L’AQUILA – Trent’anni per la ricostruzione.
“Un termine che, all’epoca, ricordo Gianni Letta che ne parlava, ci faceva drizzare i capelli. Ma in realtà, quando hai a che fare con un terremoto così devastante che ha riguardato direttamente 57 comuni e indirettamente un altro centinaio, che ha colpito il capoluogo con un centro storico così ricco di beni culturali vincolati, è un tempo nella norma. Accettabile o meno, è un altro discorso”.
Pensa ai quindici anni trascorsi dal sisma il sindaco dell’Aquila Pierluigi Biondi.
Nel 2009 era primo cittadino di Villa Sant’Angelo, paesino a una quindicina di chilometri; alla guida dell’Aquila è dal 2017.
“Bisogna dire che dopo due o tre anni era stata ultimata la ricostruzione leggera, quasi ultimata quella delle case non particolarmente danneggiate fuori dai centri storici. Oggi è quasi ultimata anche la ricostruzione privata nel centro”.
Differenze rispetto a cinque anni fa? “Assolutamente si, per noi ogni anno equivale a un secolo. Non solo per l’intensità del lavoro, delle sollecitazioni, ma anche per i progressi. Riaprono palazzi, chiese, Palazzo Margherita, il Palazzo di Città inaugurato a dicembre. E vediamo cantieri che si avviano, spazi di socialità, impianti sportivi”.
L’edilizia scolastica, “è culminata con una delibera Cipes che ha stanziato ulteriori 33 milioni per la sola L’Aquila: puntiamo a restituire scuole vere entro la fine del mandato”. È normale che, “se vogliamo vedere completati scuole, pavimentazioni, sottoservizi, pubblica illuminazione, ci vorrà tempo. È una questione di regole, e di capacità della macchina pubblica: ci vorrebbero il triplo dei dipendenti”.
“La storia della ricostruzione – prosegue Biondi – è ‘stop and go’: sono cambiati tanti governi e ogni volta cambiava il referente. Finalmente da un anno e mezzo c’è un governo che ha una prospettiva di legislatura, il dialogo è proficuo con risposte immediate alle nostre esigenze”.
“Non nego di essere uomo di partito – aggiunge il sindaco di FdI – Sono quasi da quarant’anni in politica, ma ciò non mi impedisce di dire sempre quello che penso. Oggi il rapporto privilegiato con il presidente del Consiglio, eletta in questa città, e la conoscenza diretta con gran parte del governo, aiuta: non perché ci sia una benevolenza assistenzialistica, ma perché credo che la serietà degli aquilani nelle rivendicazioni sia ascoltata senza pregiudizi. Noi abbiamo sempre fatto battaglia non solo per L’Aquila, ma anche per gli altri comuni e ci sono sindaci di centrodestra e di centrosinistra, civici che aiutiamo indifferentemente. Stiamo operando molto bene con l’attuale governo, con il commissario del sisma del Centro Italia, con cui su alcuni fronti lavoriamo gomito a gomito, molto bene con la struttura di missione”.
“Dico sempre che l’Aquila è un esempio: se ce l’abbiamo fatta qua, ognuno può essere fiducioso nel momento in cui si trova ad affrontare un momento di crisi profonda come il nostro. Possiamo dire che L’Aquila va presa a modello, perché qui abbiamo sperimentato procedure, norme, abbiamo fatto errori importanti che non vanno ripetuti, ma abbiamo avuto anche intuizioni che vanno replicate”.
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