L’AQUILA – “Con un’adesione che si attesta intorno all’85% anche in Abruzzo, possiamo considerare un successo, in termini di partecipazione, lo sciopero di oggi”.
Lo dice ad AbruzzoWeb il segretario regionale del sindacato dei medici Anaao, Alessandro Grimaldi, capo dipartimento di Medicina della Asl provinciale dell’Aquila, primario del reparto di Malattie infettive dell’ospedale “San Salvatore” del capoluogo regionale, in riferimento allo sciopero di 24 ore indetto dal maggiore sindacato degli ospedalieri, l’Anaao Assomed, appunto, e dalla Cimo. Ha aderito anche il sindacato degli infermieri Nursing Up. Gremita piazza Santi Apostoli, in collegamento con altre piazze, da Nord a Sud, al sit-in fulcro delle proteste.
Secondo le stime dei sindacati, nella giornata di sciopero potrebbero essere saltati fino a 1,5 milioni di prestazioni sanitarie in tutta Italia. Garantite le prestazioni d’urgenza, ad esempio l’attività dei Pronto soccorso e del 118 e gli interventi per il parto.
“Certo, sicuramente c’è stato qualche disagio, visto che si è trattato di uno sciopero, ma abbiamo cercato di ridurli al minimo – spiega Grimaldi – Sono stati chiusi diversi ambulatori ma abbiamo garantito le urgenze. È necessario che si capisca che questa protesta non è contro i cittadini ma in difesa del diritto alla salute, ed è quindi proprio a tutela degli stessi cittadini”.
Almeno sei le ragioni della protesta: assunzioni di personale, detassazione di una parte della retribuzione, risorse congrue per il rinnovo del contratto di lavoro, depenalizzazione dell’atto medico, cancellazione dei tagli alle pensioni e individuazione di un’area contrattuale autonoma per gli infermieri.
“Senza tralasciare l’attacco al diritto dei medici – aggiunge Grimaldi – Ormai il sistema sanitario è stato pesantemente definanziato ed è sempre più difficile lavorare. Per citare solo una criticità basti pensare alla revisione della norma della manovra che prevede una stretta sulle pensioni dei sanitari”.
“Il Governo – sottolinea Grimaldi – deve prendere atto che c’è certa stanchezza tra gli operatori sanitari, che da eroi – così come sono stati considerati durante la l’emergenza Covid – oggi rischiano di essere dei dimenticati”.
Il punto, insistono le organizzazioni, è modificare la manovra mettendo finalmente mano a criticità strutturali del mondo della sanità, partendo dalle carenze del personale (ad oggi mancano 30mila medici ospedalieri, in particolare nel Pronto Soccorso, 65mila infermieri ed entro il 2025 andranno in pensione oltre 40mila tra medici e personale sanitario), gli stipendi poco attrattivi e le condizioni di lavoro gravose.
Ma la protesta non finisce ed il mese di dicembre si annuncia caldo per la sanità: il 18 dicembre, infatti, sciopereranno anche i medici anestesisti dell’Aaroi-Emac, il Fassid (Sindacato nazionale area radiologica), Fvm (Federazione veterinari e medici) e la Cisl medici.
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