L’AQUILA – In Italia siamo vicini al picco invernale previsto a metà gennaio per quanto riguarda l’influenza, con la circolazione di un mix di virus respiratori, tra cui adenovirus, virus respiratorio sinciziale (Rsv) e virus dell’influenza australiana. Presente ancora il Covid, con 1.562 casi e 45 morti nell’ultima settimana, e con il tasso di positività sceso però dal 4,5% al 3,7%.
Ma non solo: negli Stati Uniti è stato registrato il primo decesso di un paziente che aveva contratto l’influenza aviaria, mentre desta allarme l’ epidemia da metapneumovirus umano (Hmpv) che si sta diffondendo in Cina, con primi casi in Grecia.
Per fare il punto della situazione sulle minacce rappresentate dai virus vecchi e nuovi, in particolare in Abruzzo, questa testata ha contattato Alessandro Grimaldi, primario del reparto di Malattie infettive dell’ospedale “San Salvatore” dell’Aquila, capo dipartimento medicina della Asl provinciale, neo presidente dell’Ordine provinciale dei medici della Provincia dell’Aquila e segretario regionale del sindacato Anaao.
Per quel che riguarda l’influenza e covid, spiega Grimaldi, “come in tutte le stagioni invernali stiamo arrivando al picco di gennaio, e gli ospedali si riempiono per quelle forme di influenza che colpiscono prevalentemente fragili e anziani, con complicazioni nei pazienti che sono affetti da comorbilità, che hanno già patologie cardiache e respiratorie. Ad incidere è nel territorio aquilano una popolazione mediamente più anziana. E infatti al San Salvatore c’è una richiesta continua da parte del pronto soccorso di posti letto”.
Il covid è per fortuna depotenziato e molto meno aggressivo, rispetto ai terribili anni della pandemia, ma ammonisce Grimaldi: “resta una malattia da non trascurare, e quindi l’invito per l’ennesima volta soprattutto rivolto ai pazienti fragili, immunodepressi e con malattie ematologiche è quello di vaccinarsi”.
Veniamo alle nuove minacce: notizia di ieri è che un uomo di 71 anni è stato ricoverato in terapia intensiva a Salonicco in Grecia, dopo aver sviluppato gravi sintomi respiratori e una polmonite per un’infezione da hmpv, il metapneumovirus umano, e potrebbe essere stato contagiato dalla figlia, appena tornata da un viaggio in Cina, dove si sta registrando un aumento nel numero dei casi, sollevando preoccupazioni su una possibile importazione del virus anche in Europa, come del resto avvenuto con il covid.
“La storia purtroppo ci insegna: un colpo di tosse in Cina può diventare una pandemia in Europa – osserva Grimaldi – e non dobbiamo abbassare la guardia. Il metapneumovirus non è nuovo, a noi sconosciuto come era il Sars cov 2. Colpisce soprattutto i bambini, causando delle bronchioliti cioè delle infezioni a carico dell’apparato respiratorio piuttosto importanti, che possono essere a volte anche pericolose, ma si sono registrati anche casi abbastanza importanti i pazienti anziani con comorbidità”.
È conferma Grimaldi: “la cura non c’è, possiamo utilizzare ad oggi un vecchio farmaco antivirale, la ribavirina, che utilizziamo quando, diciamo, siamo in condizioni disperate. In realtà l’arma più efficace sarebbe quella dei vaccino, ad oggi non disponibile, problema degli antivirali è infatti che i virus mutano, rendendoli spesso inefficaci. Comunque il metapneumovirus è molto meno aggressivo e letale del covid, bisogna però stare attenti perché siamo solo all’inizio, e non sappiamo se questo virus nel frattempo possa aver sviluppato delle mutazioni”.
E veniamo infine all’influenza aviaria: un segnale d’allarme arriva dagli Stati Uniti, dove in questi giorni ha avuto luogo il primo decesso correlato al virus dell’influenza aviaria A (H5N1), un 65enne contagiato da un animale da cortile, molto probabilmente un volatile.
“L’aviaria ci preoccupa da tempo: è un virus che finora ha fatto stragi soprattutto negli allevamenti di pollame e volatili. Poi a un certo punto ha cominciato ad estendersi ad altri animali, come i bovini, quindi c’è stata una prima diffusione all’uomo, anche attraverso il latte e i derivati del latte e da ultimo si sono registrati anche casi di trasmissione diretta da animale uomo, che ancora non si riescono bene ad identificare”.
Dunque, prosegue Grimaldi, “c’è il rischio di un ulteriore salto di specie e la rapida diffusione del virus tra gli uomini, anche a causa della forte incidenza degli allevamenti intensivi, sta provocando delle conseguenze temibili, con infezioni con un alto tasso di complicazioni. A maggior ragione ora la priorità è uno strettissimo monitoraggio degli allevamenti, per isolare ed eliminare con tempestività ogni focolaio, tenere la situazione sotto controllo andando a vedere se questi virus stanno già sviluppando delle mutazioni”.
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- “VICINI A PICCO INFLUENZA, ANCORA CASI COVID”, GRIMALDI, “MASSIMA ALLERTA SU AVIARIA E HMPV”L'AQUILA - In Italia siamo vicini al picco invernale previsto a metà gennaio per quanto riguarda l'influenza, con la circolazione di un mix di virus ...