L’AQUILA – Sono molteplici i rilievi che la Procura della Repubblica dell’Aquila contesta ai quattro indagati nell’avviso di chiusura delle indagini in relazione alla tragedia del 18 maggio dello scorso anno quando, davanti alla scuola dell’infanzia Primo Maggio a Pile, il piccolo Tommaso D’Agostino è stato travolto e ucciso da un’auto che si è sfrenata.
Più in particolare a Radostina Zhorova Balabanova, che aveva imprudentemente fermato la sua Passat in un’ area esterna adibita a giochi, causando la tragedia, il pm, nel contestare l’omicidio colposo, sottolinea che avrebbe posteggiato la macchina per poi uscire senza azionare il freno di stazionamento, lasciando a bordo il figlio di 11 anni. Questi ha mosso la leva del cambio causando il movimento del veicolo che ha ucciso il bambino ferendone altri cinque di quattro anni.
A lei in modo diretto, e agli altri tre che concorrono nel reato di omicidio colposo, viene contestata l’aggravante 11 ter dell’articolo 61, ” di aver commesso un delitto ai danni di un soggetto minore all’interno o nelle adiacenze di istituti di istruzione o formazione”.
Solo alla bulgara 39enne, residente all’Aquila, sono poi contestati l’articolo 158 del Codice della Strada per il quale “dopo la sosta il conducente deve adottare le opportune cautele per evitare incidenti e impedire l’uso del veicolo senza il suo consenso”.
Come pure le viene contestato l’articolo 353 del regolamento di attuazione del Codice delle strada per il quale in caso di sosta si deve azionare il freno di stazionamento soprattutto in strade con forte pendenza. L’auto, infatti, ha preso velocità raggiungendo i 27 chilometri orari uccidendo il bimbo e ferendone altri.
Monia Lai, dirigente scolastica, aquilana, 48 anni, è accusata di avere omesso di rilevare l’inidoneità assoluta del documento di valutazione dei rischi redatto da Bruno Martini, aquilano, 60 anni, responsabile del servizio di prevenzione e protezione della scuola, non prendendo gli opportuni provvedimenti: secondo il pm Stefano Gallo il documento di Martini, neanche sottoscritto da Lai, sarebbe in aperta violazione dei contenuti prescritti dalla legge.
Sarebbe generico e standardizzato con indicazioni di attività e rischi addirittura non attinenti la scuola Primo Maggio e senza alcuna indicazione sulla gestione degli spazi esterni su cui insisteva la strada a elevata pendenza.
Sempre alla Lai sono contestate violazioni di regole di comune diligenza in quanto presente sui luoghi e per aver assistito al parcheggio indiscriminato di auto sulla strada in pendenza. Sarebbe stata quindi consapevole del fatto che l’area era protetta da una semplice recinzione e da un cancelletto progettato solo per impedire l’uscita dei bambini.
“Ometteva nel corso degli anni”, secondo il pm, “di porre in essere quanto di competenza per impedire parcheggio e sosta sulla discesa limitandosi a prevedere nel regolamento scolastico il divieto ad accompagnatori e visitatori degli alunni di accedere nel complesso scolastico, ma omettendo qualsiasi segnaletica di divieto di sosta e tollerando, senza intervenire, la inottemperanza del divieto”.
Il geometra Antonello Giampaolini, 60 anni, aquilano, responsabile comunale dell’edilizia scolastica, sarebbe accusato di aver fatto porre una recinzione inidonea alla condizione di spazio limitrofo a luogo di transito, valutando solo la necessità di contenimento e non quella di eliminare il rischio di investimento pur consapevole dei rischio elevato. La recinzione con cancelletto, realizzata in semplice lamierato, non prevedeva nemmeno la sistemazione su base solida come un muretto o cordolo.
In questo atto non sono citati il dirigente comunale Lucio Luzzetti e l’ex dirigente Enrica De Paulis, ora a Roma. Vuol dire che il pm ha chiesto per loro di archiviare.
Gli indagati, con accuse ancora tutte da provare, sono assistiti dagli avvocati Francesco Valentini, Mauro Ceci, Luisa Leopardi, Massimo Carosi, Antonella Pellegrini.
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