L’AQUILA – “Che voti strani, quelli per il nuovo presidente del consiglio, scritti in modo tale da poter essere verificati e controllati: Sospiri, Lorenzo Sospiri, Sospiri Lorenzo, Sospiri L., L.Sospiri!”
A segnalarlo è l’ex assessore comunale dell’Aquila Lelio De Santis, in riferimento all’elezione del presidente del consiglio Lorenzo Sospiri, di Forza Italia, ieri all’Emiciclo. Alla quarta chiama con 17 voti, su 18 della maggioranza, visto che Paolo Gatti di Fdi, non ha fatto in tempo a tornare in aula, e 13 schede bianche delle opposizioni. Questo dopo che non si è raggiunta la maggioranza dei due terzi nelle prime tre votazioni.
E come ha fatto osservare il quotidiano on line Newstown, i voti sarebbero stati espressi, nell’ultima decisiva votazione, in modo diverso nella scrittura, con proporzioni che più o meno ricalcano il numero dei componenti di ciascun gruppo consiliare di maggioranza: Sospiri 10 voti, Lorenzo Sospiri 2 voti, Sospiri Lorenzo 2 voti, L. Sospiri due voti, Sospiri L. 1 voto, per un totale di 17 voti, mentre l’opposizione ha votato scheda bianca.
Tutto assolutamente legittimo, ma il sospetto è a questo punto che in maggioranza si è deciso di non fidarsi, e capire chi votava cosa, essendo alle prese con lo scontro tra il presidente Marco Marsilio da una parte e Lega e Forza Italia dall’altra, che rivendicano entrambe una postazione in più rispetto a quelle assegnate. Per di più il presidente del consiglio designato della vigilia doveva essere, sempre per Forza Italia, Roberto Santangelo, poi all’ultimo momento è stato sostituto da Sospiri, che aveva ricoperto questo incarico anche nella passata legislatura. Insomma troppo alto il rischio di franchi tiratori, e un paio al primo voto ci sono stati, con un voto per Santangelo, e una scheda bianca in maggioranza.
Allargando lo sguardo, a questo proposito Abruzzoweb, nelle elezioni regionali e in tutte quelle dove è previsto in particolare la preferenza, è potenzialmente facile, con buona pace del segreto dell’urna, rendere riconoscibile un voto, o un pacchetto di voti, in un determinato seggio, grazie alla plurima possibilità di combinazioni tra le modalità di scrivere il nome sulla scheda del candidato, e la doppia preferenza di genere.
La premessa, per il triste e illecito fenomeno del voto di scambio, dello svilimento dell’esercizio della volontà popolare a mero do ut des, a mercato delle vacche. Cosa che a scanso di equivoci, nulla c’entra con la votazione dell’ufficio di presidenza in consiglio di una settimana fa.
E avevamo anche proposto la seguente simulazione: l’ipotetico candidato Mario Bianchi si può scrivere nello spazio apposito sulla scheda “Mario Bianchi”, o anche “M. Bianchi”, “Bianchi M.”, “Bianchi”. Si può votare oltre che Mario Bianchi, anche un altro candidato, in questo caso donna, di una di quelle nella stessa lista, con ulteriori combinazioni possibili.
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