evitare di pagare le tasse”, richiamando il concetto della maestrina e della professoressa.
All’indomani sono arrivate le pubbliche scuse di Marsilio, ma quella gettata dal presidente è acqua che non spegne il fuoco oramai divampato nel centrodestra che, ricorda più di un esponente, aveva nel programma semmai quello di abbassarle le tasse, addizionale Irpef compresa, aumentata dall’1,4% all’1,73% nel 2011, con il centrodestra del forzista Gianni Chiodi dopo che era già scattato nel 2007 il commissariamento della sanità, ma che quando si è usciti dopo nove anni dal tunnel, nel settembre del 2016, con il centrosinistra di Luciano D’Alfonso, non è stata mai riportata al livello precedente.
Invece con grande sorpresa, gli esponenti della maggioranza presenti al summit si sono ritrovati ancora una volta davanti al fatto compiuto, con Marsilio che ha sostanzialmente confermato, come lasciato chiaramente intendere ad una sua intervista al tg Abruzzo, contraddetto poi da Mannetti, che non c’era alternativa a bere l’amaro calice, per coprire il buco della sanità e andare con i conti in ordine l’11 aprile a Roma al Tavolo di monitoraggio del Ministero della Salute, per poi approvare il 15 aprile il bilancio della Sanità abruzzese, con gli esiti dei piani di rientro certificati.
Marsilio e i suoi più fedeli collaboratori non vogliono infatti ulteriormente taglieggiare i vari capitoli di bilancio, già sacrificati.
A questo proposito, secondo fonti bene informate, l’aumento delle tasse non servirà infatti solo a coprire il disavanzo sanitario, ma soprattutto a salvare il bilancio della regione. Questo perché fino ad ora a coprire i conti in rosso sono state le risorse regionali, come accaduto a giugno, quando già sono stati destinati 20 milioni per far fronte al a perdita di esercizio di 122 milioni delle quattro Asl abruzzesi, registrati nel 2023, per poi attingere a piene mani dal Fondo sanitario regionale, e ad altre economie. Questo in assenza di un aumento della dotazione del fondo sanitario nazionale che invece ora dovrebbe scattare con un maggiore riparto alle Regioni, e a beneficio anche dell’Abruzzo.
Intanto a lanciare cannonate contro un centrodestra in evidente difficoltà è l’opposizione di centrosinistra e Movimento 5 stelle, unita nel Patto dell’Abruzzo, che oggi in conferenza stampa, ha accusato la maggioranza “di voler chiedere più tasse non per migliorare i servizi, ma al contrario stanno decidendo di incidere sulle buste paga e sulle pensioni degli abruzzesi per sanare i conti di un sistema sanitario oggettivamente inefficiente visto che, dopo sei anni della loro gestione, conta 120.000 cittadini che rinunciano alle cure; la mobilità sanitaria con un saldo passivo di circa 104 milioni di euro; meno prestazioni e servizi ospedalieri; liste d’attesa lunghissime; congestione dei reparti di emergenza urgenza; la medicina di prossimità al collasso, con circa 62.000 cittadini senza medici di base, e il mancato raggiungimento della sufficienza dei LEA per la prevenzione”.
E hanno puntato ancora una volta il dito contro le decine di milioni di euro spesi per le famigerate leggi mancia e fondi a pioggia ad associazioni, eventi e Comuni, con beneficiari scelti discrezione dai assessori e consiglieri, e sul fatto che i fondi al Festival dannunziano, alla Notte dei serpenti e all’evento della Rai Cartoon on the bay, per i ritiri precampionato del Napoli Calcio a Castel di Sangro, che nonostante gli infausti chiari di luna sono stati tutti riconfermati, nell’ultimo caso ben 15 milioni di euro, dal 2020 fino al 2032.
E nel centrodestra c’è chi condivide le stesse preoccupazioni degli avversari del centrosinistra e si chiede: “visto che oramai è certo che il deficit della sanità è strutturale, cosa faremo l’anno prossimo, cosa ci dovremo inventare, visto che ci saremo giocati anche la carta dell’aumento ai massimi consentiti dell’addizionale Irpef?”.
Da qui anche l’ipotesi di poter attingere, vista l’emergenza, alle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione, gli Fsc, almeno nel perimetro della sanità, anche se la normativa pare che renda l’operazione a dir poco problematica.
C’è poi chi ritiene che a questo punto, impopolarità per impopolarità, tanto vale rimettere mano al piano di riordino della rete ospedaliera, approvata a fine 2023 e rimasta al palo visto che le Asl ancora non approvano gli atti aziendali, e chiudere almeno qualcuno dei piccoli ospedali, operazione che farebbe risparmiare decine di milioni di euro l’anno, in modo strutturale.
Non ha aiutato a svelenire il clima pesante, quello che poi è accaduto l’altro ieri al summit, rivelato da Abruzzoweb, con un Marsilio che già all’inizio era fuori dai gangheri, non senza ragioni, per le assenze ingiustificate di Paolo Gatti, anche lui di FdI, che pure è il presidente della V commissione Sanità, e che poi ha presieduto nel pomeriggio, del capogruppo della lista del presidente Luciano Marinucci.
Giustificata l’assenza del consigliere di FdI Gianluca De Renzis, componente dell’ufficio di presidenza, che aveva comunicato da tempo una vacanza di tre giorni sulla neve con la famiglia.
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