TUMORI: UN BAMBINO SU 5 IN ALTRA REGIONE PER CURARSI, IN ABRUZZO IL 58%, TASSI PIU’ ALTI AL SUD

18 Maggio 2024 07:13

Italia - Sanità

L’AQUILA – Mettono in valigia i loro sogni sospesi e partono con mamma e papà per curarsi lontano da casa.

È successo in 30 anni in un caso su 5 fra i giovani pazienti – bambini e adolescenti – colpiti da tumore. E la migrazione sanitaria in oncoematologia pediatrica verso ospedali al di fuori della regione di residenza è ancora un fenomeno diffuso, motivato da differenti ragioni. Accade più spesso di partire da Sud e Isole. Vuol dire affrontare anche un viaggio e la lontananza dagli affetti, oltre alla malattia. E il fenomeno sembra incidere anche sulla sopravvivenza.





È la fotografia che emerge da uno studio condotto da Aieop (Associazione italiana ematologia oncologia pediatrica) e pubblicato sull”Italian Journal of Pediatrics’.

La migrazione sanitaria ha coinvolto maggiormente pazienti affetti da tumori solidi rispetto a quelli con leucemie e linfomi. I flussi più corposi di migrazione hanno origine dal Sud e dalle Isole (dove il fenomeno interessa il 32% nel 2008-2017) più che dal Centro e dal Nord, con regioni che sono scese sotto la soglia del 10% e regioni nelle quali invece si registra ancora una migrazione per il 60% dei casi e più (Trentino Alto Adige 83,5%, Calabria 60,2%, Abruzzo 58,1%).

Nel panorama italiano la rete di centri coordinati da questa società scientifica è estesa su gran parte del territorio nazionale. Fanno eccezione regioni come la Basilicata, il Molise e la Valle d’Aosta, che non dispongono di centri Aieop, ma possono comunque contare su strutture geograficamente vicine a cui fare riferimento per i piccoli pazienti.

“Nonostante questa rete capillare e i passi avanti compiuti sul fronte della ricerca e della cura”, la migrazione sanitaria in questo campo continua.





L’indagine ne ha quantificato l’entità e la sua evoluzione negli ultimi 30 anni, provando ad analizzarne l’impatto. I dati di riferimento sono stati estrapolati dallo studio osservazionale-prospettico denominato ‘Modello 1.01’, attivo in tutti i centri Aieop, che consente di registrare tutti i casi di patologie oncoematologiche diagnosticate in età pediatrica nei centri della rete, in Italia. L’analisi si riferisce al periodo compreso tra il 1988 e il 2017 ed è stata effettuata su 41.205 pazienti registrati, con un’età compresa tra 0 e 20 anni al momento della diagnosi.

I risultati hanno documentato una migrazione extra-regionale nel 19,5% dei casi, evidenziando un trend in diminuzione: nel decennio 1988-1997 si attestava attorno al 23,3%, mentre nell’arco temporale compreso tra il 2008 e il 2017 il valore è sceso al 16,4%.

“La migrazione sanitaria in onco-ematologia pediatrica – spiega Arcangelo Prete, presidente di Aieop – è un fenomeno ancora presente in Italia, nonostante esista una rete che copre pressoché tutto il territorio nazionale. Non è tuttavia un fenomeno da demonizzare. Semplicemente le patologie che trattiamo sono molto rare e, per tale motivo, i pazienti necessitano di centri di alta specializzazione. Il ruolo della rete e dei centri regionali è quello di provvedere al corretto inquadramento dei pazienti e di valutare quali siano le situazioni che necessitino di essere prese in carico da centri con differente specializzazione extra regione. Il dato della differente mortalità, infatti, potrebbe essere correlato a un riferimento più tardivo dei pazienti verso centri specializzati o a situazioni di malattia avanzate già alla diagnosi. Stiamo lavorando per comprendere appieno questo fenomeno con l’unico obiettivo di garantire in Italia le cure migliori per i nostri pazienti”.

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