SANITA’: DI IANNI, “LA DERIVA DELLA CHIRURGIA E DELLA MEDICINA VERSO ECONOMIA AD OGNI COSTO”

7 Maggio 2024 08:59

L'Aquila - Cronaca

*di Giovanni Di Ianni, medico chirurgo specialista in Ortopedia e Traumatologia, responsabile Ortopedia della Casa di cura Pierangeli, Gruppo Synergo Pescara.

PESCARA – Ahimè ci siamo, è forse arrivato il momento di arrenderci ad una triste realtà, l’evidenza dei fatti ci dice che in una società sempre più arida e meno acculturata, in cui i valori sembrano sovvertiti, anche quello della cura sembra essere giunto ad una deriva forse irreversibile con orizzonti sempre più bui.

Nel mare magno della medicina c’era, già è proprio il caso di utilizzare questo verbo, c’era, un’isola felice, una principessa del regno, la chirurgia della mano dove l’armonia fra arte, medicina, cultura, musica, e profonda conoscenza dell’uomo la rendeva unica. Un’ arte nobile nel senso intimo della parola.

La chirurgia della mano richiede l’abilità del gesto la profonda conoscenza di anatomia chirurgia ortopedia, biomeccanica, fisiologia, ma soprattutto la conoscenza dell’uomo e dell’universo che ruota intorno al genere umano. Renzo Mantero, colui che ha fondato una delle più importanti scuole di chirurgia della mano, quella di Savona, negli anni ’80, nei suoi manoscritti rendeva omaggio alla mano come elemento essenziale per la vita di relazione e profondo conoscitore com’era di arte, musica, medicina, descriveva sui suoi manoscritti parallelismi unici, carichi di intensa cultura fa la chirurgia della mano ed il mondo circostante; la mano dell’arte, la mano del musicista, la mano del cieco, sono pietre miliari che non possono essere ignorate per chi ama realmente questa scienza e, dovrebbero essere obbligatori in tutte le scuole di specializzazione e di medicina.

La complessità di tale distretto richiede una abilità tecnica importante che abbraccia numerose specialistiche perché riguarda patologie di elementi nobili che vanno assolutamente salvaguardati; per molti anni questa branca della chirurgia, al crocevia fra chirurgia ortopedica, vascolare, plastica e neurochirurgica aveva una dignità indiscussa, ma oggi?

Tutto ciò sembra essere improvvisamente scomparso, la conseguenza di questo impoverimento culturale globale che avvolge il nostro tessuto sociale, dove tutto sembra concentrarsi sull’apparire, sul denaro, sul social ad ogni costo, sul bello, facoltoso ed economicamente attraente, bene in questa società non c’è più spazio per una nobile arte come quella medica intesa in senso stretto.

La medicina in generale e il medico in particolare sono anelli di un sistema finalizzato al guadagno più estremo, obbligato. I medici sono considerati manager di un sistema che ha virato verso una deriva solo basata sull’economia ad ogni costo.





Siamo stati capaci di oscurare anni di cultura medica, la nostra professione, il rispetto per l’essere umano sono appendici di un sistema concentrato sul budget, la ricerca del raggiungimento di obiettivi economici è primario rispetto a quello per la salute; in un sistema dove gli influencer opinionisti di banalità imbarazzanti hanno milioni di followers cosa può interessare la conoscenza delle mani, la necessita di avere come obiettivi primari il rispetto per l’altro, per chirurgie ad alto rischio che potrebbero anche salvare la vita dei pazienti, se questo non rispetta i termini economici prefissati.

L’ approfondimento scientifico è una chimera, i cibernauti che navigano su internet trovano milioni di siti dove vengono promessi risultati mirabolanti per attrarre pazienti che portano solo economia; il mondo che gira così e che ci circonda è questo, il risultato di questa deriva è anche frutto delle scelte e direttive multinazionali che in maniera spregiudicata fanno oscillare i prezzi dei materiali senza tener conto della necessità dei pazienti ma seguendo le leggi del mercato così come un segugio segue la volpe.

Basta immaginare che fino ad alcuni anni fa i prezzi dei materiali protesici erano altissimi e giustificati da uno studio e aggiornamento continuo dei materiali, ed oggi quelle stesse protesi vengono vendute a prezzi più che dimezzati . Ma una domanda è lecita, il prezzo alto era dovuto all’utilizzo di materiali e studi applicati ed oggi che il prezzo è dimezzato ciò implica un utilizzo di materiali scadenti o antiquati come concetto di meccanica e tribologia, ovvero l’accoppiamento di materiali differenti?

E ancora di più oggi le stesse multinazionali hanno eliminato alcune linee per la chirurgia protesica di segmenti come la mano dopo aver scosso i mercati acquisendo le piccole ditte che virtuosamente fornivano tali presidi.

Il risultato? Oggi per una deformità articolare invalidante di un segmento non produttivo il paziente non può essere trattato se non in casi o sedi eccezionali.

Ma tutto questo perché? La risposta è semplice e le motivazioni, o meglio, la motivazione sta nel fatto che nel nostro sistema sanitario le prestazioni seguono un sistema di pagamento che premia alcuni interventi e ne penalizza altri considerati (da chi?) meno remunerativi, meno importanti, poco appetibili.

Salvare un 90enne con una frattura di femore non è un intervento che premia, operare la chirurgia protesica degli arti inferiori o spalla invece è considerato un intervento di alta intensità (Conferenza Stato-Regioni) con premi economici alti così come alta intensità è considerata la chirurgia vertebrale; la chirurgia della mano, considerata come la cenerentola del gruppo alla stessa maniera delle lesioni traumatiche; forse meno considerata che una tinta di capelli e un pedicure, con tutto il rispetto dei lavoratori di quel settore che comunque se avessero mani meno abili non potrebbero svolgere quel lavoro.





E quindi c’è la corsa delle strutture a chiamare liberi professionisti per fare questi interventi tanto da aumentare le loro economie ed una corsa dei professionisti a cercare pazienti da sottoporre ad interventi per queste patologie; è tutta un corsa all’oro con in mezzo i pazienti che spesso ignari vagano da un posto all’altro alla ricerca del meglio, ma senza sapere che il meglio è nemico del bene.

La Regione Abruzzo, chicca delle chicche, ha deciso di premiare gli extraprofitti per limitare la migrazione dei pazienti fuori regione ( la Regione Abruzzo è la penultima in Italia per mobilità passiva) e così apparentemente ignara del fatto che orde di pazienti stazionano nei nostri pronto soccorsi con lesioni traumatiche e aspettano anche 15 giorni per una frattura di femore (le linee guida indicano massimo 48 ore negli anziani ). Senza considerare le lesioni delle mani dove i tempi di attesa sono biblici, tanto da obbligare gli stessi sanitari a consigliare migrazioni fuori porta.

Tutto ciò ha portato la geniale idea partorita di premiare solo alta complessità dove l’alta complessità riguarda la chirurgia protesica degli arti inferiori e la chirurgia vertebrale ( nel campo ortopedico ), tutto il resto è noia come citava una canzone di Franco Califano e va lasciato nel dimenticatoio, ma i responsabili di tale scelta sono consapevoli che questa scelta non favorirà un miglioramento del nostro sistema sanitario ma solo un ulteriore impoverimento.

Ma come è possibile che in una società apparentemente civile, occidentale, i diritti alla cura siano così alterati? Semplice, noi ci siamo impoveriti culturalmente, siamo diventati progressivamente più aridi, meno consapevoli delle esigenze del prossimo e meno attenti alle esigenze del prossimo, solo apparentemente chi dovrebbe guidare la sanità ha una reale consapevolezza del significato della parola cura, siamo in poche parole avvicinandoci a quel modello arabo dove il denaro compra tutto, fa accendere le luci su tutto e permette di gestire tutto, ci stiamo desertificando.

Dove non c’è cultura non ci può essere amore per il prossimo, non abbiamo più memoria storica di quanto seminato dai nostri predecessori, che hanno tentato di farci comprendere come l’arte medica sia una nobile arte, perché rispetta l’altro. È indubbio che la collusione politico-economico-sanitaria sia alla base di questo sistema che, diciamocelo, è assolutamente mediocre e deprecabile.

Con i nostri sfavillanti i-phone siamo connessi con il mondo per far vedere le nostre mirabolanti capacità nel fare protesi di anca e ginocchio, o stabilizzazioni vertebrali, mentre in qualche letto di ospedale, abbandonato a se stesso, qualche vecchietto non riuscirà ad avere un giusto trattamento. Ma cosa importa, in fondo non era alta complessità. Pace all’anima sua.

Ma sì, va bene così, in fondo sono solo canzonette.

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