SUPERBONUS SISMA: IN ABRUZZO VENTI DI RIVOLTA, COSTRUTTORI E SINDACI, “GOVERNO FERMA RICOSTRUZIONE”

28 Marzo 2024 12:17

Regione - Politica

L’AQUILA  – Il decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri nella serata del 26 marzo, che depotenzia ulteriormente il superbonus, e cancella con un tratto di penna anche le agevolazioni per l’efficientamento energetico e messa in sicurezza per i territori colpiti dai terremoti e in fase di ricostruzione, alimenta venti di guerra anche in Abruzzo, con i costruttori e i sindaci già sulle barricate, con bordate già lanciate dall’Ance e dall’Anci regionali al governo di Giorgia Meloni, di Fid, e del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, della Lega, non rassicurati certo dalle imbarazzate prese di posizione, che chiedono al governo “amico” un passo indietro, da parte del presidente della Regione Marco Marsilio, del sindaco Pierluigi Biondi, e dei vari parlamentari del centrodestra.

Tuona ad esempio Enrico Ricci, presidente regionale dell’associazione nazionale dei costruttori edili: “Il testo ad oggi disponibile, arriva come un fulmine, seppur non possiamo dire a ciel sereno perché già alle prese con uno scenario in continua involuzione che aveva inficiato il buon andamento dei lavori e messo in pericolo la tenuta delle imprese oltre che attaccare la valenza del bene casa ed innescare paradossali contenziosi tra vittime del sistema. Pensavamo così di aver esaurito il giro sulle montagne russe ma, purtroppo, siamo stati smentiti perché il Decreto spazza via anche le legittime aspettative per i nuovi lavori da parte di coloro che speravano di poter ricostruire la propria abitazione danneggiata dal sisma, per l’eliminazione delle residue fattispecie per le quali risultava ancora vigente l’esercizio delle opzioni per il cosiddetto sconto in fattura o per la cessione del credito, in luogo delle detrazioni”.

Prosegue Ricci: “da parte nostra, abbiamo sempre mostrato un approccio collaborativo e di comprensione per la messa punto, prima, e poi per la chiusura ordinata della stagione superbonus, visto il nuovo orientamento del Governo, e le imprese, nonostante tutti gli ostacoli, stavano operando con grande senso di responsabilità per portare avanti i lavori.
Fino al mese scorso, avevamo continuato a sostenere la necessità di prevedere una exit strategy adeguata, nel rispetto degli accordi assunti tra le parti, in modo da poter concludere i lavori in avanzato stato di definizione al 31 dicembre 2023, mentre, ora, ci ritroviamo davanti uno scoglio insormontabile perché, di fatto, si condannano i Crateri a scontare una pena che ha il sapore della beffa. Questo è un ardire incauto, un modus operandi che abbiamo sempre stigmatizzando reclamando una programmazione seria e trasparente della procedura nel rispetto dei molteplici interessi meritevoli di tutela coinvolti, primo fra tutti la credibilità delle istituzioni”.





E conclude: “lanciamo un appello al buon senso affinché il Governo faccia un passo di lato, se non indietro, per cancellare una previsione scellerata che, nel maldestro tentativo di salvare i conti pubblici, sancisce, di fatto, la resa dello Stato di fronte al terremoto. In tal senso, ci siamo subito attivati per sensibilizzare i rappresentanti politici ed istituzionali ai vari livelli, abbiamo trovato ampia condivisione di intenti e rassicurazioni circa l’intensa attività in corso per stralciare, sin da subito, l’infausta previsione per i Crateri.”

Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente Anci Abruzzo e coordinatore delle quattro Anci regionali Lazio, Abruzzo, Marche e Umbria del cratere sismico 2016, Gianguido D’Alberto, sindaco di Teramo, che dice senza mezzi termini: “la decisione improvvisa del Governo, assunta ancora una volta senza confrontarsi con le realtà locali, di intervenire sul cosiddetto Superbonus eliminando tutti i benefici, e questo anche per le aree del cratere, rischia di avere effetti pesantissimi sulla ricostruzione”.

“Con questo provvedimento, sul quale si è intervenuti ancora una volta con un decreto legge, vengono ignorate le aree del cratere e la fiducia delle nostre comunità – prosegue D’Alberto – per questo, chiediamo con forza al Governo di tornare immediatamente sui propri passi. In caso contrario rischiamo che la ricostruzione, che oggi è finalmente entrata in una fase decisiva, grazie all’enorme lavoro messo in campo dalla struttura commissariale, in continuità tra l’ex commissario Giovanni Legnini e l’attuale commissario Guido Castelli, con la spinta decisiva dei sindaci, si blocchi nuovamente. Come primi cittadini, nel ribadire che la ricostruzione del Centro Italia deve restare prioritaria nell’agenda di Governo, non siamo disposti ad accettare questa situazione e se non si dovesse modificare il Decreto siamo pronti a mobilitarci a difesa delle nostre comunità”.

Il Presidente Anci Abruzzo, invita così i parlamentari delle quattro regioni del cratere a far sentire la voce dei territori, sottolinea come lo stop a cessioni del credito e sconti in fattura per le zone colpite dal terremoto del 2016 rappresenterebbe una mannaia per cittadini e imprese, come peraltro rilevato dalle stesse associazioni del settore edile.

“Senza lo sconto in fattura e la cessione del credito in moltissimi casi sarà praticamente impossibile proseguire sulla strada della ricostruzione – prosegue D’Alberto – in quanto verrà a mancare la copertura economica completa degli interventi. Quando si prendono provvedimenti che vanno ad incidere così pesantemente sulla ricostruzione non si può evitare il confronto con le realtà locali, con le parti sociali, con quelle comunità con le quali sono stati assunti impegni importanti. La fiducia dei cittadini verso le istituzioni deve trovare dei riscontri concreti. Con questo decreto legge quella fiducia non può che venir meno e come sindaci, per le nostre comunità, non possiamo permetterlo”.





Ma Giancarlo Giorgetti, non ha intenzione di fare passi indietro, e nella conferenza stampa in cui ha illustrato le “misure urgenti” sul Superbonus, ha detto che la misura del secondo governo di Giuseppe Conte, ha fatto si che spesa si completamente fuori controllo e ha oramai superato i 150 miliardi di tasse che non saranno riscosse, perché andranno coprire con il meccanismo dei crediti fiscali i costi degli interventi edilizi, a soprattutto non si non si sa di quanto ancora la spesa crescerà con i crediti fiscali ancora non emersi.

Il primo marzo, l’Istat ha detto che il deficit è di oltre 40 miliardi superiore al previsto (7,2 per cento), ma quel dato è già superato perché il contatore continua a macinare debiti man mano che vengono caricate sulla piattaforma dell’Agenzia delle entrate le fatture relative al 2023.

Lo scopo per Giorgetti è “chiudere definitivamente l’eccessiva generosità di una misura che ha causato gravi problemi della finanza pubblica”, e aggiungendo “il fatto che introduciamo delle norme di monitoraggio testimonia il fatto che queste misure sono nate in moto totalmente scriteriato e hanno prodotto risultati devastanti”.

 

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