CHIETI – “Profondo rosso” per la produzione di Stellantis nei primi 9 mesi del 2024: dopo tre anni di crescita il dato è negativo sul 2023 con 387.600 auto e furgoni commerciali prodotti. Lo dice il Report della Fim Cisl, presentato dal segretario generale Ferdinando Uliano.
Per la prima volta tutti gli stabilimenti sono in negativo e perdono sia le auto (-40,7%) sia i veicoli commerciali.(-10,2%). Anche i due siti in positivo nel primo semestre registrano segno meno della produziuone: la Sevel di Atessa, motore economico dell’Abruzzo, del -10,2%, lo stabilimento Stellantis di Pomigliano in Campania del -5,5%. In Abruzzo il polo automotive dà lavoro a 22mila persone.
“Anche il nostro sito della ex Sevel, che era in positivo nel primo semestre, è ora in rosso, -10,2% – dice Amedeo Nanni, segretario Fim Cisl Abruzzo-Molise. Prevediamo per il 2024 una produzione di auto sotto le 300 mila unità e complessiva di 500 mila unità con i veicoli commerciali, un terzo in meno del 2023. Un dato preoccupante quello che sta colpendo il nostro stabilimento, che sta creando seri problemi anche all’indotto diretto”.
Per questo la Fim ha proclamato con Fiom e UIlm uno sciopero di 8 ore dell’intero settore auto con manifestazione a Roma il 18 ottobre. La situazione del settore in Italia e in Europa diventa sempre più critica, In assenza di una netta inversione di direzione, rischia di essere irrimediabilmente compromessa la prospettiva industriale e occupazionale”.
Nel frattempo, oggi la direzione di Stellantis Atessa ha illustrato al comitato esecutivo di Fim – Uilm – Fismic – Uglm – Aqcf l’attuale situazione di mercato e ha comunicato allo stesso Comitato di fare ricorso precauzionalmente e in modo preventivo, a una ulteriore settimana di Cigo dal 28 ottobre a tutto il 3 novembre, per un numero massimo, fino al totale dei dipendenti del Plant.
La Fim prevede per il 2024 una produzione di auto sotto le 300mila unità e complessiva di 500mila unità, un terzo in meno del 2023 (751 mila).
E gli effetti si vedono anche nell’indotto: oggi nuovo fermo produttivo allo stabilimento della Magneti Marelli di Sulmona, legata per l’80% alla produzione della Sevel. Il turno della mattina ha lavorato in regime ridotto, mentre il secondo turno pomeridiano osserva il riposo. I rallentamenti sono legati alla carenza di componenti per la produzione dei furgoni Ducato.
La Marelli tornerà a operare a pieno regime domani, considerando che i turni notturni, dal 26 agosto scorso, sono stati sospesi dall’azienda, sempre per la flessione dei volumi produttivi di Stellantis. Una circostanza, quella della crisi del settore automotive, che preoccupa le organizzazioni sindacali che, la prossima settimana, prevedono assemblee in vista dello sciopero programmato per il prossimo 18 ottobre.
Il report della Fim arriva nelle ore in cui il titolo Stellantis ha bruciato 40 miliardi in soli 6 mesi, un tracollo senza precedenti.
Carlos Tavares, lo strapagato amministratore delegato del Gruppo, 36 milioni l’anno nell’ultimo scatto previsto, rischia ora di essere indotto alle dimissioni, e interverrà in audizione in Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo, della Camera il prossimo 11 ottobre.
A lanciare un accorato allarme è stato nei giorni scorsi il sindaco di Atessa, Giulio Borrelli, a conclusione delle quattro giornate Val di Sangro Expò, della scorsa settimana.
“C’è una crisi oggi dell’Automotive, di Stellantis che è il core business di questa valle, una crisi che non sappiamo fino a che punto sia solo congiunturale, come sostiene l’amministratore delegato di Stellantis. Non siamo catastrofisti, lo abbiamo detto, ma il calo di produzione, il dimezzamento dei veicoli che escono oggi dalla ex Sevel rispetto a prima, destano una giustificata preoccupazione, anche per tutte le ripercussioni sull’indotto, su altre attività industriali e commerciali, sui posti di lavoro. Qui ci sono 22 mila posti di lavoro (voglio coniugare il verbo al presente non al passato, non dico e non voglio dire: c’erano). Ci sono ventiduemila lavoratori, 22 mila famiglie”.
E aggiunge: “il tema del ridimensionamento dello stabilimento ex Sevel-Stellantis è reale, in connessione anche con quello che accade nell’analogo stabilimento polacco. Così come è reale il problema delle infrastrutture (che si trascina da oltre 40 anni) e non sono mai state messe ai livelli che meritano le produzioni di questo territorio (tutte le produzioni, non solo l’Automotive) che competono a livello planetario. Non è che non sia stato fatto niente. Ci sono stati stanziamenti, negli ultimi lustri, ma spesso tardivi e comunque insufficienti. Diverse opere (a cominciare dalla Fondovalle) devono essere completate. E c’è la condizione di pressocché totale abbandono dell’area industriale gestita da Arap, l’Azienda regionale attività produttive. Mi sono permesso di ricordare che in quell’area non esiste neppure un parcheggio attrezzato con servizi igienici per le centinaia di camion che vengono da tutta Europa per cui gli autisti fanno pipì dove capita”.
Tornando al crollo in borsa di Stellantis: come scrive Qui finanza, “Stellantis ha rivisto la guidance sui risultati del 2024 per rispondere ai pesanti problemi di performance in Nord America: un terremoto per il settore auto che però sta travolgendo tutti, anche in Europa. La crisi globale del settore si traduce in una previsione di mercato per il 2024 inferiore all’inizio dell’anno, mentre le dinamiche competitive si sono intensificate per effetto sia della maggiore offerta sia dell’accresciuta concorrenza della Cina”.
L’azienda prosegue la rivista specializzata “ha emesso un profit warning, segnalando difficoltà palesi ormai a tutti, e immediato è stato il crollo in Borsa: a Milano il titolo è sprofondato a -14,7%, innescando un effetto domino su altre società legate al gruppo Exor. Persino Ferrari ha visto un ribasso significativo, contribuendo a una perdita complessiva stimata in 10 miliardi di dollari per l’intero comparto automobilistico globale”.
Del resto, Stellantis ha deciso per una riduzione delle consegne di più di 200mila auto nel secondo semestre del 2024 – un incremento rispetto alla riduzione di 100mila riflessa nella precedente guidance – rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, un aumento degli incentivi sui modelli del 2024 e – spiega in una nota – degli anni precedenti e iniziative di incremento della produttività che contemplano aggiustamenti sia sui costi che sulla capacità produttiva.
Dopo il crollo in Borsa, e un futuro sempre più in bilico, il governo di Giorgia Meloni ha chiesto risposte immediate a John Elkann, presidente del gruppo, e a Carlos Tavares, per chiarire il futuro del piano industriale e soprattutto fornire garanzie sui posti di lavoro in Italia. Tavares interverrà in audizione in Commissione Attività Produttive, Commercio e Turismo, della Camera il prossimo 11 ottobre alle ore 13.
In serata è arrivata la replica di Stellantis.
“Stellantis sta portando avanti, con impegno, un dialogo e un confronto aperto e costruttivo con tutti gli stakeholder per affrontare la complessa congiuntura del settore, in Italia e negli altri mercati. Il report pubblicato oggi da Fim Cisl è un utile strumento di analisi e monitoraggio. Tuttavia, i dati della produzione negli stabilimenti situati nel nostro Paese, riferiti nel report, restituiscono una visione parziale se non collocati all’interno di una dinamica più ampia”.
“Ad esempio, sarebbe utile, ai fini di una rappresentazione più completa e utile – spiega l’azienda – ricordare tutti gli elementi di competitività, quali il costo dell’energia, il costo del lavoro, la produttività. Tutto questo, in una congiuntura del tutto peculiare di transizione all’elettrico, in cui è necessario offrire ai clienti vetture più accessibili. Un’analisi di questo tipo consentirebbe di promuovere un ragionamento di politica industriale più maturo che è fondamentale per ottenere i risultati a cui tutti gli stakeholder del settore automotive ambiscono”. (
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- STELLANTIS: CROLLA PRODUZIONE E TITOLO IN BORSA.
SEVEL DI ATESSA -10%, CRISI MAGNETI MARELLICHIETI - "Profondo rosso" per la produzione di Stellantis nei primi 9 mesi del 2024: dopo tre anni di crescita il dato è negativo sul 2023 con 387.60...