STELLANTIS: TAVARES VUOLE PIU’ INCENTIVI ALL’ELETTRICO, URSO CONTRATTACCA, OMBRE SU AUTOMOTIVE

5 Febbraio 2024 11:43

Regione - Economia

L’AQUILA – Lo scontro tra Stellantis con il suo ad Carlos Tavares e il ministro delle imprese  Adolfo Urso, sugli incentivi statali all’auto elettrica, getta ombre sull’intera automotive italiana, compresa in prospettiva quella degli stabilimenti di Atessa, motore economico dell’Abruzzo, nonostante lo stesso Tavares il 24 gennaio nella sua visita abbia esaltato il ruolo dello stabilimento nella strategia del gruppo per diventare leader nel mercato dei veicoli commerciali leggeri a livello globale, in termini di tecnologia, produzione, quota e redditivi”. Ma a Pomigliano e Torino, punte di diamante di un gruppo da 86.000 dipendenti, più coinvolte nella produzione elettrica, invece la preoccupazione cresce.

Il governo ha messo sul tavolo 950 milioni di incentivi per le auto elettriche, che segnano il passo, ritenute però non sufficienti

Proprio ad Atessa Tavares aveva detto che il governo deve “impegnarsi di più a proteggere l’occupazione del settore auto, e non cercare capri espiatori e attaccare Stellantis mentre si cerca di evitare di assumersi la responsabilità del fatto che, se non si danno sussidi per l’acquisto di veicoli elettrici, si mettono a rischio le fabbriche italiane”.

Per poi aggiungere nei giorni successivi: “il mercato dei veicoli elettrici in Italia è molto, molto piccolo. E questa è una conseguenza diretta del fatto che il governo italiano non sovvenziona l’acquisto di veicoli elettrici”.  Del resto “senza incentivi l’elettrico è insostenibile. Sappiamo che la tecnologia EV è il 40% più costosa dell’Ice. Se vogliamo rendere gli EV accessibili dobbiamo digerire il 40% del costo addizionale”.





Infine: “L’Italia spende molti meno soldi di qualsiasi altro paese per supportare le auto elettriche. Se si vogliono produrre 1 milione di auto in Italia bisogna incentivare le auto prodotte in stabilimenti come quello di Mirafiori”.

Urso non si è fatto intimorire, in un Paese che prima della fusione, al gruppo Fiat dal 1975 al 2012 ha elargito 220 miliardi di soldi dei contribuenti, ma con l’occupazione che è progressivamente scesa.

“L’Italia dei sussidi è finita  – ha detto il ministro -, e l’ipotesi di dire dateci più soldi non funziona più, il 40% di incentivi negli anni scorsi è andata a Stellantis e di questi la metà sono finite a macchine prodotte all’estero e importate in Italia ora si faccia il contrario”.

Ha poi aggiunto che “nei diversi incontri che ho avuto con Tavares ed Elkann erano state fatte due richieste esplicite: cambiare in maniera radicale il regolamento Euro 7 cosa che l’Italia ha fatto e pochi credevano che fosse possibile, e un piano incentivi significativo e straordinario, lo abbiamo mantenuto”.

“Adesso – si chiede il ministro – qual è la terza richiesta che ci arriva? Se Tavares o altri ritengono che l’Italia debba fare come la Francia che recentemente ha aumentato i diritti di voto in Stellantis, se vogliono una partecipazione attiva per far valere le ragioni dei cittadini italiani e del settore all’interno della multinazionale ce lo chiedano e possiamo ragionare”.





Ed anche altre dichiarazioni di Urso sono state meno concilianti: “dobbiamo intenderci, se a dicembre la Volkswagen ha superato nelle vendite in Italia Stellantis, se i cittadini italiani hanno preferito acquistare un’auto prodotta all’estero, piuttosto che una fatta in Italia, a fronte di condizioni di mercato e incentivi simili, il problema non è del governo ma dell’azienda. Sarà un problema di marketing? Di modelli appetibili? Ma è un problema dell’azienda che evidentemente ha bisogno di rivedere le proprie politiche”.

Le opposizioni Pd e M5s spingono intanto nell’ingresso dello Stato nel capitale della società per pareggiare le quote dello Stato francese, che al momento detiene il 6,1% del gruppo attraverso la banca pubblica Bipfrance, ma servirebbero almeno 6 miliardi di euro che il governo di Giorgia Meloni non sarebbe intenzionata a tirare fuori.

Oggi il gruppo ha sei stabilimenti: a Modena, Cassino, Mirafiori, Pomigliano, Melfi e Atessa  che hanno prodotto 521.104 auto, mentre oltre 230mila veicoli commerciali sono usciti dallo stabilimento abruzzese di Atessa.

 

 

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