FATALE PER 42ENNE DI ARIELLI PIENA IMPROVVISA DENTRO LA GROTTA, ASCOLTATI I SOCCORRITORI E I COMPAGNI DI ESPLORAZIONE SALVI PER MIRACOLO

SPELEOLOGO MORTO A ROCCAMORICE PROCURA PESCARA APRE L’INCHIESTA

5 Luglio 2020 19:31

Pescara - Cronaca

PESCARA – La Procura di Pescara ha aperto un fascicolo sulla tragedia della Risorgenza di Roccamorice dove è morto lo speleologo di 42 anni Alessio Carulli, originario di Arielli (Chieti).

Gli inquirenti hanno già ascoltato tutti i presenti e i testimoni che erano nella grotta della Maiella, e probabilmente nei prossimi giorni la procura effettuerà un sopralluogo sul sito per valutare i fatti.





Carulli è stato raggiunto nel cuore della notte, già cadavere. I soccorritori speleologi sapevano da ore però che 42enne non c'era niente da fare. 

Erano stati chiari i superstiti nel raccontare quanto accaduto in una fessura stretta e lunga, neanche una classica 'grotta' come la gente immagina. Una piena improvvisa dentro la Risorgenza, i sifoni che si allagano e il panico: appena i tre speleologi se ne sono accorti hanno provato a risalire il budello di roccia. I primi due sono riusciti a passare, il terzo, Alessio, forse preso da panico e dall'inesperienza, ha preso una decisione sbagliata. Magari la foga del momento, la paura, la fretta, ha passato la strettoia a pancia in giù invece che a pancia in sù. 





L'acqua lo ha incastrato e non è riuscito a liberarsi. Affogato. Secondo i soccorritori si è trattato di uno dei recuperi più difficili mai effettuati in Abruzzo: certo il meteo incerto e la piena improvvisa hanno complicato tutto. I due speleologi che si sono salvati hanno raccontato che dopo essersi resi conto della piena imprevista hanno iniziato a risalire il budello ma un sifone pieno di acqua li ha fermati: poi sono passati mentre il terzo non ce lo ha fatta. Forse ha complicato le cose anche la sicurezza con cui il gruppo ha affrontato la discesa, visto che non era la prima volta che frequentavano il luogo. I soccorsi allertati dai compagni all'esterno si sono recati subito sul posto con le idrovore ma per il 42enne non c'è stato niente da fare. 

“Siamo distrutti per quanto accaduto e stiamo pensando con dolore alla famiglia di Alessio Carulli. Sappiamo cosa vuol dire perdere un caro, ci siamo passati con Andrea”, hanno poi detto i familiari di Giuseppe Pietrolongo, l'altro speleologo che si è salvato ieri. Il fratello Andrea Pietrolongo morì di infarto nel febbraio del 2017, a 39 anni, forse per il grande stress, ed era stato uno dei soccorritori del terribile inverno di Rigopiano: esperto speleologo e soccorritore aveva operato nel teramano in quei giorni terribili. Ad Andrea è stato intitolato il Gruppo Esplorazione Speleo-torrentistica “Andrea Pietrolungo” del CAI di Pescara. “Sappiamo che chi va in montagna o in grotta mette in conto questi rischi. C'è un imprevisto continuo e in 10 secondi può cambiare tutto. Con loro – spiegano – c'era gente esperta e mi risulta che Alessio era un geologo appassionato, non sono andati con le infradito. E' una sventura, un dolore vero. Per ora Giuseppe è sempre ricoverato in ospedale perché i valori non sono buoni per nulla: è rimasto troppo tempo là sotto”. La Procura di Pescara intanto ha aperto un fascicolo e ascoltato i testimoni: nei prossimi giorni verrà effettuato un sopralluogo sul sito della tragedia.

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: