L’AQUILA – “Semplicemente il flusso turistico a L’Aquila e tornato al livello pre-covid, non è stato capitalizzato il vantaggio competitivo rappresentato dal fatto che nel 2021 e 2022, segnati dalla pandemia, si sono contratti, per cause di forza maggiore, i viaggi all’estero e nelle mete tradizionali. Ma i giudizi dei turisti che arrivano sono molto positivi, sull’accoglienza e sulla bellezza del territorio”.
L’analisi è di Daniel Franchi, 38enne originario di Gaeta, a L’Aquila dal 2015, docente e formatore in master universitari sul turismo, direttore del My suite, albergo alle porte della città, poco distante dal casello dell’Aquila ovest, di proprietà dell’imprenditore Roberto Tomei, titolare anche dell’hotel La compagnia del viaggiatore e del ristorante Spapizar. Un osservatore informato dei fatti, dunque, sull’andamento del turismo nel capoluogo, nel pieno della stagione, e che conferma che come accaduto per molte altre destinazioni italiane il boom di presenze del 2021 e 2022 non si è consolidato.
“Forse era inevitabile – spiega l’esperto -, o forse sarebbe stato utile per provare a capitalizzare l’incremento, una programmazione anticipata, ad esempio comunicando non ad agosto, ma già da giugno, alcune opportunità allettanti, come ad esempio le visite al Mammut al castello, o la navetta gratuita per Amiternum, e in generale tutto il palinsesto di eventi. Una vacanza viene programmata infatti in ampio anticipo, è cosa diversa da una gita fuori porta, decisa all’ultimo momento. Devo dire che comunque qualcosa è stato fatto ad esempio a Roma ci sono molti cartelli pubblicitari che promuovono il territorio aquilano, anche se questo da solo forse può non bastare”.
Altro aspetto interessante evidenziato da Daniel Franchi è che lo zoccolo duro del turismo in città è rappresentato dal segmento “corporate”, ovvero da coloro che viaggiano e dimorano per ragioni di lavoro.
“Abbiamo avuto molti clienti di questa tipologia, anche ad agosto, e questo è un dato da leggere positivamente perché rappresenta una garanzia. Per il resto si è tornati alla situazione pre-covid ma nel frattempo sono aumentate, e di molto, le strutture ricettive soprattutto quelle extra-alberghiere, fenomeno spinto anche dal boom di presenze che si è registrato nel 2021 e 2022. Abbiamo superato oramai il centinaio, che che è molto per una città delle dimensioni dell’Aquila”.
Tra le mete immancabili, oltre a quelle classiche dell’Aquila città, troviamo il Gran Sasso e l’altopiano di Campo imperatore, i borghi medievali a cominciare da Calascio e dal suo castello, ma anche le grotte di Stiffe, la chiesa di San Pellegrino a Bominaco, considerata la Cappella Sistina d’Abruzzo, la valle del Tirino e Capestrano, l’altopiano dei Navelli.
“Insomma – spiega l’esperto – le mete più gettonate sono quelle fotografabili ed è una tendenza che è in forte crescita negli ultimi anni: vado in un luogo per poterlo immortalare e condividerlo sui social perché le persone che mi seguono devono sapere che ci sono stato”.
C’è poi un aspetto molto incoraggiante: “posso testimoniare anche alla luce del confronto con i colleghi, che i feedback degli ospiti sono sempre molto positivi, e la valutazione non va alla sola struttura ricettiva, quanto al territorio, alla sua bellezza, alla natura, alla montagna e ai suoi borghi e poi c’è un grande apprezzamento per la qualità del cibo”.
Altro aspetto importante per comprendere la dinamica del mercato del turismo il capoluogo d’Abruzzo e quello dell’impatto degli eventi di punta a cominciare dalla Perdonanza celestiniana.
Ed è questo il giudizio di Daniel Franchi: “lo scorso anno la presenza di Papa Francesco ha sicuramente acceso i riflettori sulla Perdonanza. Ma posso testimoniare dal mio punto di osservazione che rimane ancora un manifestazione a carattere locale, moltissimi nostri clienti se non tutti non ne erano a conoscenza, non sono venuti qui per la Perdonanza, ma magari avranno in questi giorni l’occasione di scoprirla e apprezzarla. Del resto affermare un evento a livello nazionale e internazionale, comporta un lavoro lungo e paziente che, devo dire, si è cominciato a fare. Mi sono confrontato tempo fa con colleghi che operano a Perugia, dove l’Umbria jazz rappresenta un attrattore straordinario. Ma questo festival esiste da 50 anni, ed è decollato in termini di attrazione turistica solo nell’ultimo decennio”.
E aggiunge: “a mio modo di vedere la Perdonanza non deve essere una serie di concerti con posti limitati, occorre puntare con più decisione sull’aspetto spirituale, religioso e su quello storico. Il medioevo piace moltissimo. Ad Ibiza a maggio, dunque in bassa stagione, c’è una grande rievocazione del loro medio evo, che è stato arabo e musulmano, che attrae turisti entusiasti da tutto il mondo”.
Per quanto riguarda i luoghi di provenienza dei turisti, il bacino più forte rimane quello del Lazio, delle Marche e della Toscana, dall’estero maggiori presenze sono dalla Francia, dal Belgio, dalla Svizzera e dalla Germania, in particolare dalla Baviera. Una presenza importante rimane quella dei motociclisti anche se in calo rispetto agli anni precedenti, mentre il fenomeno interessante è una crescita dei ciclisti. Incide ancora poco o nulla, almeno a L’Aquila città, il turismo dei sentieri e dei cammini.
Nell’estate segnata dalle polemiche sui costi alti per alloggio e ristorazione, e sugli scontrini pazzi, rivela Franchi: “nelle strutture che dirigo, come in moltissime altre, i costi sono più bassi rispetto all’anno scorso. Del resto è una legge di mercato: l’offerta si adegua al diminuire della pressione della domanda. E per quanto riguarda la ristorazione molti giudizi positivi dei nostri clienti sono fondati sul fatto che il conto è decisamente inferiore rispetto ad altre località turistiche. E non è un qualcosa di scontato, perché i costi di gestione a causa dell’inflazione sono aumentati per le strutture ricettive, in particolare per gli alberghi, in due anni si è avuto un incremento superiore al 15%”.
Infine una valutazione sul centro storico dell’Aquila, e sul dibattito sullo spettro della turistificazione: “L’Aquila rappresenta davvero un unicum: è una città svuotata da un terremoto e che poi si sta ricostruendo e reinventando. Il rischio di un eccesso di turismo esiste, indubbiamente, nel medio lungo periodo, come avviene in tante altre città. Serve equilibrio, come in ogni cosa, e gestire i processi: è fondamentale che il centro storico torni ad essere abitato, tenuto conto che questo è anche un valore aggiunto per l’attrattività turistica. Il visitatore apprezza una città viva, vera, con negozi e botteghe, una quotidianità tangibile, non bastano certo i soli locali serali della movida”.
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