RICOSTRUZIONE: CASO SINGOLARE, IMPRESA SOLIDA: 'PROCEDURA DOLOROSA, MA IN DIFFICOLTA': ''NON POSSIAMO FARE DIVERSAMENTE'; SANTELLA (CGIL): 'CAMPANELLO D'ALLARME', ENNESIMA DENUNCIA IMPASSE UFFICIO REGIONE

SISMA L’AQUILA: ‘PRATICHE FERME GENIO CIVILE, DITTA COSTRETTA LICENZIARE 22 OPERAI’

di Alessia Centi Pizzutilli

12 Settembre 2019 08:29

L'Aquila -

L’AQUILA – “Una delle più grandi imprese impegnate nella Ricostruzione post-sisma all’Aquila costretta a licenziare 22 operai, nonostante abbia tantissimi lavori con fondi già stanziati e cantieri già strutturati, per via delle pratiche ferme al Genio civile: un campanello d’allarme drammatico”.

A dieci anni dal terremoto del 6 aprile, Cristina Santella, componente della segreteria della Fillea Cgil della provincia dell’Aquila, il più grande sindacato dei lavoratori Edili, che ha incontrato in un cantiere di via Garibaldi i dipendenti mandati a casa, parla di un “primo grave segnale di un tracollo che riguarda un intero territorio”. 

Questo perché arriva da una impresa in salute impegnata in molti cantieri, anche importanti. 

La vicenda in cui si inserisce il licenziamento dei lavoratori è eclatante non solo perché mette in grande difficoltà 22 famiglie, ma soprattutto perché “per la prima volta in 10 anni, a denunciare lungaggini burocratiche e problemi con l’Ufficio del Genio civile, non sono stati gli operai, ma la ditta, la ‘Cingoli Nicola e figlio Srl’, impresa di costruzioni teramana”, spiega Santella. 

Un disagio, forte, da tempo sul tappeto, con numerose puntate polemiche e tentativi di soluzione da parte degli Enti, in particolare la Regione che ha assegnato nuovo personale, che non hanno sortito l’effetto della soluzione definitiva, con migliaia di pratiche ferme, in tanti casi, da molto tempo. 





Il controsenso in quest’ultimo “incredibile caso” è “non riuscire a portare a conclusione il ciclo naturale della ricostruzione all’Aquila, che è il cantiere più grande d’Europa – spiega ancora Santella – dove c’è tanto lavoro ancora da fare, ma molti addetti vengono licenziati ugualmente per il mancato avvio dei cantieri, per via delle pratiche ferme nei cassetti o sulle scrivanie degli uffici”.

“Bisogna capire chi è responsabile di questo stallo: perché chi ha il ruolo di verificare come mai cantieri già strutturati non riescono a partire resta in silenzio? È un problema di carenza di personale, quante persone sono impiegate al Genio civile? Non si tratta solo di garantire la ricostruzione, ma di tutelare i lavoratori e le famiglie”, sottolinea ancora.

“Questi operai sono stati licenziati e il sindacato non ha avuto gli strumenti per fermare questa procedura: il loro contratto, anche se a tempo indeterminato, prevede il licenziamento in caso di lavori che si fermano, anche se per impedimenti burocratici come nel caso in questione. Adesso, non ci resta che incrociare le dita e sperare che ripartano al più presto, altrimenti c'è il rischio di ulteriori allontanamenti”, conclude Santella.

L’impresa edile gestita dall’imprenditore teramano Giuseppe Cingoli ha aperto un tavolo con il sindacato per cercare una soluzione definitiva.

“Il licenziamento è una procedura dolorosa, parliamo di padri di famiglia, di professionisti che hanno anni di esperienza. Una scelta difficile, ma purtroppo per noi obbligata – spiega ad AbruzzoWeb Cingoli – . Abbiamo un cantiere da oltre 3 milioni di euro, presente nell’elenco pubblicato il 14 maggio scorso, dopo 30 giorni sarebbero dovuti iniziare i lavori, abbiamo consegnato tutta la documentazione necessaria al Genio civile già l’11 marzo e a giugno ci è stata richiesta una integrazione, puntualmente che è stata inviata”.

Ma in questa vicenda emblematica, gli intoppi burocratici non finiscono qui: “Il 29 agosto l’Ufficio del Genio civile ci ha chiesto ancora delle precisazioni e i tecnici hanno provveduto il giorno seguente a rispondere all’ennesima richiesta. Ad oggi non sappiamo nulla e non possiamo iniziare i lavori. Perché tutto questo tempo? Non ci sono i funzionari? Ci sono problemi? Ci piacerebbe che qualcuno rispondesse alle nostre  domande”, aggiunge l’imprenditore.





“Abbiamo anche altri cantieri bloccati – svela Giuseppe Cingoli -, pratiche che potrebbero essere evase in pochi giorni e non mesi come sta accadendo. La realtà è che c’è un iter burocratico talmente complesso che i lavori si stanno bloccando e di conseguenza, pericolosamente, la ricostruzione stessa”.

In conclusione una speranza: “per il momento, non possiamo fare diversamente, ma se i cantieri saranno sbloccati, siamo pronti ad riassumere i lavoratori che per noi sono molto preziosi”, assicura l’imprenditore.

La notizia arriva alcuni giorni in cui l’imprenditore Ezio Rainaldi, delegato alla ricostruzione di Confindustria L'Aquila-Abruzzo Interno, e il direttore Francesco De Bartolomeis, hanno lanciato un accorato appello al nuovo Governo per evitare la restituzione delle tasse sospese dopo il terremoto del 2009, richieste dallo Stato, con cartelle esattoriali per circa 100 milioni, perché le ingenti somme sono state considerate aiuti di Stato dalla Commissione europea. 

La vicenda è molto sentita perché coinvolge una platea di circa 350 imprese e partite iva: l’obiettivo è di annullare le cartelle “che metterebbero in ginocchio una economia già provata duramente dal terremoto”, avviando una interlocuzione con l’Ue e, a breve termine, tentare di negoziare l’aumento del de minimis a 500 mila euro, in modo da ridurre il numero delle imprese coinvolte. 

Dunque, in un quadro di già grande difficoltà per società e professionisti del settore edile, stop e rallentamenti nell’iter del processo di ricostruzione, potrebbero rappresentare “un colpo mortale”.

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