SANITA’, SI ALLUNGANO LISTE D’ATTESA: SEMPRE PIU’ ABRUZZESI RINUNCIANO A CURE

9 Maggio 2022 08:03

- Abruzzo

L’AQUILA – Quasi due anni di attesa per una mammografia, circa un anno per una ecografia, una tac, o un intervento ortopedico. Mentre gli screening oncologici sono in ritardo in oltre la metà dei territori regionali e le coperture per i vaccini ordinari in calo.

Criticità che hanno portato, nel 2021, il 13,8% degli abruzzesi a dichiarare di aver rinunciato a visite ed esami per problemi economici o legati alle difficoltà di accesso al servizio.

Un dato superiore alla media nazionale, con l’11% dei cittadini che ha rinunciato alle cure.





A livello regionale, permagono alcune situazioni particolarmente critiche, oltre all’Abruzzo ci sono Molise e nel Lazio la quota è pari al 13,2% con un aumento di circa 5 punti percentuali rispetto a due anni prima. Addirittura in Sardegna si arriva al 18,3%, con un aumento di 6,6 punti percentuali rispetto al 2019.

È il lascito di questa pandemia, che ancora non è finita, secondo il ‘Rapporto civico sulla salute. I diritti dei cittadini e il federalismo in sanità’, presentato oggi da Cittadinanzattiva.

Il Rapporto fornisce una fotografia della sanità vista dai cittadini, unendo due analisi: una legata alle 13.748 segnalazioni giunte, nel corso del 2021, al servizio Pit Salute e alle 330 sezioni territoriali del Tribunale per i diritti del malato; l’altra finalizzata ad esaminare, da un punto di vista civico, il federalismo sanitario per descrivere i servizi regionali dal punto di vista della articolazione organizzativa, della capacità di amministrare e di fornire risposte ai cittadini in termini di servizi e assistenza sanitaria.

Le liste d’attesa, già ‘tallone di Achille’ del Sistema sanitario nazionale in tempi ordinari, durante l’emergenza hanno rappresentato la principale criticità per i cittadini, in particolare per i più fragili, che di fatto non sono riusciti più ad accedere alle prestazioni.





I lunghi tempi di attesa (che rappresentano il 71,2% delle segnalazioni di difficoltà di accesso al Ssn) sono riferiti nel 53,1% di casi agli interventi chirurgici e agli esami diagnostici, nel 51% alle visite di controllo e nel 46,9% alle prime visite specialistiche. Seguono le liste d’attesa per la riabilitazione (32,7%) per i ricoveri (30,6%) e quelle per attivare le cure domiciliari (26,5%) e l’assistenza riabilitativa domiciliare (24,4%).

“Con la sospensione durante l’emergenza delle cure cosiddette non essenziali e non ‘salva vita’, si sono allungati a dismisura i tempi di attesa massimi di alcune prestazioni”, indica Cittadinanzattiva. Il monitoraggio svolto attraverso le sedi regionali dell’associazione “mostra una situazione molto critica quasi ovunque, sconfortante anche l’esito delle verifiche sui percorsi di tutela attivati dalla Regione/Asl per arginare il fenomeno delle liste bloccate.

Questi percorsi risultano attivi solo in Basilicata, Marche, Trentino Alto Adige ed Umbria, nessuna misura sembra attivata in Liguria, Lombardia, Molise, Paglia, Sardegna e Toscana. Nessun dato è disponibile per le altre regioni, a conferma di quanto sia urgente introdurre misure di maggiore trasparenza sul blocco delle liste d’attesa”.

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