L’AQUILA – Sarà una lotta a tre martedì prossimo nel secondo turno delle elezioni per il nuovo rettore della Università dell’Aquila dopo che nel primo turno di ieri non c’è stato nessuno dei quattro candidati ad ottenere la maggioranza: il professor Roberto Carapellucci (32,76 voti) si è ritirato con una lettera inviata agli elettori.
Rimangono in lizza i professori Fabio Graziosi, direttore del dipartimento di Ingegneria, Scienze dell’Informazione e matematica (Disim), a questo punto favoritissimo con i 370 voti al primo turno, con 98,66 voti Marco Valenti, del Dipartimento Scienze cliniche applicate e biotecnologiche (Discab), direttore del Centro regionale autismo, componente del Comitato Etico Regionale per gli studi clinici, consigliere dell’Ordine dei Medici dell’Aquila, con 98 voti), e con 71,18 voti Luca Lozzi, docente di Fisica sperimentale, direttore del dipartimento di Scienze fisiche e chimiche (Dsfc), nonché ex direttore del centro di microscopie di Univaq, e dal 2019 responsabile anche della manifestazione Street science nell’ambito della notte Europea dei ricercatori.
Valenti ha intanto inviato una lettera al corpo elettorale per sottolineare la sorpresa per la mancata vittoria al primo turno da parte di Graziosi, delfino di Paola Inverardi, rettrice della scuola di alta formazione post universitaria Gran Sasso Science Institute dell’Aquila, e appoggiato dal rettore uscente, Edoardo Alesse.
“Con gli spropositati mezzi che ha avuto a disposizione Graziosi avrebbe dovuto vincere al primo turno senza se e senza ma”, ha scritto Valenti il quale ha denunciato ancora una volta l’astensione degli studenti avendo l’ateneo messo nella lista dei votanti studenti eletti due anni fa e “questo ha comportato l’abbattimento della partecipazione”.
Di seguito la nota completa di Valenti.
“Alla Comunità Accademica Università dell’Aquila Gentilissime, Gentilissimi,
i risultati del primo turno per l’elezione del Rettore dell’Università dell’Aquila meritano alcune riflessioni. Oltre la semplice lettura dei dati, un’interpretazione di ampio respiro del voto – scevra delle pesanti interferenze e distorte comunicazioni diffuse a ridosso della consultazione – consente di dire che portando l’Ateneo al secondo turno è emersa comunque l’esigenza di cambiamento interpretata dalla varietà delle candidature proposte dai colleghi Lozzi e Carapellucci e da me, e dal significativo supporto che hanno ricevuto”.
Un supporto dato da persone libere che hanno veicolato nell’urna la voglia di discontinuità, l’esigenza di trasparenza, la necessità di una amministrazione terza ed efficace, l’urgenza di affrontare temi decisivi come la mancata ricostruzione delle sedi e la qualità generale dei nostri servizi.
Il collega Graziosi – che il suo stesso programma accredita come candidato della continuità – sebbene appoggiato con inusitato vigore da due rettori in carica, dalla potente struttura di governance amministrativa e dalla sua stessa posizione di presidente di fondazione (con enormi opportunità di gestione), ha ottenuto un risultato elettorale importante ma insufficiente e per molti versi inatteso. Che il risultato sia per loro deludente è dir poco, per una candidatura costruita da anni e che, per gli spropositati mezzi che ha avuto a disposizione rispetto ai competitor, avrebbe dovuto vincere al primo turno senza se e senza ma.
La continuità rispetto alle passate gestioni è stata sostenuta da quella che rimane comunque una minoranza dell’intera comunità universitaria.
Troppi gli astenuti, pari a circa un terzo degli aventi diritto, una percentuale che deve far riflettere sulla demotivazione del personale.
Decisamente alta l’astensione del personale amministrativo, bibliotecario e tecnico, vicina al 40%, effetto non solo della gestione generale dei servizi dell’Ateneo, ma anche di procedure emesse, con straordinario tempismo, a ridosso delle elezioni.
Molto grave l’astensione degli studenti – il 70% di loro non ha votato – un non voto di significato politico, un fatto inedito nella storia democratica dell’Ateneo, perché la nostra comunità sono anzitutto gli studenti: con motivazioni burocratiche bizantine, le liste elettorali hanno incluso i rappresentanti eletti due anni fa e solo in minima parte i neo-eletti.
Il rischio che avevo segnalato (ricevendo dalla governance critiche feroci) si è puntualmente verificato: gli studenti sono stati in qualche modo ostacolati nell’esercizio dei loro diritti di elettori del rettore. Per quanto riguarda l’esito del primo turno, io mi ritengo molto soddisfatto anche sul piano personale: nelle difficili condizioni che ho segnalato, in molti mi avete dato fiducia, vi ringrazio sentitamente.
Ora andiamo al secondo turno: per consentire a tutti – soprattutto a chi ha già espresso il suo consenso al primo turno e a chi non ha potuto partecipare – la possibilità di esprimere con il voto la ricchezza di idee, di proposte costruttive e di soluzioni ai problemi, e sollecitato in queste ore da molti di voi, la mia candidatura rimane disponibile.
Perché il lievito del cambiamento c’è, è emerso, e noi possiamo alimentarlo con il voto: dopo anni di continuità asfissiante è ora di ritrovare la nostra autonomia e i nostri valori, riscattare l’orgoglio della nostra grande comunità ad oggi piegata e per buona parte rassegnata ad un futuro di passiva medianità. Un voto libero, perché martedì in ogni caso vinca l’Università dell’Aquila.
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