COMMISSARIO NON DA' RISPOSTE SU PERSONALE A COMUNI E RIPARAZIONI CASE B; SECA, 'SE NON INCIDI SU DECISIONI GOVERNO FATTI DA PARTE'; MINOSSE, 'A CORTINO SIAMO ALL'ANNO ZERO'; CANNAVICCI, 'CAMPOTOSTO IN GINOCCHIO'

SISMA 2016: RIUNIONE DI FUOCO A TERAMO, IRA SINDACI, CHIESTE DIMISSIONI DI FARABOLLINI

di Filippo Tronca

26 Settembre 2019 17:10

Regione -

TERAMO – Più che una riunione, è stato un calvario, quella che ha oggi ha visto protagonista il commissario straordinario Piero Farabollini, riunione in cui i sindaci del cratere 2016-2017 convenuti, sono arrivati a chiedere le sue dimissioni, lamentando la desolante mancanza di risposte, a lungo attese, e necessarie per sbloccare una ricostruzione al palo da tre anni. Meditando di tornare anche a manifestare a Roma. 

Al Parco della scienza di Teramo, dove c'era anche il titolare dell'Ufficio speciale della ricostruzione (Usr), Vicenzo Rivera, il più esplicito è stato il sindaco di Castelli, Rinaldo Seca: “Siamo all'anno zero, e se lei non ha la forza di incidere sul governo, le suggerisco di valutare l'ipotesi delle dimissioni”, ha detto senza mezzi termini a Farabollini.

Invito a farsi da parte, arrivato dopo che il commissario, presidente dell'ordine dei geologi delle Marche, subentrato ad ottobre 2018 a l'ora ministro Paola De Micheli, non ha portato buone nuove sul personale tecnico aggiuntivo da assegnare ai singoli comuni, che è la premessa per poter gestire in proprio almeno la ricostruzione leggera, delle case con pochi danni, classificate “B”.

Anzi, Farabollni, come riferiscono i sindaci interpellati da Abruzzoweb, ha reso noto che nella ripartizione dei 200 addetti da assumere nelle quattro regioni colpite dal sisma, l'Abruzzo è sceso dal 15 per cento, pattuito nelle settimanale scorse, all'8 per cento, ovvero da una trentina di addetti a circa la metà. 

Eppure ottimismo aveva espresso il sindaco di Teramo, Gianguido D'Alberto, prima della riunione, incontrando la stampa, al fianco di Farabollini. I due, nelle settimane scorse, si erano scontrati sulle responsabilità dei ritardi dell'apertura dei cantieri dei condomini di edilizia residenziale popolare (Ater) di Teramo. 

“Assieme al commissario e al nuovo governo – ha detto D'Alberto – noi sindaci ci dobbiamo impegnare per ottenere l'immediata modifica delle norme, perché con quelle attuali i tempi della ricostruzione saranno indeterminati e indefiniti. Auspico che oggi arrivino le prime concrete risposte”.





Poi, dopo la riunione, D'Alberto, più volte contattato da Abruzzoweb, non ha risposto a telefono. Anche lui rimasto contrariato dall'esito dell'incontro ed è andato via scuro in volto. 

La riunione di oggi, va poi ricordato, cade nei giorni in cui boatos governativi, danno come possibile sostituto di Farabollini, il consigliere regionale abruzzese di centrosinistra, Giovanni Legnini, ex presidente del Consiglio superiore della magistratura, e che di vicende post-sismica in effetti se ne intende, essendo stato sottosegretario di Stato del Ministero dell'Economia e delle Finanze nel governo di Matteo Renzi, assumendo la delega al Cipe e alla ricostruzione post-sisma 2009. Uno dei suoi ultimi atti, prima di andare al Csm, è stata quella di chiedere, ed ottenere, con la legge di Stabilità del 2014, lo stanziamento di 5,1 miliardi di euro per la ricostruzione. Che sono poi i fondi fin qui utilizzati a L'Aquila e cratere. 

Mossa che il governo potrebbe anche decidere di fare, per dare almeno la parvenza di imprimere una svolta alla situazione disastrosa ad un cratere 2016-2017: nei 138 i comuni terremotati, di cui 23 in Abruzzo, a fronte di un danno stimato di 22 miliardi di euro, a tre anni dagli eventi sismici, tra ricostruzione pubblica e privata, finora sono stati erogati solo 241 milioni, e sono stati completati gli iter di appena il 10 per cento delle 79 mila richieste di contributo. 

E i numeri di questa impasse a Farabollini gli è stata sbattuta in faccia ancora una volta oggi dai sindaci abruzzesi. 

Quello di Cortino, Gabriele Minosse, che senza mezze misure ha detto che “siamo ancora fermi al 27 agosto 2016: nel mio comune sono partiti i lavori per appena due case classificate B, e abbiamo 400 case inagibili”.

Ha poi aggiunto, “Abbiamo chiesto di gestire noi direttamente le case B, che è l'unica maniera per accelerare la ricostruzione, ma non si è mosso nulla. Abbiamo chiesto personale tecnico, che scarseggia nei Comuni, come pure nell'Ufficio speciale della ricostruzione di Teramo, e anche qui nessuna risposta concreta”.





A dir poco deluso dall'incontro, il vice sindaco di Capitignano, Franco Pucci, e il sindaco di Campotosto, Luigi Cannavicci, in rappresentanza di due comuni devastati anche dal sisma del 6 aprile 2009, a cui si sono aggiunti i danni causati dagli eventi del 2016 e 2017.

“Ho provato un senso di frustrazione – si sfoga Pucci -: si fanno riunioni, si  assumono impegni, e poi la volta successiva, si deve cominciare da capo. Noi sindaci non contiamo nulla, ma quello che è più preoccupante, è che anche il commissario dà l'impressione di non contare nulla, di non avere il potere di incidere sulle decisioni del governo. Serve ugentemente un commissario davvero straordinario”.

Sulla stessa lunghezza d'onda, assai tempestosa, il sindaco di Campotosto.

“Sostanzialmente Farabollini oggi non ha detto niente di concreto, non ci ha portato nessuna risposta, sopratutto per la possibilità di far gestire le case B direttamente ai Comuni, con un adeguata dotazione di personale. A Campotosto l'80 per cento delle abitazioni sono inagibili, pari a circa 720. Ebbene, una novantina di queste ha classificazione B, si potrebbero dunque riparare in breve tempo, e sarebbe fondamentale per far tornare le persone, sia residenti che non, sia nelle prime che nelle seconde case, in un paese che rischia seriamente lo spopolamento. Oggi l'alternativa qual è, venire a dormire sulle macerie di Campotosto, la cui rimozione, tra l'altro, è ancora da completare?”.

 

 

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