PESCARA – “Masci ha governato Pescara con la clava e con l’accetta, senza nessuno spazio per l’ascolto e la partecipazione. E la filiera con la Regione ‘amica’ si è rivelata un disastro, basti citare le Naiadi, l’aeroporto e l’ospedale. Pescara deve anzi al più presto liberarsi di questa filiera, per far sì che il sindaco non sia più un suddito, politicamente parlando, ma il rappresentante del popolo pescarese”.
Così, nell’intervista ad Abruzzoweb, Carlo Costantini, candidato civico a sindaco di Pescara, alle elezioni di giugno, della coalizione di campo largo che vede insieme Partito democratico, il MoVimento 5 stelle la lista che comprende Sinistra italiana, Verdi e Radici in comune, le due civiche Carlo Costantini sindaco e Faremo grande Pescara. Carlo Costantini, 63 anni, avvocato cassazionista, ha iniziato il suo impegno politico come consigliere e assessore comunale di San Giovanni Teatino (Chieti), Dal 2000 al 2005, e dal 2009 al 2013, è stato consigliere regionale dell’Abruzzo, svolgendo tra l’altro la funzione di Presidente della Commissione di Vigilanza. Nel 2006 è stato eletto deputato alla Camera dei deputati, con l’Italia dei valori, ed è stato componente della I Commissione Affari Costituzionali e del Comitato per la legislazione. Confermato deputato nel 2008 è stato presidente della Commissione bicamerale per la semplificazione della legislazione, e nel dicembre 2008 si è candidato a presidente della Regione per la coalizione del centrosinistra, battuto dal centrodestra di Gianni Chiodi. Ha dunque deciso di rinunciare allo scranno parlamentare per restare in Abruzzo come consigliere regionale di opposizione. Poi la candidatura senza successo alle comunali di Pescara cinque anni fa.
Proprio oggi è uscito il sondaggio di Gdc, secondo cui candidato del centrodestra Carlo Masci, sindaco uscente di Forza Italia al 47,51%, Carlo Costantini al 40,35%, il civico ex M5s Domenico Pettinari al 9,83%, e il candidato di Stati uniti d’Europa, Gianluca Fusilli al 2,31%.
“Non commento i sondaggi – taglia corto però Costantini -, mi piace piuttosto andare in giro per la mia città, percorrerla a piedi, incontrare le persone e quindi l’unico giudizio che posso esprimere è quello che proviene dagli stessi cittadini, dagli esercenti, dagli imprenditori, e si registra un forte bisogno di cambiamento, per i grandi errori che sono stati connessi in questi cinque anni. I pescaresi hanno un pregio, quello di guardare sempre al futuro, e questo sguardo verso il futuro in questi anni non c’è stato e si è interrotto”. Per quanto riguarda poi eventuali alleanze al ballottaggio, “non è il momento di parlarne”.
E tra gli errori più gravi del centrodestra di Masci, incalza Costantini, “è quello di aver governato con la clava e con l’accetta, senza nessuno spazio per confronto, l’ascolto e la partecipazione, nella convinzione che il suo punto di vista era sempre il migliore. Non è un caso che in questi anni c’è stato un proliferare che non si era mai visto prima, di comitati e movimenti di protesta. E non a caso nel mio programma di governo c’è anche l’inserimento nello statuto comunale dei processi di partecipazione e di ascolto della cittadinanza”.
Costantini smonta poi uno degli argomenti forti di Masci, ovvero la necessità di preservare la filiera politica e istituzionale di centrodestra dal Comune al governo nazionale passando per la Regione Abruzzo, tutte e tre del centrodestra.
“Alla prova dei fatti questa fantomatica filiera si è dimostrato un disastro, e si è rivelato una favola l’affermazione quello del governo regionale amico – assicura il candidato -. Faccio solo qualche esempio: le piscine Naiadi sono chiuse da anni, e sono di gestione regionale, anche l’aeroporto dipende dalla Regione, eppure è in crisi drammatica, per una gestione esclusivamente clientelare. Per non parlare poi della realizzazione del palazzo della Regione nell’area di risulta, che nessuno vuole, o dell’ospedale che funziona malissimo, con file interminabili al Pronto soccorso. Non mi pare che la filiera abbia funzionato. Anzi, dico che occorre al più presto liberarsi di questa filiera, per far sì che il sindaco di Pescara non sia un suddito, politicamente parlando, ma il rappresentante del popolo pescarese”.
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