L’AQUILA – Comparirà domani dal giudice per le indagini preliminari del tribunale dell’Aquila il 56enne Davide Lanciani, accusato di aver ucciso ieri suo fratello Stefano Lanciani, 60enne, dopo averlo aggredito e investito ripetutamente con l’auto in via Peltuinum a Pettino, teatro di un dramma familiare per motivi di eredità.
Infatti è prevista la convalida del fermo di polizia giudiziaria e l’interrogatorio di garanzia in occasione del quale l’accusato potrà spiegare le ragioni del suo gesto folle, mentre è stata anche ordinata l’autopsia che verrà eseguita domani dal dottor Cristian d’Ovidio.
L’accusa è pesantissima, ovvero omicidio volontario con l’aggravante del rapporto di parentela oltre all’uso di strumenti atti a offendere, ovvero un martello. Ma il pm Roberta d’Avolio potrebbe contestare anche altre aggravanti in occasione dell’udienza.
Nel frattempo i carabinieri stanno ascoltando i testimoni, in particolare i due allievi marescialli che hanno bloccato l’accusato visto che erano casualmente in zona e una persona che avrebbe anche realizzato un filmato sulla tragedia. Sequestrate anche le auto dei due fratelli.
Stefano, in particolare, era uno stimato docente dell’Istituto tecnico industriale dopo aver lavorato anche all’Istituto Cotugno mentre il presunto assassino è dipendente di Thales Alenia Space, due persone, originarie del Lazio, finora dalla vita tranquilla che mai nessuno avrebbe immaginato essere al centro di una siffatta vicenda.
Inizialmente si era pensato a uno speronamento tra le auto dei due fratelli, una Volkswagen Polo e una Panda gialla, nei pressi di casa del minore, dove i due avevano deciso di incontrarsi.
Invece, stando agli accertamenti, i due avrebbero avuto un’accesa discussione in strada, un litigio violento durante il quale l’aggressore avrebbe colpito il fratello con un martello. A causa del colpo ricevuto, Stefano Lanciani sarebbe caduto a terra e a quel punto il fratello Davide lo avrebbe travolto con la sua auto in uno scontro che ha coinvolto anche un terzo veicolo.
Nella colluttazione, la vittima è rimasta agganciata all’auto dell’aggressore che, saltando un muretto di cinta, è finita in una stradina privata. Di qui, il tentativo di fuga di Davide Lanciani che è stato fermato da due allievi della Guardia di Finanza.
Davide ha avuto poi un malore ma si è ripreso e adesso è in carcere in attesa di un colloquio con i suoi legali e poi dall’interrogatorio dal gip.
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