BIMBI CRESCIUTI NEL BOSCO: PROCURA CHIEDE AFFIDAMENTO, “SCELTA PER PRESERVARE RAPPORTO CON NATURA”

1 Novembre 2025 09:23

Chieti - Cronaca

L’AQUILA – Nell’entroterra abruzzese, in un bosco del Vastese, c’è un rudere isolato. Qualcuno, tra quelli che lo hanno raggiunto, parla di una struttura fatiscente, senza luce, acqua e gas, con pareti lesionate. Intorno, una roulotte di piccole dimensioni, un’area per allevare animali e un sistema di bagno a secco.

Qui una coppia di origine anglosassone cresce i propri tre figli: una bambina di otto anni e due gemelli di sei.





I piccoli non vanno a scuola e non hanno un pediatra. Una situazione che i magistrati definiscono di “grave pregiudizio”, tanto da chiedere un intervento immediato del tribunale con l’affidamento dei bambini ai servizi sociali e la riduzione della responsabilità genitoriale.

La famiglia, difesa dall’avvocato Giovanni Angelucci, rigetta ogni accusa e sostiene che i figli stanno bene e che si tratta di una scelta di vita consapevole.

La vicenda emerge incidentalmente nell’ottobre 2024, quando carabinieri e sanitari intervengono dopo un’intossicazione da funghi. In seguito al ricovero, scattano le prime segnalazioni sulle condizioni di vita. Subito dopo, la famiglia si rende temporaneamente irreperibile e il fascicolo viene trasferito per competenza ad altra procura. Quando i genitori rientrano in Abruzzo, gli atti tornano ai servizi sociali del territorio.

Così viene effettuato un nuovo sopralluogo che conferma le condizioni abitative precarie. A marzo di quest’anno il fascicolo passa dunque alla procura per i minorenni dell’Aquila: la magistrata Angela D’Egidio chiede l’affidamento immediato, la limitazione della responsabilità genitoriale sulle questioni sanitarie e scolastiche e perizie psicodiagnostiche sulla coppia.





Il tribunale fissa un’udienza e, nel frattempo, i servizi sociali propongono un progetto minimo: accesso alle cure, frequenza scolastica e incontri in un centro socio-psico-educativo. I genitori inizialmente firmano, ma poi si oppongono presentando certificati medici, una perizia tecnica e l’attestato di idoneità alla classe terza della figlia maggiore. Per i loro bambini hanno scelto l'”un-schooling”, rifiutando l’obbligo scolastico.

“In ogni caso – sottolinea l’avvocato Angelucci – non si è in presenza di violenza”, né di quel “disagio o devianze che caratterizzano certi nuclei familiari”.

Il legale chiarisce poi che i genitori sono economicamente indipendenti e che i piccoli stanno bene.

Secondo l’avvocato si tratterebbe, invece, di una scelta di vita ben precisa, da parte della famiglia, che mira a “preservare il rapporto uomo e natura”, richiamando modelli alla Rousseau e Thoreau, tra pedagogia alternativa e ambientalismo.

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