SDP HA PRESENTATO LA RICHIESTA DI VINCA COME CHIESTO DAL PARCO, MA I TEMPI SONO STRETTISSIMI. FEDELE (M5S) ALL’ATTACCO DELL’ENTE: “MAI SEDUTO AL TAVOLO TECNICO NEL 2019”; GISONNI, "AUSPICO CLIMA COSTRUTTIVO"

SICUREZZA GRAN SASSO: SERVONO 38 NOTTI DI LAVORO, SCONTRO IN COMMISSIONE, NAVARRA SOTTO ATTACCO

2 Ottobre 2020 08:21

Regione - Cronaca

L’AQUILA – Ci vorranno 38 notti di lavoro per allinearsi alle prescrizioni del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti portando a termine le ispezioni approfondite di sicurezza del traforo del Gran Sasso, lungo l’A24, dopo aver concluso, giusto in tempo per la scadenza del 30 settembre, quelle trimestrali.

Lo ha detto L’ad di Strada dei Parchi, Riccardo Mollo, ascoltato nel corso della seduta della commissione Territorio del consiglio regionale, presieduta dal leghista Manuele Marcovecchio (alla presenza del vice presidente della giunta Emanuele Imprudente, Lega) e richiesta dal piddino Pierpaolo Pietrucci con l’obiettivo di fare chiarezza sul rischio chiusura della galleria, paventato a più riprese nelle ultime settimane. In commissione sono stati ascoltati anche il commissario straordinario per la messa in sicurezza del Gran Sasso, Corrado Gisonni, i vertici di Strada dei Parchi (presidente Cesare Ramadori e ad Mollo, presente in aula anche il vice presidente Mauro Fabris) e il presidente del Parco, Tommaso Navarra.

Assenti i rappresentanti del Ministero Infrastrutture e trasporti, che pure era stato convocato con una sua rappresentanza.

“Il raggiungimento degli obiettivi della missione commissariale dipende imprescindibilmente dalla collaborazione costruttiva e dall’unità di intenti di tutti gli enti e società coinvolti, a tutela e salvaguardia del territorio abruzzese e della sua popolazione”, afferma in una nota Gisonni, che auspica che “si stabiliscano immediatamente condizioni di serenità operativa in cui ognuno, nell’esercizio delle proprie responsabilità istituzionali, possa contribuire al superamento delle criticità che inevitabilmente, accompagneranno gli interventi per la messa in sicurezza del sistema idrico del Gran Sasso”.

La vicenda ruota attorno alle nuove linee guida emanate dal Mit il 25 maggio scorso sulle verifiche di sicurezza.

A quelle trimestrali, con scadenza il 30 settembre, si è aggiunta quella approfondita il 31 dicembre: per fare quest’ultima è necessario, prescrizioni alla mano, il lavaggio della calotta.

Un’ operazione che era stata prevista per l’estate, su input del Mit per bocca del super dirigente Placido Migliorino.

Allora, però, si decise di procrastinare il tutto a dopo la stagione estiva, su richiesta delle Asl e di Ruzzo Reti.





Il lavaggio, infatti, avrebbe potuto comportare, per scongiurare i rischi di inquinamento della falda acquifera, la sospensione dell’erogazione idrica, in un momento di grande affollamento turistico.

Un rinvio condizionato alle verifiche di sicurezza sul tunnel che SdP ha portato avanti, con il georadar e con l’ausilio dell’Università di Chieti-Pescara.

Una volta acclarato il fatto che il rinvio non avrebbe provocato un peggioramento delle condizioni, si è deciso per rimandare tutto a settembre.

Il 3 settembre scorso l’Asl ha chiesto di usare solo acqua e niente sapone, proprio per una maggiore cautela.

Il 7 settembre, quando Strada dei Parchi stava per cominciare le operazioni, è scoppiato il caso.

Il Parco ha diffidato la società del proseguire, inviando una lettera anche alla Procura con cui chiedeva di effettuare la procedura di Vinca, la valutazione di incidenza ambientale che è in capo alla Regione.

Va premesso che dal 2017 vige un protocollo d’intesa, voluto dall’allora presidente vicario della Regione, Giovanni Lolli, a cui hanno aderito tutti i soggetti che gravitano nel “sistema” Gran Sasso, che fissa tutte le procedure da seguire in caso di lavori o anche esperimenti all’interno del Gran Sasso.

Ecco perché Mollo, in audizione, ha detto polemicamente che “quella intesa è ormai morta”.





Strada dei Parchi, in fretta e furia, ha stoppato tutto e ha iniziato a stilare la richiesta di Vinca.

Nel frattempo ha sperimentato, in altre gallerie, un meccanismo che consente di evitare il lavaggio, attraverso l’aspirazione. Dalle verifiche è emerso che questo sistema consente di avere gli stessi risultati del lavaggio e soprattutto non provoca inquinamento di alcun genere. Su questa base, lo scorso 29 settembre, ha presentato la richiesta di Vinca.

Tutto risolto? In realtà ancora no. Per fare le ispezioni occorreranno 38 notti. Se si cominciasse, come ha detto Mollo, l’8 ottobre, si arriverebbe sul filo. Ma la Regione emetterà il suo verdetto sulla Vinca non prima del 15. Il 15 novembre scattano le operazioni invernali e bisognerà stoppare tutto. Un bel rebus. E le polemiche non si placano.

Il commissario per la messa in sicurezza del Gran Sasso, Corrado Gisonni, ha detto a chiare lettere che l’acqua contenuta nella falda ha una pressione tale per cui è impossibile “iniettarvi” inquinamenti, parlando di una sorta di “auto protezione” naturale.

E, dunque, criticando implicitamente l’azione del Parco. Navarra, dal canto suo, si è difeso, citando alcune comunicazioni inviate secondo le quali SdP era a conoscenza della volontà di chiedere la Vinca.

Navarra ha citato anche un incontro con Gisonni del gennaio scorso in cui si sarebbe affrontato il tema del rispetto delle procedure. “Senza questa indicazione – ha detto Navarra – ci sarebbero stati rischi per la collettività”.

Strada dei Parchi non ha ovviamente nascosto il fastidio per questa presa di posizione che ha fatto saltare i piani, creando ulteriori difficoltà.

La società ha trovato un inaspettato alleato nel consigliere Giorgio Fedele (M5s), che ha incalzato Navarra in maniera molto ferma chiedendogli conto del perché il Parco non si è mai seduto al tavolo tecnico per tutto il 2019, criticando indirettamente la decisione di intervenire nella vicenda con queste tempistiche considerate inattese.

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