UNIVAQ: LA CONTROFFENSIVA DI DI ORIO, SCEGLIE L’AVVOCATO VALENTINI E VA ANCHE IN PROCURA

22 Aprile 2016 11:45

L'Aquila - Cronaca

L’AQUILA – Dopo il Tar, l’ex rettore dell’Università dell’Aquila, Ferdinando Di Orio va anche alla procura della Repubblica.

Il ricorso alla giustizia ordinaria arriva dopo l'istanza già avviata al giudice amministrativo, in quest'ultimo caso contro la sospensione dalla cattedra di Storia della medicina, adottata dall’Ateneo in seguito alla condanna del tribunale di Roma, giunta il 25 gennaio scorso, a 3 anni di reclusione e 5 di interdizione dai pubblici uffici per aver indotto il professor Sergio Tiberti, suo collega, a consegnargli denaro non dovuto.





Di Orio, in particolare, ha presentato una denuncia alla procura della Repubblica dell’Aquila per chiedere di porre l’attenzione su atti trovati nel fascicolo con cui l’attuale rettrice, Paola Inverardi, ha adottato la decisione, secondo la legge Severino sull’anticorruzione e sulla scorta anche di un parere dell’Avvocatura dello Stato chiesto dallo stesso ateneo su suggerimento del direttore generale, Pietro Di Benedetto.

A comunicare la notizia è l’avvocato Antonio Valentini, difensore dell’ex uomo forte dell’ateneo aquilano, uno dei più noti legali del foro aquilano, colui che con il suo esposto ha fatto partire il processo alla commissione Grandi rischi.

“Il professore Di Orio è passato all’attacco”, spiega il legale il quale, nel merito delle iniziative giudiziarie attivate, si limita a sottolineare che “non bisogna dimenticare che l’articolo 319 quater prevede un comportamento bilaterale”.





Il riferimento è all’articolo del Codice penale che norma la “Induzione indebita a dare o promettere utilità”, ovvero le forme meno gravi di concussione, vale a dire il reato per cui Di Orio è stato condannato.

L’esposto potrebbe essere, quindi, collegato alla sentenza del tribunale di Roma contro Di Orio visto che la norma, come rinnovata nel 2012, prevede anche la punibilità del privato che aderisce alle richieste del pubblico agente.

Secondo quanto appreso, la decisione di presentare un esposto in procura è nata dopo l’accesso agli atti per acquisire documenti sulla sospensione, propedeutico al ricorso al Tar. Ravvisando elementi di illegalità, il legale si è presentato davanti ai pm.

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