SISMA 2016: A CAMERINO DOPO 8 ANNI REGNA IL SILENZIO. “ALL’AQUILA SIETE STATI PIU’ FORTUNATI”

VISITA NELLA CITTA' MARCHIGIANA TRA LE PIU'COLPITE DAL TERREMOTO, E DOVE SOLO ORA, DOPO 5 COMMISSARI CHE SI SONO SUCCEDUTI E TANTI RITARDI STA PER DECOLLARE LA RICOSTRUZIONE. FOTOGALLERY

di Filippo Tronca

18 Febbraio 2025 08:08

- Politica, Terremoto e Ricostruzione

CAMERINO – “Diciamo che ci ha detto male, per ora solo tante promesse e pochi fatti, tante parole e ben pochi cantieri. Dopo oltre otto anni è questo il deserto che potete ammirare.. A voi all’Aquila è andata decisamente meglio, siete stati più fortunati…”.

Scuote la testa, uno dei pochi residenti di Camerino centro, una delle poche persone incontrate in una lunghissima passeggiata cittadina marchigiana di circa 6mila abitanti, tra le più colpite dal terremoto del 2016.

Dopo oltre 8 anni ancora deserta, puntellata, drammaticamente vuota e inagibile, con ampie zone inaccessibili e in “zona rossa”. Chiuse le sedi della gloriosa università, a cominciare dal palazzo Ducale che ospitava il rettorato e Giurisprudenza, il duomo e l’Arcivescovado, il Comune e quasi tutti gli uffici. Negozi, locali, alberghi e ristoranti.

Alcuni cantieri sono partiti, procedono le progettazioni, ma tutto ancora sembra essersi fermato a quelle scosse del 26 e 30 ottobre di nove anni fa, per fortuna senza vittime, perché la scossa più potente, delle 21:18 di magnitudo 5.9 era stata preceduta da una scossa di intensità minore, e quasi tutti gli abitanti erano già usciti dalle loro case. La città è rimasta poi evacuata quando il 30 ottobre è arrivata la scossa più devastante, di magnitudo 6.5, che ha provocato ingentissimi danni a 330 palazzi su 371, il 90% di questi in maniera grave e di questi 56 tutelati dalla Soprintendenza. Con danno stimato in 1,2 miliardi di euro.

E a nove anni a regnare a Camerino è il silenzio. Lo stesso che dimorava a L’Aquila, dopo il terremoto del 2009. Che però, per tornare a sostanziare le parole del residente interpellato, aveva assistito, dopo nove anni, anche in centro storico, alla ricostruzione conclusa di molti edifici privati, alla riapertura dell’asse centrale, della chiesa delle Anime sante a piazza Duomo, della Basilica di Collemaggio, del palazzo dell’Emiciclo, sede del consiglio regionale, alla riapertura di numerosi negozi e attività commerciali.





Certo, in centro storico a L’Aquila, purtroppo sono ancora pochi i residenti, appena 5.000, anche considerando l’area della Villa Comunale, via XX Settembre e Villa Gioia, zone più decentrate. E sono ancora tanti gli edifici pubblici, a cominciare da importantissime chiese, ad attendere l’apertura dei cantieri.

Ma oggettivamente il confronto con Camerino è impietoso, come pure quello con tanti centri più piccoli delle aree più colpite del cratere sismico marchigiano e laziale.

E questo pur potendo godere, oltre che delle risorse economiche, anche delle complesse norme tecniche e di governance per la filiera ricostruzione che sono state messe a punto, non senza difficoltà e ritardi proprio a seguito del terremoto del 2009, “pronte all’uso” in caso di successivi terremoti, con i dovuti aggiustamenti.

Il vuoto e il silenzio di Camerino di fatto significano che qualcosa non ha funzionato, e la responsabilità va in quota parte anche alla poderosa macchina commissariale, presieduta dal settembre 1016 ad oggi, dall’ex presidente del Pd della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani, rimasto però in carica però un solo anno, dedicandosi essenzialmente all’emergenza e dare un tetto agli sfollati, e a seguire la deputata del Pd Paola De Micheli, il geologo marchigiano Pietro Farabollini, poi l’abruzzese Giovanni Legnini, ex parlamentare ed ex vice presidente del Csm e infine il parlamentare di Fdi ed ex sindaco di Ascoli Piceno, Giulio Castelli.

Seppure drammaticamente in ritardo, anche a Camerino la ricostruzione sembra ora perà muovere i primi concreti passi.

In una assemblea del 7 febbraio, Castelli al fianco del sindaco Roberto Lucarelli, l’arcivescovo di Camerino Francesco Massara, il rettore di Unicam Graziano Leoni, ha fatto il punto della situazione, snocciolando i dati dei cantieri che stanno finalmente aprendo, anche in centro storico.





“Camerino, insieme ad Amatrice, è un simbolo del terremoto. È il Comune con più danni della ricostruzione privata e presentava una delle situazioni più complesse a livello di ricostruzione di centro storico. Oggi assistiamo a una situazione radicalmente diversa”, ha detto Castelli.

In centro storico, è stato ricordato, dopo l’ordinanza speciale voluta da Castelli che ha semplificato le procedure, i progetti presentati sono aumentati del 102% e quelli con decreto del 119%, con un +46% di lavori conclusi, un +146% di lavori in corso.

Nel primo anello della programmazione i lavori già conclusi sono 13, quelli in corso 23 e 17 da iniziare, altre 20 sono in istruttoria o in fase di presentazione. Nel secondo anello del centro storico sono in corso le presentazioni della maggior parte dei progetti, un intervento è già concluso, 3 sono in corso e uno è quasi in procinto di iniziare. Nel terzo anello, presentati già 17 progetti, e tra questi 5 hanno concluso i lavori, 6 sono in corso e uno è da iniziare, altri 5 sono in istruttoria.

Per quanto riguarda l’Università, molte progettazioni sono concluse, e a breve tornerà disponibile   Palazzo Ribechi, lavori in corso nel complesso del San Domenico, ed è stato aperto il cantiere del Granelli e aggiudicati i lavori del Collegio Fazzini. In attesa di bando la ricostruzione di Palazzo Ducale. Concluse poi le demolizioni del Tribunale e quelle dell’ex scuola Ugo Betti sono in fase di chiusura.  Sono iniziati i lavori per la Cattedrale.

“Siamo ad una svolta”, ha più volte ribadito Castelli. Svolta arrivata però pur sempre dopo oltre otto, interminabili anni.

 

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