L’AQUILA – “In base ad una ragionevole proiezione, si può affermare che la ricostruzione post sisma 2009 dei comuni del cratere potrà dirsi conclusa nel 2027, con il 90% degli interventi realizzati. Resterà fuori un 10% di non ricostruito, che è fisiologico, ed avvenuto anche altri terremoti. La sfida del pieno rilancio sociale ed economico però prosegue, ben oltre quella data, ed è solo ai primi concreti passi”.
La previsione è formulata da Raffaello Fico, titolare dell’Ufficio speciale della ricostruzione dei Comuni del cratere (Usrc), che dalla sede di Fossa si occupa di coordinare la complessa macchina che deve ricevere, valutare e approvare le pratiche per la ricostruzione degli edifici privati e pubblici dei 56 comuni colpiti dal devastante terremoto del 6 aprile 2009.
Il 46enne ingegnere, nato a Napoli e oramai aquilano di adozione, già dirigente del settore ricostruzione del Comune dell’Aquila, è in carica dal gennaio 2019, e il suo mandato scade a fine anno, restando però in corsa per una riconferma. “Non nego che è mio forte desiderio portare a termine il lavoro, vedere i frutti di tanto impegno. Punto a supportare il territorio nell’azione di rilancio socio economico e culturale che merita “, ammette senza ipocrisie.
Per lui dunque i numeri della ricostruzione, aggiornati a metà settembre e snocciolati ad Abruzzoweb, assumono anche il valore di un resoconto e di un bilancio della sua attività. Mentre intanto si è aperta un’altra enorme partita: quella dell’utilizzo dei 1,7 miliardi di euro del fondo complementare del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) destinato in via esclusiva ai crateri 2009 e 2016, per lo sviluppo socio-economico, e che merita un focus a parte, vista la complessità della materia.
Per quanto riguarda invece la ricostruzione materiale ecco i numeri in sintesi: il costo complessivo per la ricostruzione privata dei 56 Comuni del cratere ammonta innanzitutto a 4 miliardi e 750 milioni di euro, questo per riparare 23.500 abitazioni. Tenuto anche conto che in realtà sono 27.800 le abitazioni oggetto di intervento se si computano anche gli immobili agibili, per così dire imprigionati, negli aggregati danneggiati.
Ebbene, le domande ad oggi approvate dall’Usrc ammontano alla considerevole cifra di 2 miliardi e 280 milioni di euro, progetti relativi a 16.100 immobili di cui 4.300 prime case. Abitazioni dunque che sono state già riparate e riconsegnate, oppure dove i cantieri sono all’opera.
Sono stati presentati e sono in fase di valutazione e approvazione progetti per circa 2 miliardi di euro, relativi a 9.200 immobili, di cui 2.100 prime case.
Devono essere presentate ancora domande di ricostruzione per 420 milioni di euro, pari a 1.900 immobili, di cui 280 prime case. I dati sono aggiornati al 25 settembre, e si può affermare che a 13 anni dal sisma, il processo della ricostruzione al pari di quello che accade nel capoluogo L’Aquila e cratere e nella fase discendente, sta avviandosi alla conclusione, pagando ancora l’impasse iniziale, fino al 2011, per mancanza di norme e procedure e strutture dedicare, come appunto l’Usrc.
Ci sono poi 700 milioni della ricostruzione privata dei comuni fuori cratere: sono stati approvati 480 milioni di progetti pari a 2.072 abitazioni e restano da provare 220 milioni pari a 1.528 abitazioni.
“Possiamo dire che lo stato di avanzamento della ricostruzione privata è al 50% nei comuni del cratere e a circa il 65% per quella di comuni fuori cratere”, spiega Fico, ricordando che un punto di svolta per imporre ai proprietari ritardatati a darsi finalmente una mossa “è avvenuto il 30 settembre, allorché è scaduto il termine per l’acquisizione delle richieste di contributo. Non a caso sono arrivate nell’ultimo periodo qualcosa come mille domande di contributi aggiuntivi, un valore di poco superiore al miliardo di euro. Ci sarà comunque tempo fino a marzo 2023 per avere anche gli allegati progettuali”.
Per chiudere la partita, restano le abitazione per le quali nessuno ha presentato domanda di ricostruzione, e non è stato nemmeno costituito il consorzio, per totale disinteresse, per il fatto che i proprietari vivono all’estero, per altre cause specifiche, più o meno di forza maggiore.
“In questi casi i comuni potranno valutare se commissariare e portare a termine la ricostruzione, con un contributo ridotto, recuperando e ripristinando solo le parti strutturali e la facciata esterna, senza adeguamenti impiantistici interni e rifiniture. Una esigenza che si pone per non lasciare “buchi” nei centri storici, e in una ottica della sua valorizzazione”.
Per quanto riguarda la ricostruzione degli edifici pubblici, dal 2013 ad oggi, sono stati approvati dall’Usrc 194 progetti per complessivi 75,4 milioni di euro. Sono 110 gli interventi ultimati o in fase di collaudo, per 28,8 milioni, 34 gli interventi in corso di esecuzione, per 25,2 milioni di euro, e 50 gli interventi in corso di affidamento per 21 milioni di euro.
Per quanto riguarda le scuole del cratere, sono oltre 200 gli interventi finanziati, per 192,5 milioni di euro, 82 gli interventi conclusi, per 72,4 milioni, 40 gli interventi in esecuzione, per 50,3 milioni, 67 gli interventi nella fase di progettazione, per 64,4 milioni di euro, e 12 gli interventi definanziati, per 7,4 milioni.
“La ricostruzione pubblica, come noto, deve affrontare un iter più complesso e insidioso. Ad ogni modo, grazie ad una norma anche da me fortemente voluta, gli Uffici speciali sono diventati stazione appaltante per gli interventi pubblici, su delega dei Comuni o di altre amministrazioni. In virtù di questa norma, da fine 2021 ad oggi, abbiamo iniziato ad avere deleghe da parte dei comune di Tornimparte, per una scuola, dai comuni dell’area omogenea 8, per la videosorveglianza. Inoltre avremo competenza sugli appalti per la ricostruzioni degli edifici ecclesiastici. Tutto ciò contribuirà in modo sensibile a velocizzare il processo”
A 13 anni dal sisma si pone infine la questione dell’utilizzo, e nelle eventuali nuove vocazioni di un patrimonio edilizio in molti casi di grande valore, splendidamente restaurato, e soprattutto finalmente sicuro sismicamente.
“Tanti aggregati già recuperati hanno delle caratteristiche di grande pregio – prosegue Fico -. Notiamo che i proprietari stanno decidendo di destinarli a uso turistico, per attività ricettive o per altri tipi di usi ad esempio ristorazione. Abbiamo calcolato 2-3 casi in media in ciascuno dei comuni del cratere. Questo cambia la vocazione del territorio, rispetto a prima del sisma. E da questo punto dio vista sarà pertanto importante far tesoro degli investimenti con i fondi del Pnrr”.
Infine, a beneficio soprattutto dei residenti, vecchi e nuovi, l’Usrc ha commissionato uno studio ad un pool di esperti in rigenerazione urbana, che dovrà dare indicazioni su come utilizzare al meglio 300 milioni di euro stanziati dal Ministero per intervenire negli spazi urbani, per i servizi essenziali, per il rifacimento dei sottoservizi, per l’abbellimento estetico dei paesi.
“Interventi che sono complementari alla ricostruzione delle case, ma importanti per far sì che diventi appetibile restare o venire a vivere in questi paesi, evitando insomma che tante case rimangano vuote, che sarebbe la vera sconfitta di questo titanico sforzo. Ma è importante fare un ragionamento di area larga, di bacini di utenza, senza inutili doppioni, avendo a disposizione dati scientifici per individuare le vere priorità, a partire dalle vocazioni specifiche di ciascun territorio del cratere, da diversificare e poi mettere in rete”.
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