L’AQUILA – “Biondi è stato sindaco anche di un piccolo paese, dovrebbe comprendere le nostre ragioni e il nostro malessere, e invece continua a voler pretendere per la sola L’Aquila l’80% dei fondi Restart 2, con argomenti molto discutibili, con il risultato che quei fondi restano in un cassetto inutilizzati…”.
Dopo l’articolo di Abruzzoweb che ha acceso i fari sulla battaglia in corso intorno alla ripartizione di ben 110 milioni dei fondi post sisma Restart2, esce allo scoperto il sindaco di Pizzoli, Gianni Anastasio, storico esponente del Partito democratico e coordinatore dei Comuni del cratere 2009. E lo fa attaccando senza troppi doroteismi, il sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, di Fratelli d’Italia, presidente regionale dell’Associazione nazionale Comuni italiani (Anci), responsabile nazionale degli Enti locali dei meloniani, sempre più concentrato sulla sua elezione in Parlamento a fine estate 2027, terminato il secondo mandato. Biondi che, accusa Anastasio, intanto “fa la voce grossa, come mai accaduto prima, forse perché si sente forte del fatto di avere dalla sua parte tutta la filiera del centrodestra, dal suo comune al governo, passando per la Regione”.
Biondi e Anastasio in questi giorni sono stati intervistati separatamente e senza essere a conoscenza delle rispettive dichiarazioni e hanno consegnato a questo giornale ricostruzioni opposte circa la tanto discussa ripartizione dei fondi Restart 2, circa 110 milioni a beneficio di tutti e 57 comuni del cratere sismico 2009, equivalenti al 4% dell’importo della ricostruzione post sisma, utili a finanziare progetti di sviluppo economico, culturale, ambientale e sociale, di valorizzazione delle risorse locali per la crescita sostenibile. (QUI IL LINK)
Soldi tre mesi fa trasferiti dalla Protezione civile nazionale nelle casse della Struttura tecnica di missione della presidenza del Consiglio dei ministri, diretta da Mario Fiorentino, nominato da palazzo Chigi, ma che restano in un cassetto, perché non c’è l’intesa formale tra i Comuni del cratere sulla ripartizione della torta, visto che Biondi vorrebbe per L’Aquila l’80% della somma, ben 88 milioni, lasciando il resto, il 20%, pari a 22 milioni a tutti gli altri comuni del cratere, che invece restano fermi su una ripartizione ritenuta ben più equa, di 60%-40%, ovvero 66 milioni all’Aquila e 44 milioni agli altri Comuni.
Del resto, 22 milioni invece di 44 milioni “per noi fanno una enorme differenza”, protesta Anastasio, tenuto conto che dovranno andare a finanziare progetti in ben 56 Comuni del Cratere sismico, colpiti dal terremoto del 2009, compresa Villa Sant’Angelo, dove è stato due volte sindaco proprio Bondi agli esordi della sua carriera politica. Si è dunque in una situazione di preoccupante stallo, che impedisce di finanziare progetti già approvati nella passata programmazione e di avviarne di nuovi, tenuto conto che tra poco più di sei mesi, dal gennaio 2026, L’Aquila sarà capitale italiana della Cultura, che anche per i comuni del cratere rappresenterà una straordinaria opportunità.
“ll problema esiste – esordisce Anastasio – e stiamo cercando di risolverlo. Le posizioni sono diverse e distanti. C’è necessità di tutta la cautela di questo mondo, e arrivare ad una soluzione equa, perché questa vicenda non deve passare come una guerra tra istituzioni”.
Con buona pace dell’invito al basso profilo e all’arte diplomatica, subito dopo Anastasio dice chiaro e tondo: “È vero che L’Aquila ha delle sue esigenze, ma è altrettanto vero che ce l’hanno anche gli altri comuni. Io ritengo che la ripartizione 60%-40% sia la più equa, in linea con tutto quello che è successo fino adesso”. A confermarlo il 67% e 33% approvato nell’assegnazione del fondo complementare del Pnrr riservato al cratere sismico, inoltre nell’ambito dei 110 milioni di euro sono stati già circa 25 milioni per progetti portanti con il criterio del 65% all’Aquila e del 35% al cratere.
Il problema è che Biondi appunto, non ne vuol sapere, conferma Anastasio che replica a muso duro.
“Diciamo innanzitutto che il capoluogo dei fondi Restart 2 in oggetto ha già ottenuto circa 10 milioni di euro per L’Aquila città della Cultura 2026. Biondi sostiene però, che a prescindere da questo, L’Aquila deve recuperare delle risorse che nel recente passato sono state utilizzate dagli altri comuni del cratere per portare avanti vari progetti a valere su Restart 1. Gli abbiamo spiegato che sono calcoli del tutto discutibili, e gli ho dimostrato che semmai occorre partire dal presupposto che i fondi Restart corrispondono al 4% dei fondi della ricostruzione post sisma, dunque se noi andiamo a vedere quello che si è speso finora nell’intero cratere, si scopre che i Comuni del cratere, tutti insieme, hanno speso per la ricostruzione più o meno quello che ha speso L’Aquila, quindi se quel 4% è proporzionato a fondi della ricostruzione post sisma, e indiscutibilmente lo sono, anche questi 110 milioni del Restart2 dovrebbero essere suddivisi circa alla metà. All’Aquila insomma dovrebbe spettare il 50% e non il 60%, o figuriamoci, come pretenderebbe Biondi, l’80%”.
Eppure non manca di sottolineare Anastasio, “Biondi è stato sindaco di un piccolo comune, anche durante i duri anni del terremoto, non può non comprendere la ragionevolezza delle nostre istanze e il nostro malessere, ed è anche presidente regionale dell’Anci, con il mandato di rappresentare tutti i comuni, in nostri compresi”.
E lancia un siluro: “la verità è che lui si sente forte del fatto che adesso tutta la filiera, dal suo comune fino ai vertici del governo italiano, è monocolore e di centrodestra, e questo gli consente evidentemente di fare la voce grossa, cosa che in passato non era mai accaduto”.
Non va poi dimenticato che centrale nel progetto che ha consentito all’Aquila di vincere il titolo di Capitale italiana della cultura, in un “clima favorevole” garantito dal governo amico di Giorgia Meloni e dell’allora ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, centrale era il coinvolgimento del territorio, ovvero di tutti i comuni del cratere colpiti dal sisma del 2009 a dimostrare la volontà di valorizzare la ricostruzione e la resilienza dell’area, “trasformare un evento drammatico in un’occasione per rafforzare la comunità e il suo patrimonio culturale”, l’immancabile ricostruzione del tessuto sociale, la lotta allo spopolamento, la rivitalizzazione delle aree interne e marginali e così via.
“Solo chiacchiere per ora – taglia corto Anastasio -: nulla di concreto, il nostro coordinamento non è stato ancora per nulla coinvolto e non mi risulta che ci siano comuni che avranno ruoli da protagonisti questo progetto. In maniera importante, dico, e non solo simbolica ed estemporanea. Prevedo che senza un cambio di rotta tutto sarà concentrato all’Aquila città, con ingenti risorse spese per grandi eventi, ma che poi poco o nulla lasciano sul territorio, una volta che è calato il sipario. L’Aquila resterà matrigna, e non sarebbe la prima volta…”.
Mentre, si accalora Anastasio, “se i fondi Restart 2 non saranno subito sbloccati, se non sapremo al più presto il budget di cui potremo disporre, rischiamo non fare in tempo a programmare iniziative collegate a L’Aquila capitale della Cultura, che lo vorrei ricordare inizia tra soli sei mesi, e per noi sarebbe una preziosa occasione persa”.
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