SVIMEZ: IN ABRUZZO SALE NUMERO DEI POVERI, ANCHE CON REDDITO CITTADINANZA ED EMERGENZA

di Azzurra Caldi

31 Luglio 2021 07:53

Regione - Abruzzo, Economia

L’AQUILA – Cresce il numero delle persone in povertà nonostante l’incremento delle misure di contrasto, come Reddito di Cittadinanza e Reddito di Emergenza.

È quanto emerge dal Rapporto Svimez 2021 “L’economia e la società del Mezzogiorno”, presentato nei giorni scorsi alla Camera dei deputati.

Solo in Abruzzo, nel 2020, sono stati 30.952 i nuclei familiari beneficiari di reddito o pensione di cittadinanza (23.329 nel 2019), per un totale di 66.861 persone coinvolte, per un importo mensile medio di 494,45 euro. I nuclei familiari che hanno ricevuto il reddito di emergenza sono invece 5.868.

In generale, nel 2020 in presenza di una decisa contrazione dei redditi da lavoro parzialmente compensata, come visto, da un forte aumento dei trasferimenti sociali l’incidenza della povertà è aumentata in misura significativa passando dal 6,4% delle famiglie del 2019 al 7,7% mentre quella individuale è salita dal 7,7 al 9,4%. il reddito disponibile delle famiglie consumatrici nel 2020 e calato del 2,8%, quasi azzerando la crescita del biennio precedente.

Valori sostanzialmente simili si rilevano nelle regioni meridionali.

L’analisi a livello territoriale evidenzia un incremento più accentuato della povertà nelle regioni del Centro-Nord inizialmente colpite più duramente dall’emergenza sanitaria.





Nelle regioni meridionali, dove comunque l’incidenza della povertà assoluta resta su valori decisamente più elevati, ha probabilmente pesato anche la relativamente più elevata diffusione del reddito di cittadinanza. Circa il 40% delle famiglie (775 mila) e delle persone (2 milioni 259 mila) in povertà assoluta risiedono nelle regioni meridionali. Al Sud resta inoltre di oltre 4 punti più elevato il valore dell’intensità della povertà assoluta, cioè quanto la spesa mensile delle famiglie povere resta, in media, sotto la linea di povertà in termini percentuali (20,3% a fronte del 16,1% del Centro-Nord).

Nel Mezzogiorno l’incidenza della povertà assoluta tra le famiglie è salita dall’8,6% del 2019 al 9,4% mentre le persone che vivono in famiglie in povertà assoluta passano dal 10,1% all’11,1%. In valori assoluti sono circa 69 mila nuclei familiari e circa 188 mila individui in più rispetto all’anno precedente. Dopo la flessione del 2019 gli individui in povertà assoluta tornano sui livelli massimi raggiunti nel biennio 2017-18. Nell’ambito di un trend crescente territorialmente diffuso ma più accentuato per le regioni meridionali.

L’aumento della povertà assoluta nel Mezzogiorno nel 2020 interessa tutte le tipologie dei Comuni con un peggioramento più deciso nelle aree metropolitane nelle quali l’incidenza resta su livelli più elevati (11,1%). La povertà riguarda sempre più i giovani, che come abbiamo visto scontano le persistenti difficoltà di entrare sul mercato del lavoro: la quota di famiglie in povertà assoluta raggiunge nel caso di capo famiglia under 35 anni il 13,6% nel Mezzogiorno era al 12,9% nel 2019 e circa il 9% nel Centro-Nord.

Il peggioramento qualitativo del mercato del lavoro, dovuto alla crescente precarizzazione ha determinato, soprattutto, nel Mezzogiorno la crescita significativa della povertà assoluta anche tra le famiglie in cui la persona di riferimento è occupata. L’incidenza della povertà assoluta sale al Sud dal 6,7% del 2019 al 7,6%. Tra gli occupati l’incidenza della povertà cresce in misura più accentuata per gli indipendenti sia nel Mezzogiorno (dal 5,5% al 7%), sia nel Centro-Nord. Per i dipendenti nelle regioni meridionali l’incidenza sale dal 7,2% al 7,8%.

Andamenti contrapposti nelle due circoscrizioni si rilevano per le famiglie in cui la persona di riferimento è in cerca di occupazione. L’incidenza scende nel Mezzogiorno dal 20,4% al 18% e sale nel Centro-Nord dal 19% al 21,5%. Come ci si poteva attendere, le famiglie con persona dio riferimento ritirata da lavoro, e quindi titolare di un reddito protetto come quello da pensione, sono quelle con la minore incidenza di povertà (4,4%) e quelle che risentono meno dell’emergenza sanitaria per cui sono l’unico gruppo per il quale il valore resta quasi stabile (4,3% nel 2019). Peggiora invece decisamente la situazione degli altri inattivi fortemente cresciuti nel corso del 2020 per la flessione della domanda di lavoro che risentono delle crescenti difficoltà di accesso al mercato del lavoro. Tra questi l’incidenza della povertà sale nel Mezzogiorno dal 14,5% al 17,5% e nel Centro-Nord dall’11,4% al 13,5%.

Con l’anno 2020 si conclude il primo triennio di attivazione di politiche nazionali volte specificamente a contrastare la povertà. Nel gennaio 2018 è stato introdotto il Reddito di Inclusione (ReI) che si è esaurito ad agosto 2020; ad aprile 2019 è stato avviato il Reddito/Pensione di Cittadinanza (RdC/PdC); a maggio 2020, infine, il Reddito di emergenza (REm), che ha requisiti meno stringenti rispetto al RdC per tutelare chi ne è rimasto escluso e non ha diritto alle altre indennità, nella situazione emergenziale legata al COVID-19. In alcuni mesi del 2020 tutti e tre gli strumenti hanno convissuto contemporaneamente.

Il Reddito di Cittadinanza è la misura di contrasto alla povertà più consistente degli ultimi anni, sia in termini di individui coinvolti, sia in termini di importi erogati. Istituita dal decreto-legge n. 4 del 28 gennaio 2019, essa è stata oggetto di ampio dibattito istituzionale e mediatico.





Nel 2020 il Reddito/Pensione di Cittadinanza ha interessato complessivamente circa 1,6 milioni di nuclei familiari, pari a poco meno di 3,7 milioni di individui; sono nuclei con in media 2-3 componenti, dato che si allinea ai valori medi nazionali del periodo 2018-2019 sulla composizione familiare pubblicati dall’ISTAT. L’incidenza maggiore, per quanto riguarda i nuclei, è stata registrata nelle regioni del Sud (60%), rispetto al Centro Nord.

In base all’ultimo Osservatorio INPS (9 giugno 2021), il REm (qui si considera il REm DL 41/2021) è stato erogato, almeno per una mensilità a circa 482 mila nuclei (di cui il 54% al Sud), coinvolgendo complessivamente 1 milione 100 mila individui, con un importo medio mensile di circa 548 euro.

Nel mese di dicembre 2020 il RdC/PdC e il REm hanno raggiunto insieme quasi 1,6 milioni di nuclei familiari, mentre nel marzo 2021 si è registrato il picco di quasi 1,8 milioni di cui il 50-55% al Sud.

Nel corso del 2020 in base ai 4 decreti emanati i nuclei percettori di almeno una mensilità sono stati circa 630 mila di cui 340 mila nel Mezzogiorno. Le persone coinvolte circa 1 milione 450 mila di cui 850 mila nel Mezzogiorno. Le famiglie coinvolte nel 2020 nel Mezzogiorno sono circa l’11% del totale delle famiglie (2,8% nel Centro-Nord). Nel complesso nel 2020 per il RDC/PDC la spesa erogata è stata di 7,2 miliardi mentre circa un miliardo è stato erogato come Reddito d’emergenza. Considerando gli importi medi più elevati gli importi erogati nel Mezzogiorno sono intorno al 64% per il reddito di cittadinanza e del 56% per il REM per un totale di circa 5 miliardi.

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