L'AQUILA -"Fine 2025, tempo di bilanci: i veri indici su cui si misurano la capacità economica di una città, ancor più se capoluogo di regione, sono l'attitudine a generare lavoro stabile e dignitoso e l'offerta dei servizi a chi la vive e la visita.I dati ci rimandano invece un territorio senza una visione industriale e infrastrutturale che la ricostruzione post sisma, RESTART, PNRR e PNC avrebbero dovuto consegnarci. Ci hanno ubriacato con ben due anni giubilari che, dicevano, avrebbero restituito impulso anche al settore del commercio e del turismo. Stiamo invece assistendo da anni a un grande bluff che ingrassa ristrette cerchie restituendo una città sempre più costosa, anche nella raccontata estetica di facciata, che nega servizi e vivibilità". Lo afferma in una lunga nota il consigliere comunale aquilano di opposizione Paolo Romano.
"Salgono le crisi occupazionali.La vertenza Aura, la vicenda Dante Labs, l'incompleta internalizzazione di INPS Servizi, i precari della Giustizia, della Sanità e del PNRR", aggiunge, "ci rimandano depressioni lavorative - dunque economiche - che toccano circa 700 famiglie di una città che conta poco più di 70mila residenti. Senza dimenticare il caso ASM, una partecipata comunale con debiti milionari, una condizione di precarietà diffusa, un concorso bloccato da tre anni e la raccolta rifiuti in pericolo: la dimostrazione di come anche il Comune possa diventare fattore di precarizzazione e disservizi se manca una guida politica chiara".
"L'Aquila non ha una regia pubblica che dica con chiarezza su che tipo di economia si vorrebbe investire e, soprattutto, per chi. E questo vale anche per Capitale della Cultura 2026, ultimo bacino, in ordine di tempo, di soldi pubblici e comunicazione roboante. I ritardi sulla programmazione sono imbarazzanti e diffusa è la paura che l'amministrazione stia tentando di nascondere parecchie inadeguatezze: mi auguro per esempio che gli 800.000 euro di soldi pubblici che andranno alla Fondazione Maxxi per un evento espositivo curato da Maurizio Cattelan non serviranno a farci ritrovare una banana sulla torre civica ancora imbragata, come nei vezzi stranoti dell'artista, ma producano qualcosa di stabile e duraturo per inserire L'Aquila nei circuiti di vera arte del Paese. A Teramo la mostra che per la prima volta ha portato Caravaggio in Abruzzo - e che segue quella su Banksy e l'esposizione immersiva su Van Gogh - è costata al Comune neanche 150mila euro e ha proiettato di diritto la città sui panorami nazionali".
"Questa amministrazione ha dato prova di non avere visione e coraggio politico. Perché una politica che nelle sue scelte pubbliche non tutela chi lavora, che accetta il precariato come prezzo della sopravvivenza economica, che non offre servizi a chi vive o visita la città non costruisce futuro: consuma il presente dei suoi cittadini e ne infanga il passato", conclude il consigliere.









