SCINTILLE MARSILIO-D’ALFONSO: ESPOSTO PER REGISTRAZIONE DG DI GIOSIA, COMIZIO FUORI ASL TERAMO

7 Marzo 2024 11:24

Regione - Politica

L’AQUILA  – A quattro giorni dall’apertura delle urne, si infiamma ed anzi si incattivisce la campagna elettorale: il candidato presidente della Regione del centrodestra, Marco Marsilio lancia strali contro l’ex presidente di Regione, e ora deputato del Pd, Luciano D’Alfonso, confermando l’esistenza di un esposto contro di lui, per la registrazione di una conversazione privata, poi divulgata, con il direttore generale della Asl di Teramo, in quota Lega, Maurizio di Giosia.

Non si fa attendere la replica di D’Alfonso, per cui “il presidente in scadenza straparla di minacce e aggressioni, evocando persino l’intervento dei giudici. Lo tranquillizzo: non minaccio e non aggredisco alcuno, ma non posso tacere davanti a irregolarità di vario genere compiute violentando le istituzioni”.

Mentre domani lo stesso D’Alfonso annuncia  un comizio itinerante, alle 10.30 fuori la sede della Asl, con dieci domande da sottoporre a Di Giosia, in particolare di alcune partecipazioni del dg ad eventi elettorali del centrodestra, atteggiamento che per D’Alfonso è da condannare, perché esula dal ruolo tecnico. Il comizio nell’ironico volantino, a firma non solo di D’Alfonso, ma anche di un misterioso onorevole Giustinella da Roccacasale, viene convocata a “salvaguardia della libertà degli operatori della sanità e del diritto alla salute al riparo dalle prepotenze della Regione scadente”





Ieri megafono in mano e sirena sulla carriola, il deputato D’Alfonso ha così portato avanti la sua  protesta per la “propaganda elettorale della asl di Pescara” a San Valentino in Abruzzo citeriore, per l’annuncio dell’apertura di un cantiere.

Questa dunque la nota di Marsilio: “da giorni circola un file audio che riporta una breve conversazione telefonica tra l’onorevole Luciano D’Alfonso e il direttore generale della ASL di Teramo, Maurizio Di Giosia. È triste assistere a queste cadute di stile e di livello nella campagna elettorale. È triste vedere un parlamentare che, utilizzando abusivamente sulla sua carta intestata il logo della Regione, scrive ai direttori generali delle ASL per intimidirli e diffidarli nella loro attività e che telefona a uno di loro per blandirlo e minacciarlo nello stesso tempo di imprecisate conseguenze negative per le proprie azioni, bilanciate dalle blandizie e dalle promesse di attenzioni per il futuro”.

Prosegue Marsilio, “esprimo la mia solidarietà a Vero Michitelli, direttore generale della ASL di Pescara, che ha dovuto subire l’aggressione quasi fisica a San Valentino in Abruzzo Citeriore, con il grottesco tentativo messo in atto di impedirgli di parlare accendendo sirene e dando luogo ad uno spettacolo degno del peggiore cabaret, e al dottor Maurizio Di Giosia, minacciato, blandito e successivamente oggetto della diffusione di una conversazione privata tesa evidentemente a minarne la reputazione e l’onorabilità. Nell’attesa che la magistratura faccia le sue indagini per scoprire chi ha prima registrato senza il consenso del direttore e poi diffuso la comunicazione privata, integrando due reati, non posso che biasimare il costante tentativo di Luciano D’Alfonso di provocare la rissa, di abbassare il livello del confronto, di inquinare i pozzi di una civile campagna elettorale con bugie e menzogne a tutto spiano”.

A seguire la replica di D’Alfonso.

“Il presidente in scadenza straparla di minacce e aggressioni, evocando persino l’intervento dei
giudici. Lo tranquillizzo: non minaccio e non aggredisco alcuno, ma non posso tacere davanti a
irregolarità di vario genere compiute violentando le istituzioni.
A proposito di interventi della magistratura, sarebbe il caso che si indagasse sul “non cantiere”
allestito davanti al centro ASL di San Valentino, che non ha le carte a posto per il piano di sicurezza dei ponteggi, e magari anche su quello per l’allungamento per la pista dell’aeroporto d’Abruzzo, che a quanto pare dopo l’inaugurazione in vanga magna è rimasto deserto”.





E incalza: “Restando su quanto accaduto martedì scorso, il presidente in scadenza fa ridere quando parla di “aggressione quasi fisica” (che evoca i “quasi gol” di Nicolò Carosio): per fortuna ci sono i video a testimoniare la distanza fisica – parliamo di vari metri – intercorsa tra me e i protagonisti dello “spettacolo degno del peggiore cabaret”, ovvero il sopralluogo su un cantiere inesistente”.

Infine, “in merito alla carta intestata di presidente emerito, so che il presidente in scadenza ha presentato – nella generale incredulità di tutti i dipendenti dell’ente – un progetto di legge regionale per abolire tale dicitura. Credo che ci sia un suo interesse privato nel sentire il peso di emerito, preferendo quello di presidente sorpassato. Ma non abbia timore: quando non sarà più presidente, la sua amica Giorgia Meloni gli procurerà sicuramente qualche posto di sottogoverno per evitargli il disagio pendolare di dover viaggiare ogni giorno tra Roma e l’Abruzzo”.
Aveva scritto in una nota la Asl di Teramo, nel merito della registrazione della telefonata.

“Il senatore Luciano D’Alfonso ha diramato il 28 febbraio 2024 ai direttori generali delle ASL abruzzesi una nota che critica, considerandoli alla stregua di una passerella elettorale, eventi istituzionali programmati (che non riguardano l’azienda della quale ho la direzione strategica) per il fatto che è prevista la partecipazione di candidati di centrodestra alle imminenti elezioni regionali. Sono stato destinatario il giorno dopo la diffusione della missiva di una telefonata, della durata di poche decine di secondi, dal senatore D’Alfonso diffusa – in circostanze che potrà chiarire l’Autorità inquirente, ove si profilino fatti di reato – ad un numero notevolissimo di persone, pur dovendo rimanere riservata come si conviene per qualsiasi corrispondenza”.

“A tutela della mia reputazione, sento la necessità di chiarire che la telefonata, come accade per ogni breve conversazione, si è svolta attraverso una sorta di sovrapposizione di registri e di contenuti comunicativi: dal canto mio ho voluto tranquillizzare subito il senatore, proclamatosi nella lettera custode della legalità, che non avrei assunto (come ritengo non abbiano assunto i miei colleghi) alcuna iniziativa irrispettosa della legge o dal vago sentore di partecipazione all’agone politico. Il direttore generale delle ASL è di nomina politica, ma – una volta nominato – è autonomo e indipendente, anche quale interprete di linee programmatiche provenienti dall’assessorato alla sanità. Rivendico non solo la mia totale autonomia, ma anche la circostanza che mai nessuno ha esercitato in nessuna forma pressioni a mio carico o formulato richieste dirette ad invadere la mia sfera di attribuzioni. Le mie dichiarazioni telefoniche, nell’intreccio fitto di un dialogo durato pochi attimi, si sono rivelate però incongruenti rispetto al nucleo del messaggio, ordito con una tecnica allusiva”, prosegue la nota.

“Dopo avermi esortato a “distinguermi” – il senatore D’Alfonso ha aggiunto: “io voglio salvare Maurizio Di Giosia mi raccomando… non possiamo ricominciare da capo io voglio salvaguardare la tua autonomia “. Mi è parsa poco consona rispetto all’etica legalitaria che ispira la lettera del 28 febbraio, la esortazione (“mi raccomando”, ripetuta più volte, sprovvista di oggetto). Il senatore D’Alfonso, che non riveste alcuna funzione nella politica regionale della sanità, ha espresso una volontà salvifica (io voglio salvare Maurizio Di Giosia, non possiamo ricominciare da capo, io voglio salvaguardare la tua autonomia) che nell’apparente ambivalenza devo ritenere teso alla prospettazione di futura conferma nella mia funzione anche nel caso di modifica del colore della regione all’esito della consultazione elettorale, avuto riguardo alla stretta connessione con l’espressione “mi raccomando” ripetuta, senza complemento oggetto, nella conversazione per ben cinque volte. Le modalità con le quali ho esercitato da circa quattro anni il mio ministero, parlano chiaro circa l’impossibilità di essere sottoposto a lusinghe o condizionamenti di sorta, nella riaffermazione della mia piena autonomia e indipendenza, vivificate dalla consapevolezza di agire in un ruolo tecnico a tutela della collettività”.

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