CONSORZIO BONIFICA ATERNO: D’ALFONSO, “SVENDITA ALL’ASTA IMMOBILE A CAPESTRANO, SI FACCIA CHIAREZZA”

27 Ottobre 2025 16:31

L'Aquila - Politica

L’AQUILA – “Inspiegabilmente, il consorzio di bonifica bacino Aterno Sagittario, per coprire un debito di euro 395.814  mette in vendita un immobile dal valore stimato di 158.100 per poi aggiudicarlo al quarto tentativo d’asta a soli  82.000 euro, vale a dire il 20% del necessario”.

Lo rivela Alfonso D’Alfonso, imprenditore agricolo, coordinatore regionale di Demos e socio contribuente del consorzio di bonifica bacino Aterno Sagittario. Il riferimento è ad una delibera del commissario regionale del dicembre 2023, ai tempi del commissario Adelina Pietroleonardo, e l’immobile è situato in piazza del mercato a Capestrano, destinato ad uso uffici e abitazione per i dipendenti del consorzio. Il valore dell’immobile è stato stimato dall’Agenzia delle Entrate in un importo di euro 158.100 euro. D’Alfonso sostiene anche che con la vendita “sono venute meno le ragioni che erano alla base della donazione fatta dal Comune al Consorzio nel 1967”.

Nella citata delibera si asserisce che la vendita dell’ immobile si rende necessaria per estinguere un debito con la Banca Sistema S.P.A.

LA NOTA 





“Il Tar Lombardia con Ordinanza 14/12/2022 ritiene che in assenza della volontà di una mediazione e non sussistendo altro modo  per il recupero del debito , vista peraltro la mancanza di liquidità nelle casse del Consorzio Bacino Aterno Sagittario , si proceda a reperire  l’intero debito mediante la vendita di una porzione della proprietà immobiliare del consorzio stimata in più di euro 1.500.000.

Inspiegabilmente per coprire un debito di euro 395.814 si mette in vendita un immobile dal valore stimato di €158.100 per poi aggiudicarlo al quarto tentativo d’asta a soli € 82.000 vale a dire il 20% del necessario.

Tale vendita, o meglio tale svendita,  sarebbe l’ennesimo episodio di depauperamento del patrimonio consortile a danno dei sacrifici dei consorziati al pari della cessione della centrale idroelettrica di Capodacqua che per decenni ha prodotto reddito alle casse consortili. In entrambi i casi gli unici a benificiare delle operazioni sono i privati che subentrano nella gestione o nel possesso dei beni.

Cosa però ancora più grave è la classificazione che viene data all’immobile per consentirne la vendita come ” bene disponibile” che disponibile non è affatto. L’edificio risulta frutto di una donazione modale del comune di Capestrano, con sindaco Ugo Giannunzio mentore dell’attuale amministrazione, che dono’ il terreno su cui venne costruito l’edificio a patto e condizione che lo stesso fosse destinato a uffici e abitazione del consorzio o dei suoi dipendenti.

Così risulta sia dalla delibera consiliare n° 8 del 23/03 1967 che dal seguente atto notarile redatto dal notaio  Federico Carli in data 09/05/1967  regolarmente trascritto.  In entrambe le Delibere Regionali viene chiaramente riportata la clausola di rescissione automatica della donazione qualora il bene fosse destinato per qualsivoglia motivo a una finalità diversa da quella prevista così come normato dagli articoli 793 e 794 del codice civile.





Alla luce di quanto esposto è evidente che l’azione del Commissario Regionale e del presidente del consorzio di bonifica Maurizio Monaco ha comportato un grave danno patrimoniale  all’ente sia per la mancata azione risarcitoria del debito verso Banca Sistema S.P.A. che per la perdita del possesso dell’immobile di Capestrano causato dalla procedura di vendita illegittima intrapresa nonostante la sussistenza di impedimenti sostanziali riportati su atti pubblici noti sia al consorzio che all’amministrazione di Capestrano.

Pertanto riteniamo che sia doveroso da parte dell’ Assessorato all’agricoltura della Regione Abruzzo, che della commissione Regionale di Vigilanza fare piena luce su quanto accaduto , facendo chiarezza su scelte amministrative in netto contrasto con la normativa vigente e con gli interessi dei consorziati di Capestrano individuando le responsabilità di chi adottato tale condotta.

Riteniamo altresì necessario che si tenga una sessione del Consiglio Comunale aperto e in presenza che consenta ai cittadini di partecipare al dibattito che riguarda il loro territorio affinché il Comune di Capestrano chiarisca le motivazioni per le quali non ha ritenuto di procedere finora alla risoluzione della donazione per l’inadempimento del vincolo che ha comportato l’automatica decadenza della donazione stessa e il ritorno del bene nella piena disponibilità del Comune.

Il mancato adempimento comporterebbe gravi responsabilità politico- amministrative non escluse quelle di natura contabili o di altra specie e che non spetta a noi cittadini di individuare , stante unico nostro obiettivo politico la tutela degli interessi dei cittadini di Capestrano salvaguardando il pubblico interesse preservandolo da tutti i tentativi  di sfruttamento a fini personali”.

 

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