L’AQUILA – Due versioni completamente diverse che accendono nuove perplessità intorno al caso dei fondi Restart 2: qualcosa non torna sulla vicenda degli attesi 110 milioni a beneficio di tutti e 57 comuni del cratere sismico per lo sviluppo e il rilancio delle zone colpite dal terremoto del 6 aprile 2009.
A fornirle, su espressa richiesta di AbruzzoWeb, il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi, responsabile Enti locali di FdI e presidente Anci Abruzzo, e Gianni Anastasio, sindaco di Pizzoli, storico esponente del Pd e coordinatore dei comuni del cratere.
I due, intervistati separatamente e senza essere a conoscenza delle rispettive dichiarazioni, hanno consegnato a questo giornale ricostruzioni opposte circa la tanto discussa ripartizione dei fondi che ha causato il blocco delle risorse trasferite dalla Protezione civile nazionale nelle casse della Struttura tecnica di missione.
Nei giorni scorsi, AbruzzoWeb ha sollevato il caso riferendo dello scontro che sta creando tensioni e dissidi tra i tanti amministratori del territorio, una guerra – anche se uno dei due smentisce – che continua a distanza sulle cifre.
Se da un lato Anastasio dichiara: “Biondi dovrebbe comprendere le nostre ragioni e il nostro malessere, e invece continua a voler pretendere per la sola L’Aquila l’80% dei fondi Restart 2, con argomenti molto discutibili, con il risultato che quei fondi restano in un cassetto inutilizzati…”; dall’altro Biondi nega: “Nessuna guerra, nessun caso sulla distribuzione dei fondi, l’accordo c’è e lo sanno benissimo tutti i sindaci del cratere: la quota di ripartizione è 60-40%. Se qualcuno ha intenzione di cavalcare polemiche politiche per un proprio tornaconto personale faccia pure, io mi sottraggo a queste dinamiche”.
I soldi sono stati trasferiti tre mesi fa dalla Protezione civile nazionale nelle casse della Struttura tecnica di missione della presidenza del Consiglio dei ministri, diretta da Mario Fiorentino, nominato da palazzo Chigi, ma restano in un cassetto, perché non ci sarebbe l’intesa formale tra i Comuni del cratere sulla ripartizione della torta, visto che, secondo Anastasio, Biondi vorrebbe per L’Aquila l’80% della somma, ben 88 milioni, lasciando il resto, il 20%, pari a 22 milioni a tutti gli altri comuni del cratere, che invece restano fermi su una ripartizione ritenuta ben più equa, di 60%-40%, ovvero 66 milioni all’Aquila e 44 milioni agli altri Comuni. La stessa, però, confermata da Biondi.
Insomma, i conti non tornano.
BIONDI, “NESSUNA GUERRA, OK 60-40%, SINDACI D’ACCORDO, QUALCUNO CAVALCA CASO”
“Nessuna guerra, nessun caso sulla distribuzione dei fondi, l’accordo c’è e lo sanno benissimo tutti i sindaci del cratere: la quota di ripartizione è 60-40%. Figuriamoci se mi metto a fare la guerra ai comuni del cratere con la mia storia amministrativa, che che mi ha visto impegnato per 11 anni come sindaco di un piccolo comune. Se qualcuno ha intenzione di cavalcare polemiche politiche per un proprio tornaconto personale faccia pure, io mi sottraggo a queste dinamiche”.
Vicenda chiusa, anzi mai aperta, per il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi. A questo punto, secondo quanto riferito direttamente dal sindaco, l’accordo ci sarebbe sempre stato.
“Faccio un passo indietro – esordisce il primo cittadino – Quando mi sono insediato nel 2017 i fondi Restart ammontavano a circa 220 milioni di euro, erano stati integralmente messi su misure che non riguardavano i comuni e sottolineai questo aspetto. Quindi il comune dell’Aquila addirittura nella prima riunione di insediamento del comitato di indirizzo sui fondi Restart ottenne circa dieci milioni di euro per la pista ciclabile che parte dall’Alta Valle dell’Aterno e il primo finanziamento invece diretto ad un comune del cratere fu proprio per il comune di Pizzoli, oltre quattro milioni di euro per le aree produttive”.
Sulla distribuzione dei fondi Restart2: “Già con il mio predecessore era stata stabilita una distribuzione di due terzi in favore dell’Aquila e un terzo in favore dei comuni del cratere. Questa percentuale, quando si è trattato della distribuzione delle risorse della Macromisura A, l’ho addirittura ribaltata perché mi rendevo conto che parcellizzare i contributi ai comuni non li avrebbe messi nella condizione di fare interventi significativi, tanto è vero che la misura A fu distribuita al 25% al comune dell’Aquila e al 75% ai comuni del cratere. Così come il bando Covid con risorse recuperate dal sottoscritto, ripartite nella misura del 60-40. Ma questo è un accordo che fu preso al tavolo di coordinamento che è stato fatto a Fossa, quindi non c’è nessuna volontà del comune dell’Aquila di prevaricare”.
“La ripartizione 60-40 – rimarca – come ho già avuto a modo di dire, a me va benissimo e i sindaci dei comuni del cratere lo sanno perfettamente perché ne abbiamo già parlato. Sui fondi c’è già un impegno significativo con progetti presentati tanto dal comune dell’Aquila quanto dai comuni del cratere, non c’è alcun caso e non c’è alcun blocco delle risorse, anzi, attraverso un’attività che abbiamo fatto insieme al Mef – Ministero economia e finanze – alla presenza del vice coordinatore dei comuni del cratere, Massimiliano Giorgi, abbiamo chiesto che tutti e 110 i milioni fossero disponibili sin da subito subito e non spalmati sulle varie annualità. Figuriamoci se io mi metto a fare la guerra ai comuni del cratere con la mia storia amministrativa che che mi ha visto impegnato per 11 anni come sindaco di un piccolo comune”.
“I fondi sono già disponibili, c’è stata già una delibera Cipess di assegnazione delle risorse su alcuni progetti bandiera, chiamiamoli così, abbiamo fatto anche la ripartizione sulle varie misure ma queste sono notizie che tutti i sindaci del cratere sanno, la delibera ufficiale è pubblica”.
“Siamo tutti d’accordo – sottolinea – Ricordo che in passato il mio predecessore appellava ai sindaci dei piccoli comuni amministratori di condominio. Io penso invece che i sindaci dei piccoli comuni assolvano ad un compito fondamentale e molto spesso fanno più fatica dei sindaci dei grandi comuni a tirare avanti con risorse umane ridotte all’osso e con procedimenti complessi. Siamo sempre andati mano nella mano anche su tutte le misure che riguardano anche altri ambiti, penso per esempio ai fondi per le minori entrate e le maggiori spese che sono stati raddoppiati nella prima finanziaria del governo Meloni, e mentre in passato il Comune dell’Aquila pensava solo a se stesso e i comuni del cratere pensavano a loro stessi, da quando sono sindaco, e tanto più da quando c’è il governo Meloni, le sorti dei comuni dell’Aquila e del cratere vanno di pari passo”.
ANASTASIO VS L’AQUILA “PIGLIATUTTO”, “BIONDI PRETENDE 80% FONDI, STALLO COLPA SUA”
“Biondi è stato sindaco anche di un piccolo paese, dovrebbe comprendere le nostre ragioni e il nostro malessere, e invece continua a voler pretendere per la sola L’Aquila l’80% dei fondi Restart 2, con argomenti molto discutibili, con il risultato che quei fondi restano in un cassetto inutilizzati…”, dice Anastasio che accusa Biondi di fare “la voce grossa, come mai accaduto prima, forse perché si sente forte del fatto di avere dalla sua parte tutta la filiera del centrodestra, dal suo comune al governo, passando per la Regione”.
Del resto, 22 milioni invece di 44 milioni “per noi fanno una enorme differenza”, protesta Anastasio, tenuto conto che dovranno andare a finanziare progetti in ben 56 Comuni del Cratere sismico, colpiti dal terremoto del 2009, compresa Villa Sant’Angelo, dove è stato due volte sindaco proprio Bondi agli esordi della sua carriera politica. Si è dunque in una situazione di preoccupante stallo, che impedisce di finanziare progetti già approvati nella passata programmazione e di avviarne di nuovi, tenuto conto che tra poco più di sei mesi, dal gennaio 2026, L’Aquila sarà capitale italiana della Cultura, che anche per i comuni del cratere rappresenterà una straordinaria opportunità.
“ll problema esiste – esordisce Anastasio – e stiamo cercando di risolverlo. Le posizioni sono diverse e distanti. C’è necessità di tutta la cautela di questo mondo, e arrivare ad una soluzione equa, perché questa vicenda non deve passare come una guerra tra istituzioni”.
Con buona pace dell’invito al basso profilo e all’arte diplomatica, subito dopo Anastasio dice chiaro e tondo: “È vero che L’Aquila ha delle sue esigenze, ma è altrettanto vero che ce l’hanno anche gli altri comuni. Io ritengo che la ripartizione 60%-40% sia la più equa, in linea con tutto quello che è successo fino adesso”. A confermarlo il 67% e 33% approvato nell’assegnazione del fondo complementare del Pnrr riservato al cratere sismico, inoltre nell’ambito dei 110 milioni di euro sono stati già circa 25 milioni per progetti portanti con il criterio del 65% all’Aquila e del 35% al cratere.
Il problema è che Biondi appunto, non ne vuol sapere, conferma Anastasio che replica a muso duro.
“Diciamo innanzitutto che il capoluogo dei fondi Restart 2 in oggetto ha già ottenuto circa 10 milioni di euro per L’Aquila città della Cultura 2026. Biondi sostiene però, che a prescindere da questo, L’Aquila deve recuperare delle risorse che nel recente passato sono state utilizzate dagli altri comuni del cratere per portare avanti vari progetti a valere su Restart 1. Gli abbiamo spiegato che sono calcoli del tutto discutibili, e gli ho dimostrato che semmai occorre partire dal presupposto che i fondi Restart corrispondono al 4% dei fondi della ricostruzione post sisma, dunque se noi andiamo a vedere quello che si è speso finora nell’intero cratere, si scopre che i Comuni del cratere, tutti insieme, hanno speso per la ricostruzione più o meno quello che ha speso L’Aquila, quindi se quel 4% è proporzionato a fondi della ricostruzione post sisma, e indiscutibilmente lo sono, anche questi 110 milioni del Restart2 dovrebbero essere suddivisi circa alla metà. All’Aquila insomma dovrebbe spettare il 50% e non il 60%, o figuriamoci, come pretenderebbe Biondi, l’80%”.
Eppure non manca di sottolineare Anastasio, “Biondi è stato sindaco di un piccolo comune, anche durante i duri anni del terremoto, non può non comprendere la ragionevolezza delle nostre istanze e il nostro malessere, ed è anche presidente regionale dell’Anci, con il mandato di rappresentare tutti i comuni, in nostri compresi”.
E lancia un siluro: “la verità è che lui si sente forte del fatto che adesso tutta la filiera, dal suo comune fino ai vertici del governo italiano, è monocolore e di centrodestra, e questo gli consente evidentemente di fare la voce grossa, cosa che in passato non era mai accaduto”.
Non va poi dimenticato che centrale nel progetto che ha consentito all’Aquila di vincere il titolo di Capitale italiana della cultura, in un “clima favorevole” garantito dal governo amico di Giorgia Meloni e dell’allora ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, centrale era il coinvolgimento del territorio, ovvero di tutti i comuni del cratere colpiti dal sisma del 2009 a dimostrare la volontà di valorizzare la ricostruzione e la resilienza dell’area, “trasformare un evento drammatico in un’occasione per rafforzare la comunità e il suo patrimonio culturale”, l’immancabile ricostruzione del tessuto sociale, la lotta allo spopolamento, la rivitalizzazione delle aree interne e marginali e così via.
“Solo chiacchiere per ora – taglia corto Anastasio -: nulla di concreto, il nostro coordinamento non è stato ancora per nulla coinvolto e non mi risulta che ci siano comuni che avranno ruoli da protagonisti questo progetto. In maniera importante, dico, e non solo simbolica ed estemporanea. Prevedo che senza un cambio di rotta tutto sarà concentrato all’Aquila città, con ingenti risorse spese per grandi eventi, ma che poi poco o nulla lasciano sul territorio, una volta che è calato il sipario. L’Aquila resterà matrigna, e non sarebbe la prima volta…”.
Mentre, si accalora Anastasio, “se i fondi Restart 2 non saranno subito sbloccati, se non sapremo al più presto il budget di cui potremo disporre, rischiamo non fare in tempo a programmare iniziative collegate a L’Aquila capitale della Cultura, che lo vorrei ricordare inizia tra soli sei mesi, e per noi sarebbe una preziosa occasione persa”.
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