ROMA – Nessuna tregua neanche a Natale: è di 58 feriti e 10 morti il bilancio dell’ultimo bombardamento di Kherson da parte delle forze russe. Lo ha annunciato il capo dell’amministrazione militare regionale di Kherson, Yaroslav Yanushevych, citato da Ukrinform.
“In questo momento, siamo a conoscenza di 68 vittime civili (tra morti e feriti, ndr) a seguito dell’attacco odierno degli occupanti russi nella regione di Kherson, di cui 10 morti”, ha detto Yanushevych. Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba accusa: “Attacco terroristico russo uccide i civili a Kherson la vigilia Natale”.
Nelle ultime 24 ore, dice il governatore della regione, Yanushevych, le truppe russe hanno bombardato la regione 74 volte. Il presidente ucraino Zelensky, parla di “terrorismo” da parte dei russi. “Non è una guerra secondo le regole definite, è terrorismo, è uccidere per intimidire e per piacere”, ha detto.
Tre persone invece sono morte in un attacco di un drone ucraino a un aeroporto militare nella regione russa di Saratov sventato dalle difese aeree di Mosca, ha dichiarato oggi il ministero della Difesa russo. “Il veicolo aereo senza pilota ucraino si stava avvicinando all’aeroporto di Engels a bassa quota”, si legge in un comunicato citato dall’agenzia Tass. Tre membri del servizio tecnico russo all’aeroporto hanno subito ferite mortali a causa della caduta di frammenti di drone”, ha aggiunto il dicastero.
“Dio illumini chi può far tacere le armi. ‘Si preferisce seguire altre logiche, è una guerra insensata”
Parlando della guerra in Ucraina, Papa Francesco, nell’Urbi et Orbi, ha fatto riferimento anche alla crisi del grano. “Pensiamo alle persone che patiscono la fame, soprattutto bambini, mentre ogni giorno grandi quantità di alimenti vengono sprecate e si spendono risorse per le armi. La guerra in Ucraina ha ulteriormente aggravato la situazione, lasciando intere popolazioni a rischio di carestia, specialmente in Afghanistan e nei Paesi del Corno d’Africa. Ogni guerra, lo sappiamo, provoca fame e sfrutta il cibo stesso come arma, impedendone la distribuzione a popolazioni già sofferenti”.
Il Papa ha allora lanciato un appello: “In questo giorno, imparando dal Principe della pace, impegniamoci tutti, per primi quanti hanno responsabilità politiche, perché il cibo sia solo strumento di pace. Mentre gustiamo la gioia di ritrovarci con i nostri cari, pensiamo alle famiglie che sono più ferite dalla vita, e a quelle che, in questo tempo di crisi economica, fanno fatica a causa della disoccupazione e mancano del necessario per vivere”.
Non c’è solo la guerra in Ucraina perché “il nostro tempo sta vivendo una grave carestia di pace anche in altre regioni, in altri teatri di questa terza guerra mondiale”, ha detto il Papa nell’ Urbi et Orbi. Il Pontefice ha citato la Siria, “ancora martoriata da un conflitto che è passato in secondo piano ma non è finito”.
Poi il Libano “perché possa finalmente risollevarsi, con il sostegno della comunità internazionale”. Preoccupazione è stata espressa anche per il Sahel, lo Yemen e per “le tensioni politiche e sociali” nel continente americano, “penso in particolare alla popolazione haitiana che sta soffrendo da tanto tempo”.
Il Papa ha parlato di “un mondo malato di indifferenza, brutta malattia” che non accoglie Gesù, “anzi lo respinge, come accade a molti stranieri, o lo ignora, come troppo spesso facciamo noi con i poveri. Non dimentichiamoci oggi dei tanti profughi e rifugiati che bussano alle nostre porte in cerca di conforto, calore e cibo. Non dimentichiamoci degli emarginati, delle persone sole, degli orfani e degli anziani, saggezza di un popolo, che rischiano di finire scartati, dei carcerati che guardiamo solo per i loro errori e non come esseri umani”, ha concluso il Papa.
Il Papa invita a spogliarsi di tutte quelle “zavorre” che impediscono di trovare una via per la pace: “l’attaccamento al potere e al denaro, la superbia, l’ipocrisia, la menzogna. Questi pesi – ha detto Papa Francesco nella tradizionale benedizione ‘Urbi et Orbi’ – impediscono di andare a Betlemme, escludono dalla grazia del Natale e chiudono l’accesso alla via della pace. E in effetti, dobbiamo constatare con dolore che, mentre ci viene donato il Principe della pace, venti di guerra continuano a soffiare gelidi sull’umanità”.
Il Papa, nella benedizione Urbi et Orbi, fa un cenno anche alle tensioni che investono l’Iran e il Myanmar. Auspica per questi due Paesi “la riconciliazione” perché “cessi ogni spargimento di sangue”.
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