REGIONALI: SORPRESA, D’ANGELO IN CAMPO PER CSX. DEM GIOCA D’ANTICIPO, PUNTA SU DECLINO SCHLEIN

IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI TERAMO LANCEREBBE L'AVVIO CAMPAGNA ELETTORALE A SETTEMBRE E HA GIA' COMPRATO SEDE. PROGETTO NELLA TANA DI MARIANI E D'AMICO. CON LUI COSTANTINI, DI MATTEO ED ALTRI MODERATI. AVREBBE DECISO DI ROMPERE GLI INDUGI PREVEDENDO LA USCITA DI SCENA DEL SEGRETARIO NAZIONALE DEL PD 

31 Luglio 2025 07:56

Regione - Politica, REGIONE

L’AQUILA  – Dai Monti della Laga a palazzo Silone all’Aquila, candidato presidente della Regione del centrosinistra: è questo il sogno preso tremendamente sul serio dal presidente della Provincia di Teramo, il 43enne ingegnere Camillo D’Angelo, sindaco di Valle Castellana, personaggio in ascesa, che in grande anticipo con l’appuntamento alle urne previsto, al netto di sorprese, nella primavera del 2029, già si appresta a scendere in campo. E, se possibile, con un progetto che al momento sembra fantapolitica, ma che tiene banco nel territorio e che questo giornale racconta dopo avere ascoltato fonti bene informate.

Un progetto che viene lanciato proprio nel territorio in cui ci sono big del Pd, in particolare il tre volte consigliere regionale Sandro Mariani che a sua volta con atti concreti non ha fatto mistero delle sue ambizioni di candidatura alla presidenza della regione nel 2029. E poi il candidato alla presidenza del campo largo, Luciano D’Amico, sconfitto a marzo 2024 da Marco Marsilio, di FdI, al secondo storico mandato.

E D’Angelo, già a sorpresa presidente della provincia teramana, si presenta come giovane “moderato” e “federatore”, di ascendenza civica, in contrapposizione alla linea politica di Elly Schlein imposta al Partito democratico, di cui ha comunque la tessera. Godrebbe, si vocifera, dell’appoggio intanto nel Pescarese, provincia chiave, di Carlo Costantini, candidato sindaco a Pescara l’anno scorso, ex parlamentare ed ex consigliere regionale dell’Italia dei valori, e del consigliere comunale Donato Di Matteo, ex potentissimo assessore regionale del Pd, da cui poi è uscito vivendo ora una nuova stagione politica come civico.

Molto più di un ipotesi: D’Angelo avrebbe già comprato con i suoi soldi un ex locale commerciale a piazza Dante a Teramo per farne il quartiere generale di una campagna elettorale lunga tre anni, e già lavora ad una cordata imprenditoriale disposta ad appoggiarlo come pure a consolidare una rete presso i sindaci teramani della sua maggioranza, con fitte interlocuzioni anche in provincia dell’Aquila, dove a questa operazione potrebbe essere interessato l’ex consigliere regionale e leader del movimento Il Passo Possibile, Americo Di Benedetto, che ad Abruzzoweb ha già detto chiaro e tondo che sia per le Comunali dell’Aquila che per le regionali serve un candidato terzo e rappresentativo anche dell’area liberal democratica.





A maggio Costantini e di Matteo hanno lanciato il movimento politico “Alternativa Civica per l’Abruzzo”, spiegando che “la politica locale è stretta nelle gabbie del centrosinistra e del centrodestra”, e che occorre dire basta, “al carrierismo tipico dei partiti tradizionali”, a favore di una “cultura del buon governo”.

La discesa in campo, che sarà ufficializzata da quanto si apprende in autunno, è ovviamente destinata a provocare un mezzo terremoto nel centrosinistra: e secondo quanto si è appreso, D’Angelo non sarebbe preoccupato della concorrenza di Mariani, figura molto autorevole, sicuramente tra i più esuberanti nei banchi dell’opposizione in questo primo anno di secondo mandato del centrodestra di Marsilio.

E pare non abbia nessuna intenzione di tornarsene al mondo accademico in via esclusiva nemmeno il professor Luciano D’Amico, ex rettore dell’università di Teramo. Anche lui, nonostante fatichi non poco ad affermarsi come leader dell’opposizione del campo largo, mirerebbe ad una ricandidatura in Parlamento, o in ogni caso in Regione, ancora una volta come presidente. Sempre presente è poi il nome del consigliere regionale Silvio Paolucci, anche lui al terzo mandato, ex assessore al Bilancio e alla Sanità, papabile anche per le elezioni del 2024, ma poi costretto al passo indietro perché gli alleati non volevano un candidato presidente a marchio Pd, e la scelta appunto, dopo un braccio di ferro con Azione di Cesare Sottanelli, che voleva il citato Costantini, è caduta all’ultimo momento su D’Amico, quando Marsilio era però già in campagna elettorale da mesi.

Per quanto sia prematuro abbozzare un toto candidati completo a quattro anni dalle elezioni, c’è chi assicura che lavora ad una sua candidatura, il sindaco di Vasto e presidente della provincia di Chieti, Francesco Menna.

Ma torniamo a D’Angelo: la sua strategia è quella di bruciare tutti sul tempo, di mettere sul tavolo il suo nome ben 43 mesi prima della fine della legislatura e sul suo nome costruire una coalizione civica, contando sul fatto che il centrosinistra ancora una volta i nodi, con eventuali nomi alternativi, li scioglierà solo all’ultimo momento, come da tradizione, e se sarà scelto un altro candidato, nel caso D’Angelo potrà sempre minacciare di andare da solo, spaccando il fronte, e con il rischio di far rivincere per la terza e clamorosa volta il centrodestra.





Ed una buona trasversalità D’Angelo l’ha dimostrata anche con la sua elezione a presidente della Provincia a gennaio 2023: appoggiato dal sindaco di Teramo, Gianguido D’Alberto, da Italia Viva,  da Movimento 5 stelle, dal consigliere regionale del Pd, Dino  Pepe. Affermandosi su Domenico Piccioni, sindaco di Tortoreto, appoggiato da Fratelli d’Italia e clamorosamente anche dal Partito Democratico, come da direttiva ufficiale dell’allora segretario regionale Michele Fina, ora senatore, e della presidente regionale Manola Di Pasquale, teramana, diktat che però non ha fatto presa visto che molti consiglieri dem hanno votato D’Angelo, come pure sindaci e consiglieri che in teoria dovevano appoggiare Massimo Vagnoni, sindaco di Martinsicuro, candidato  di Forza Italia e Lega. Contro D’Angelo c’erano poi lo stesso Mariani e il potente consigliere di Fdi, Paolo Gatti.

D’Angelo infine punta le sue fiches sul declino prossimo venturo del segretario nazionale del Pd Elly Schlein, alla cui corrente appartiene il segretario regionale abruzzese Daniele Marinelli, probabile candidato consigliere regionale anche lui, sempre più assediata dalla corrente riformista che aveva candidato al congresso Stefano Bonaccini, europarlamentare ed ex presidente della Regione Emilia Romagna.

Tra i riformisti, che non tollerano più le posizioni di Schlein appiattite su quelle pentastellate, e incapace di sfondare al centro, dove si ritiene si vincano le elezioni, si confida nel fatto che una forte battuta d’arresto si avrà già alle prossime regionali di autunno: dato per perso in partenza il Veneto, i candidati del centrosinistra che partono in vantaggio sono infatti dell’area riformista, non di quella di Schlein, come Matteo Ricci nelle Marche, ora però azzoppato dal un’inchiesta giudiziaria, l’europarlamentare Antonio Decaro in Puglia, Eugenio Giani in Toscana. Mentre in Campania si va verso la candidatura di un pentastellato, Roberto Fico, già presidente della Camera, con il governatore uscente Vincenzo De Luca, acerrimo nemico di Schlein che è già in riva al fiume ad attendere il passaggio del cadavere del centrosinistra perdente e che ha recentemente tuonato: “Qual è la Regione più importante che va al voto fra qualche mese? Qual è la Regione dove c’è il presidente che ha avuto più voti in Italia insieme con Zaia? Qual è la Regione nella quale i 5 Stelle sono stati all’opposizione per dieci anni e non hanno fatto nulla? Dunque, qual è la Regione che offriamo ai 5 Stelle? La risposta è la Campania. Molti ritengono che non ci sia molta ragionevolezza in questi comportamenti, ma io non so cosa rispondere”.

A quel punto anche in Abruzzo potrebbe spezzarsi il patto di non belligeranza tra le due anime del Pd, quella che fa riferimento a Schlein, rappresentata in primis da Marinelli, dal senatore Michele Fina, dal consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci, e quella riformista, con punta di diamante nel deputato ed ex presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, e con dentro tutti gli altri consiglieri regionali, i citati Pepe, Mariani, Paolucci, oltre ad Antonio Di Marco e Antonio Blasioli.  In questo scenario possibile il moderato dem aperto ai civici D’Angelo avrebbe a quel punto ancor più carte in mano, soprattutto se già seduto da tempo al tavolo da gioco con tutte le altre sedie vuote. (f.t.)

 

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