SISMA L’AQUILA, “CONDOTTA INCAUTA”: ALTRA SENTENZA, BOCCIATO RISARCIMENTO 9 GIOVANI

7 Aprile 2023 19:17

L'Aquila - Terremoto e Ricostruzione

L’AQUILA – Altra sentenza, definita “choc”, del Tribunale dell’Aquila da parte del giudice Monica Croci, che nei mesi scorsi aveva attribuito il concorso di colpa del 30% per “l’incauto comportamento di non essere usciti di casa” dopo la scossa delle 3,32 del 6 aprile del 2009, ad alcune vittime del sisma: questa volta il giudice, finito al centro di roventi polemiche, ha rigettato un risarcimento danni complessivo di circa 3 milioni di euro sentenziando il 100% di colpa nei confronti di 10 studenti morti nelle loro case in affitto crollate nel capoluogo abruzzese.

Sconvolti i familiari che hanno perso i loro cari a causa del sisma che ha messo in ginocchio L’Aquila e il suo circondario.

Nell’ambito del processo civile intentato contro la Presidenza del Consiglio in quanto istituzione nella quale è incardinata la Protezione civile nazionale, i parenti sono stati condannati anche al pagamento delle spese legali della controparte per oltre 10mila euro.

Già presentato appello contro una sentenza che secondo i parenti delle 10 giovani vittime “lascia esterrefatti e che uccide un’altra volta i nostri figli avrebbero dovuto prevedere quanto poi purtroppo accaduto e uscire di casa”.





Il verdetto di primo grado risale allo scorso anno ed è stato reso noto proprio in concomitanza delle commemorazioni del 14esimo anniversario del sisma dal presidente dell’Avus, associazione vittime universitarie sisma, Sergio Bianchi, padre di Nicola, 22 anni, studente di biotecnologie all’Università dell’Aquila originario di Monte San Giovanni Campano, in provincia di Frosinone, morto sotto le macerie di un palazzo in via Gabriele D’Annunzio.

“Il caso di mio figlio è eclatante. Il giudice si è basato su una presunta richiesta di controllo di quella casa, mai messa nero su bianco e mai effettuata. Lui in base a questa sentenza doveva andare via. Siamo sconvolti e con l’amaro in bocca”, ha spiegato Bianchi.

Molto chiaro l’avvocato Alessandro Gamberini, del foro di Bologna, difensore dei 10 giovani: “È una sentenza choc, rigettando i risarcimenti e condannando i familiari delle giovani vittime al pagamento delle spese processuali, il giudice del tribunale dell’Aquila ha attribuito agli universitari con una serie di motivazioni non vere il 100% della colpa della loro morte. Secondo il Tribunale i giovani avrebbero dovuto uscire di casa con una decisione individuale senza che nessuno avesse lanciato allarmi o avvertimenti sul pericolo dei terremoti e dello sciame. Anzi, in un clima di rassicurazioni istituzionali della Protezione civile. Clamoroso poi il caso di Nicola Bianchi che avrebbe dovuto ascoltare le voci secondo le quali la sua casa in affitto era poco sicura”.

In riferimento a Nicola, all’Aquila da quattro anni, per rigettare il risarcimento il giudice ha scritto che bisogna “escludere il nesso causale con le condotte di parte convenuta, posto che qualunque rassicurazione fosse stata percepita doveva necessariamente venire meno ove l’abitazione in concreto occupata avesse presentato segni di danno per le precedenti scosse e/o fosse stata giudicata meritevole di controlli di stabilità”.





Nelle altre motivazioni per gli altri ragazzi morti si può leggere come “fosse uscita di casa alla scossa delle ore 23:30. Tale condotta obiettivamente attesta come la defunta non avesse affatto maturato la convinzione circa la non pericolosità del terremoto e la superfluità di misure di autotutela, posto che agì in netto contrasto con detta convinzione”, oppure che “le scelte della defunta fossero da attribuire alla convinzione che l’edificio in cui abitava fosse sicuro”, ma anche che “resta indimostrato che… uscisse sistematicamente di casa al verificarsi delle scosse; dal complesso degli elementi disponibili, non emerge con il necessario grado di certezza che le condotte della… la sera del terremoto siano state determinate da quell’articolo; secondo quanto riportato dal padre, la ragazza aveva fatto rientro nel proprio appartamento pur dubitando della solidità dell’edificio”.

Come associazione che rappresenta “i giovani scomparsi oggetto di questa sentenza incredibile”, Bianchi ha di recente presentato ‘Lettera dal futuro’, un corto scritto dall’ex giornalista della Tgr Abruzzo Umberto Braccili e realizzato dall’associazione Aternum di Pescara con la regia di Pino Assorgi che parla proprio degli ultimi giorni di Nicola e degli altri studenti suoi amici, Maurizio Natale, di Vasto, anche lui deceduto, e Liviana Del Sordo di Teramo che quella notte non era all’Aquila per problemi legati ai trasporti, e Marilisa Coco, di Civitella Rovero (L’Aquila), sopravvissuta perché lo stabile non è crollato. Il cortometraggio racconta delle rassicurazioni delle istituzioni e della certezza dei ragazzi di abitare in un appartamento in via D’Annunzio, ritenuto sicuro, e che invece venne giù come un panetto di burro avvicinato a un accendino.

“Un cortometraggio che alla luce di quanto accaduto fa ancora più male. Peggio di un pugno nello stomaco”, conclude Sergio Bianchi.

Oltre a Nicola, gli studenti morti sono Ivana Lannutti di Lanciano (Chieti), Sara Persichetti di Atri (Teramo), Martina Benedetta Di Battista di Torre dei Passeri (Pescara), Enza Terzini di Tocco da Casauria (Pescara), Michele Strazzella di Chieti, Daniela Bortoletti di Torre dei Passeri (Pescara), Roberta Zavarella di Sulmona (L’Aquila) e Carmelina Iovino, di Raiano (L’Aquila), che ha rinunciato al processo nel 2017.

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: