L’AQUILA – La terra continua a tremare in Italia dove nel giro di poche ore si sono registrate scosse di terremoto in Sicilia, tra Marche e Abruzzo, Liguria ed Emilia.
La prima, di magnitudo 3.6, è stata registrata alle 4.21 a Paternò (Catania); a seguire un’altra di 4.1 è stata registrata alle 12.24, con epicentro a Folignano, in provincia di Ascoli Piceno, al confine con l’Abruzzo, ad una profondità di 24 chilometri. Alla prima scossa ne sono seguite in pochi minuti altre due di magnitudo 3.6 e 2.0, sempre nell’area di Folignano, a seguire una quarta scossa di magnitudo 2.5 stata registrata dalla rete Ingv con epicentro a 3 km da Civitella del Tronto, in provincia di Teramo, alle 12:35.
Le prime due scosse, le più forti, sono state avvertite distintamente anche nel Teramano. A Teramo città evacuate le scuole primarie, come pure in alcuni paesi della provincia.
Dalle prime verifiche effettuate, informa il Dipartimento della Protezione civile, non sono stati segnalati danni a persone o cose. Anche i vigili del fuoco al momento non hanno ricevuto richieste di intervento o segnalazioni di danni. Un elicottero sorvolerà tra poco la zona per una verifica della situazione dall’alto.
Sospesa la circolazione dei treni lungo la linea ferroviaria Ascoli Piceno-Porto d’Ascoli, fa sapere Trenitalia. Non ci sono convogli fermi lungo la linea. Si sta predisponendo il servizio sostituivo con autobus. In corso di approntament una squadra di tecnici per verifiche della linea ferroviaria.
Poi è toccato alla Liguria, anche qui una scossa di magnitudo 4.1 è stata registrata alle 15.39, a 2 km da Bargagli (Genova).
Dopo la scossa, la sala operativa della Protezione civile della Liguria ha cominciato ad eseguire tutte le verifiche necessarie ed è in contatto con il Dipartimento nazionale. Da un primissimo monitoraggio non risultano danni a edifici e persone. Sono comunque in corso tutti i contatti per gli approfondimenti.
Infine, sono state registrate due scosse di terremoto sull’Appennino tosco-emiliano a distanza di circa un minuto l’una dall’altra.
L’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) rileva una scossa di magnitudo 3.8 a otto chilometri da Pievepelago, in provincia di Modena, poco prima
delle 17.50, a una profondità di 14 chilometri. La seconda è stata di magnitudo 3.2 a otto chilometri da Fosciandora, in provincia di Lucca, a una profondità di 13 chilometri, a poca distanza dalla prima. La scossa è stata avvertita ma al momento non risultano segnalazioni di danni.
Sono troppo distanti per avere un collegamento fra loro, i terremoti che a distanza di poche ore hanno scosso Sicilia, Marche, Liguria ed Emilia Romagna, e
ognuno è stato generato da un meccanismo diverso.
“Non c’è alcuna relazione: le distanze fra i luoghi in cui sono avvenuti i terremoti sono di centinaia di chilometri perché possa esserci un nesso”, ha detto all’Ansa il sismologo Carlo Meletti, della sezione di Pisa dell’Istituto Nazionale di geofisica e Vulcanologia (Ingv).
“È curioso che dopo un periodo di apparente calma si siano verificati quattro terremoti un po’ più forti e avvertiti dalla popolazione”, ha aggiunto riferendosi al
fatto che “negli ultimi tre mesi abbiamo avuto in Italia solo una scossa di magnitudo superiore a 4: di fatto, avere due terremoti importanti nello stesso giorno è solo una variazione statistica”.
Vengono subito in mente i terremoti tipici dell’Appennino, ma questo è un sisma diverso: “è localizzato lungo la costa delle Marche, in una fascia esterna che ha una sua sismicità”, ha detto l’esperto. Si trova infatti in una zona compresa fra l’Appennino e la fascia esterna lungo la costa delle Marche, che una sismicità di tipo diverso.
“Il terremoto è stato generato da un meccanismo trascorrente, ossia dallo scorrimento laterale si strutture profonde”, mentre i terremoti appenninici sono di tipo distensivo e generati da strutture più superficiali.
Ha delle sue peculiarità anche il terremoto di magnitudo 4.1 avvenuto in Liguria, a Bargagli (Genova). “È una zona non molto sismica e nella quale non si sono rilevati storicamente terremoti troppo forti”.
Anche in questo caso il meccanismo è diverso da quello tipico dei terremoti dell’Appennino: “è infatti di tipo compressivo – ha detto Meletti – perché questa
zona della Liguria è nell’area di congiunzione fra l’Appenino a Est e l’arco alpino a Ovest”.
I terremoti più forti avvenuti in passato in questa zona hanno avuto una magnitudo fra 4 e 5.
Anche il terremoto di magnitudo 3,6 in Sicilia, a Paternò (Catania), ha caratteristiche particolari: sebbene sia avvenuto nell’area dell’Etna, è stato generato da un meccanismo indipendente dal vulcano e legato a faglie che si trovano nella zona.
“Paternò si trova in una zona alle pendici dell’Etna nella quale si sta rilevando una sismicità frequente da qualche settimana. Per questo – ha aggiunto il sismologo – non deve sorprendere”. A generare il terremoto “potrebbero essere state faglie sismogenetiche importanti che si trovano a Sud dell’Etna e indipendenti dall’attività del vulcano”.
Potrebbe invece essere un tipico terremoto dell’Appennino quello di magnitudo 3,8 avvenuto a Pievepelago (Modena), “sul crinale fra l’Emilia e la Garfagnana, una zona sismica ben conosciuta e della quale, purtroppo sappiano che ha una sismicità frequente”.
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