Riceviamo e pubblichiamo un’analisi sulle presidenziali Usa che hanno visto imporsi Donald Trump su Kamala Harris a firma di Alfonso De Amicis, storico esponente della sinistra di classe aquilana, tra i promotori del Comitato Popolare per la Difesa del Sistema Sanitario Nazionale, nato recentemente all’Aquila.
L’AQUILA – “I mass media si guadagnano da vivere vendendo al pubblico il mito dell’America. Questo è sempre stato vero. Ma le cose sono peggiorate. Laddove una volta si riusciva a trovare qualche voce che cercava di parlare onestamente di chi siamo come nazione e dei crimini compiuti in nostro nome, ora è quasi impossibile lottare contro il burlesque che si presenta come notizia”: sono parole illuminanti quelle di Chris Hedges, giornalista, scrittore ed ex corrispondente di guerra statunitense, specializzato in politica e società del Medio Oriente.
A mano a mano che le guerre provocate dal blocco occidentale per puntellare la sua crescente incapacità egemonica si rivelano un rimedio peggiore del male, aumenta il numero degli intellettuali liberale democratici che criticano le scelte delle élite americane e non solo. Più americane, anzi, visto la totale sottomissione dell’Europa agli Usa, anche a costo di risultare la prima vittima del dominio d’oltreoceano.
Tuttavia il dominio statunitense tramite le guerre e le rapine finanziarie, oltre alle guerre continue per procura, non ne hanno arrestato il declino. Continuano ad essere dominanti in una parte dell’Occidente, ma, per dirla con Gramsci, non hanno più una capacità egemonica.
Sono vittime del loro modo di accumulazione finanziaria. La loro forza produttiva è finita da tempo. Siamo di fronte ad un elenco impressionante di indicatori della profonda crisi della società americana. Aspettativa di vita più bassa e tasso di mortalità infantile più elevato rispetto a quello degli altri Paesi avanzati; un’alta percentuale di suicidio e omicidi di massa, nonché cittadini affetti da obesità e patologie relative; abbassamento del livello educativo; infrastrutture obsolete; una popolazione carceraria superiore a quella dei Paesi cosiddetti “totalitari”, calo della produzione industriale a conferma del fatto che il Paese produce meno di quanto consuma e vive di flussi di importazione finanziati dall’emissione di dollari, il che è possibile grazie al “signoraggio” del dollaro in quanto moneta che funge da riserva mondiale.
Questa è la fotografia degli States. Un Pese di “parassiti” che trovano più facile produrre valuta piuttosto che beni materiali e possono farlo a spese del resto del mondo. Questo modello di produzione neocapitalista ha prodotto una società con forti disuguaglianze, che ha scavato un abisso di odio e disprezzo reciproco fra un élite composta dal 30-40 per cento di benestanti super istruiti (fra i quali un’infima minoranza di super ricchi) e la massa del popolo.
Quest’ultimo fenomeno ha trasformato di fatto il sistema democratico in una oligarchia di censo, spazzando via i miti della meritocrazia, della mobilità sociale e del “diritto alla felicità”. In questa grande voragine della società americana è nato cresciuto e preso forma il trumpismo.
Donald Trump si era ripromesso di rinverdire il sogno americano con una nuova reindustrializzazione. Riportare le fabbriche negli stati profondi e rigenerare nuova occupazione. Ecco perché Trump non poteva non rivincere.
Sembra una storia hollywoodiana. Lo consacra eroe in casa, un salvatore della patria. Epperò dopo il periodo in cui fu eletto nel 2016 il mondo è molto cambiato. Nel frattempo la popolarità dei Brics è in linea con l’emergere collettivo del mondo.
Questi eventi, spesso vengono semplicemente esorcizzati. L’Occidente non ha ormai più nulla da insegnare. Sul piano economico certo, ma ancora meno sul piano etico e morale. Purtroppo per noi, però, lo scontro in corso tra il vecchio capitalismo di Trump e quello cosmopolita dei democratici è soltanto di metodo. Il secondo mandato di Donald ci induce a pensare che i cambiamenti saranno minimi.
L’élite al potere negli Usa, infatti, è convinta che l’ unica strada per fare uscire il Paese dall’angolo è la guerra.
L’uomo col ciuffo, forse (ribadiamo: forse), chiuderà la guerra in Ucraina – lasciando alla stupida Europa il sangue, le macerie e lo sperpero di denaro – ed intensificherà la questione in Medio Oriente a danno del Popolo Palestinese per prepararsi allo scontro con la Cina.
Download in PDF©