L’AQUILA – Il Festival di Sanremo ha portato alla ribalta nazionale diversi abruzzesi che negli ultimi anni, nei vari ruoli, hanno dato lustro alla manifestazione come il maestro Leonardo De Amicis, Enrico Melozzi, Giò Di Tonno, Piero Mazzocchetti, Simona Molinari, che è abruzzese di adozione, solo per citarne qualcuno.
Ma pochi sanno che la prima presenza abruzzese a Sanremo risale al lontano 1958, edizione vinta da Domenico Modugno in coppia con Johnny Dorelli cantando “Nel blu dipinto di blu”, quando tre aquilani riuscirono a portare alla manifestazione un brano melodico intitolato “Nozze d’oro” composto da Giorgio Cavalli e dai compianti Enrico Canelli e Franco Conti che ne era il paroliere. Il brano fu arrangiato da Arnaldo Ettorre, il musicista- partigiano, persona ancora molto vitale come Cavalli, a dispetto degli anni che passano.
Cavalli, (a destra nella foto mentre riceve un premio) fu la vera anima dell’iniziativa, ed è noto all’Aquila per aver composto circa 130 canzoni, alcune in dialetto, che hanno ricevuto attestazioni in diverse rassegne anche ultraregionali, e per essere stato precursore indiscusso dell’emittenza privata con la nascita a metà degli anni settanta della gloriosa Radio L’Aquila-Tv L’Aquila, oltre ad aver scritto una serie di riviste e commedie, tutte espressioni di un bel mondo che non c’è quasi più. Egli, lo sappiamo, ha anche realizzato un apprezzato documentario sui Nove Martiri aquilani.
Ma torniamo a quel Sanremo del 1958. A fronte di un periodo storico da molti rimpianto, ci fu tuttavia uno strano atteggiamento di chiusura della stampa locale verso il successo considerevole di quei giovani aquilani. Forse un eccesso di provincialismo.
“Per far parlare di quella esperienza a livello locale dopo che in tanti avevano saputo del nostro successo guardando la Tv” , ricorda Cavalli, “fummo addirittura costretti ad acquistare 150 copie del Giornale d’Italia e in cambio ottenemmo una pubblicazione in cui si parlava della canzone, una cosa assurda e impensabile al giorno d’oggi”. Per il resto nulla.
“Non era facile ottenere la partecipazione al Festival a fronte di quasi mille canzoni inviate e fu possibile grazie al mio impegno”, racconta Cavalli, “noi collaboravamo con una casa editrice che ci aveva stampato alcune canzoni e allora scrissi al maestro Ricci, che ne era titolare, per vedere se fosse disponibile a presentare un nostro brano. Mi rispose di si ma tutte le spese sarebbero state a nostro carico. A quel punto mi mobilitai e chiamai a Roma alcune amiche adolescenziali di mia moglie che ambivano a stare nel settore e vivevano con la zia, ma, soprattutto, avevano frequentazioni con alcuni cantanti che andavano per la maggiore in radio”.
Grazie ai loro buoni uffici fu possibile trovare una cantante che prestasse la sua voce al brano per poterlo presentare alla commissione come da prassi dell’epoca.
Si trattava di Vanda Romanelli, una voce importante con toni swing che nel 1962 partecipò al Festival. Si doveva solo mandare il plico con il disco della canzone alla commissione tramite posta entro un termine perentorio.
E lì altre peripezie. “Incaricai Canelli di spedire subito il plico in giornata per evitare la scadenza solo che la spedì come pacco e non come raccomandata. Pensammo allora di aver perso ogni speranza. Ma il 19 dicembre sera del 1957 mi telefonò l’amico Ettorre dicendomi che, da quello che aveva letto su Momento Sera, si poteva arguire che il nostro brano fosse stato ammesso”.
Le canzoni già qualificate erano 19 e ne restavano due per un solo posto. Poi si seppe che una delle due canzoni, poi ammessa, era quella di Modugno ma per inserirla fu forzato il regolamento mentre “Nozze d’oro” era stata già inserita nella lista dei pezzi in gara.
Il regolamento, infatti, prevedeva che ogni brano potesse essere presentato alla commissione ma non con la voce dell’autore e Modugno l’aveva composta insieme a Migliacci. E la voce era, per l’appunto, del cantante pugliese.
La commissione era formata da grandi musicisti: Alessandro Cicognini, di Montesilvano, Angelo Ravagnino e Raffaele Gervaso.
“Quando noi autori andammo in treno a Sanremo fu un piacere incontrare nello scompartimento Aldo Valleroni, direttore della Nazione, musicista e organizzatore del Carnevale di Viareggio”, ricorda Cavalli, “era autore di “Una rotonda sul mare”di Bongusto e aveva già partecipato a Sanremo, insomma un grande personaggio anche come umiltà e signorilità”.
Il brano, come ricorda l’autore aquilano, fu poi gestito da ben15 case discografiche e vendette centomila copie tra singolo e 33 giri. Al Festival fu cantato dal Duo Fasano e Tonina Torrielli ma fu inciso anche da Natalino Otto, Emilio Pericoli, Corrado Loiacono, Tony Romano, Gloria Cristian e altri grandi nomi dell’epoca.
“A Sanremo”, ricorda, “mi imbattei in Umberto Bindi, che uscì dal barbiere dove io stavo entrando. Egli era a Sanremo solo come autore de “I trulli di Alberobello”, incrociai anche Modugno ma non ebbi modo di parlarci”.
Il brano non andò in finale per un solo voto. Il regolamento prevedeva che potessero votare anche alcune persone del pubblico in sala estratte a sorte per cui era possibile influenzarle donando loro i biglietti come fece qualche casa editrice. Ma questo meccanismo era sconosciuto agli aquilani che non poterono fare molto partendo svantaggiati.
“La canzone italiana di oggi è diventata una canea di urla” commenta con toni critici Cavalli, “e il fatto avere come ospiti nella rassegna sanremese delle vecchie glorie (Ranieri, Morandi, Al Bano, Di Capri e Paoli) è solo una minestra riscaldata. Ogni tanto spunta qualche fiorellino ma è poca cosa. La nostra vera musica è melodica e ha questi passaggi: opera, romanza, operetta e canzone italiana. Del resto lo stesso Guccini non ama questa musica attuale”.
- SANREMO: NEL 1958 3 AUTORI AQUILANI ALLA RIBALTA, CAVALLI, “FUORI DALLA FINALE PER UN SOLO VOTO”L'AQUILA - Il Festival di Sanremo ha portato alla ribalta nazionale diversi abruzzesi che negli ultimi anni, nei vari ruoli, hanno dato lustro alla ...