L’AQUILA – “Le condizioni di salute della vittima sono migliorate, tanto che l’iniziale prognosi riservata è stata sciolta, si prevede una guarigione in tempi relativamente brevi. Per il momento la donna rimane ricoverata in ospedale all’Aquila. Anche il marito, unico indagato e presunto responsabile dell’aggressione, ha ripreso conoscenza e resta piantonato presso lo stesso nosocomio. Nei prossimi giorni è prevista l’udienza di convalida dell’arresto”.
È quanto viene comunicato in una nota diffusa dal Comando provinciale dei carabinieri dell’Aquila in merito alla vicenda del tentato femminicidio-suicidio accaduto ieri pomeriggio a Capestrano, in provincia dell’Aquila.
Coltellate vibrate con cieca violenza sul corpo della compagna, con il movente della gelosia, poi il tentato suicidio, ingerendo farmaci. J.B, 36 anni di origini macedoni muratore e barista saltuario, è piantonato in stato di arresto nell’ospedale San Salvatore, con l’accusa di tentato omicidio; la compagna, S.B. di 34 anni anche lei macedone, addetta delle pulizie, è stata colpita ben dieci volte con un coltellaccio da cucina, al torace, al collo, alle gambe e alla schiena. Senza pietà.
Le indagini, svolte dai carabinieri della compagnia di Sulmona e coordinate dalla procura della Repubblica dell’Aquila, proseguono per stabilire esattamente le cause e le dinamiche dell’accaduto.
Il comandante provinciale, colonnello Nicola Mirante, interviene personalmente sulla vicenda e assicura “che l’istituzione sosterrà ogni sforzo utile ai fini delle investigazioni”.
Allo stesso tempo, anche in coincidenza della giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, fissata per il prossimo 25 novembre, fa appello “alla sensibilità di chiunque a denunciare/segnalare ai presidi dell’Arma, capillari sul territorio della provincia, o tramite chiamata al 112, casi di violenza in danno di qualsiasi persona vulnerabile o che, come in molti casi, vedono le donne vittime di gravi forme di violenze che si manifestano sotto le diverse forme: fisiche, economiche, sessuali, persecutorie e psicologiche”.
“Queste ultime più subdole, difficilmente constatabili rispetto a quelle fisiche, ma in pari misura fonte di sofferenza e conseguente danno, e che talvolta vedono le vittime spesso inconsapevoli rispetto a ciò che sta loro accadendo. La denuncia è in sostanza sempre l’arma vincente”, conclude.
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