L’AQUILA – Ha segnato un secolo di storia dell’Alto Aterno aquilano, la cementeria di Cagnano Amiterno, svettante come una cattedrale di acciaio e calcestruzzo nel cuore del paese. Creando occupazione e indotto, e frenando così lo spopolamento di questi territori montani.
Protagonista anche della ricostruzione post sisma 2009, e contribuendo alla rinascita socio-economica del cratere aquilano, con i suoi 69 dipendenti, 50 lavoratori dell’indotto diretto, che arrivano a 400 compresi trasportatori, collaboratori occasionali e imprese satelliti. Aggiornando negli ultimi anni le tecnologie e i cicli produttivi al fine di ridurre l’impatto ambientale di un’impresa fortemente energivora, con una maniacale attenzione alla sicurezza, con zero incidenti negli ultimi cinque anni.
Ricco di significato è stato quest’anno l’Open day celebrato sabato scorso, su iniziativa della proprietà subentrata a CementirSacci nel 2018, la multinazionale Heidelberg Materials nell’ambito della “Giornata Porte Aperte” nazionale organizzata da Federbeton, la federazione che racchiude l’intera filiera dei materiali da costruzione.
A fare gli onori di casa per oltre 700 persone, tra cittadini, operai e famiglie per una mattinata conviviale e soprattutto con visite guidate all’interno dello stabilimento in ciascuno degli step di una filiera che produce 450mila tonnellate di cemento per cinque diverse tipologie di prodotti finali per l’edilizia, Rabih El Omeiri, il direttore della cementeria, Agostino Rizzo, direttore tecnico di Heidelberg Materials, Nicola Zampella, direttore generale Federbeton, alla presenza tra gli altri del sindaco di Cagnano Amiterno Iside di Martino e del presidente di Confindustria L’Aquila, Ezio Rainaldi.
“In cento anni è cambiato tutto – ha spiegato Rabih El Omeiri -, è cambiata la tecnologia produttiva, il modo di lavorare, la qualità dei materiali, grazie alla constante ricerca, oggi l’impatto ambientale è notevolmente ridotto. La nostra è un’industria pesante, energivora, quindi abbiamo un monitoraggio continuo, sia per le nostre emissioni in aria, sia per anche per terreno e acqua. Abbiamo anche realizzato un impianto di raccolta e trattamento dell’acqua piovane, quindi siamo quasi al cento per cento autosufficienti. La nostra materia prima arriva dalla miniera di Cagnano, a filiera corta, e avremo a breve una nuova miniera, con una variante che ha ridotto la superficie di circa un terzo, rispetto a quella inizialmente autorizzata. E comunque a fine ciclo ci sarà ovviamente il ripristino ambientale”.
Ripercorriamoli dunque questi cento anni: lo stabilimento di Cagnano è nato nel 1925 con una piccola produzione annua di cemento, che si basa sullo sfruttamento delle marne naturali presenti sul territorio. Nel 1939 viene rilevato dalla Società Sacci che ha apportato modifiche all’impianto in grado di raddoppiare la produzione e garantire un prodotto di qualità. Nel 1945, a causa della guerra, lo stabilimento ha cessato la produzione ed è stato requisito dalle truppe tedesche che lo hanno trasformato in deposito e officina meccanica per la riparazione degli automezzi militari. Durante il conflitto l’impianto è stato anche gravemente danneggiato.
Nel 1948 ha ripreso la produzione e dal 1950 è iniziato l’ammodernamento del ciclo produttivo che ha portato lo stabilimento verso un sostanziale miglioramento qualitativo del prodotto e una maggiore produttività, che continua ad aumentare negli anni sessanta.
Nel 2016 la cementeria è divenuta di proprietà di CementirSacci, la nuova società creata dal Gruppo Cementir Holding dopo l’acquisizione di Sacci S.p.Α. Dal 2 gennaio 2018 la cementeria di Cagnano Amiterno entra a far parte di Italcementi – Gruppo Heidelberg Materials, gruppo leader nei materiali per costruzioni, con 3.000 siti produttivi in 50 paesi di cui 10 in Italia, e 51.000 dipendenti.
Guardando al futuro, spiega Rabih El Omeiri: “Probabilmente per il cemento non ci sarà più il boom degli anni ’90 e inizio anni 2000, però sicuramente i numeri sono incoraggianti anche per il prossimo anno. Noi da circa due anni abbiamo cominciato a fare un cemento alla loppa con un basso impatto ambientale che adesso copre il 70% della nostra produzione”.
Nel corso del tour nello stabilimento è stato spiegato anche cosa viene fatto per prevenire gli infortuni sul lavoro, zero da cinque anni. Solo nel 2025 sul tema della sicurezza ci sono state 173 riunioni di reparto, 405 audit di sicurezza interna, e 78 con le ditte esterne appaltatrici, 75 azioni correttive.
Alle cronache ci sono stati anche mobilitazioni di comitati cittadini preoccupati per l’introduzione da qualche anno del combustibile solido secondario (Css), derivato dalla lavorazione dei rifiuti urbani non pericolosi e speciali non pericolosi, che ha sostituito il 30% dei combustibili fossili.
“E’ un combustibile certificato che da noi arriva già pronto all’uso – ha spiegato Agostino Rizzo, direttore tecnico di Heidelberg Materials -, che ha sostituito in parte il più impattante combustibile fossile, contribuendo anche a chiudere il ciclo dei rifiuti producendo energia. Sicuramente però il dato di partenza è che un’azienda deve rispettare precise e rigorose regole, le emissioni sono monitorate h24. Anche per questa ragione organizziamo la giornata delle porte aperte, nel segno della massima trasparenza. La nostra attività ha bisogno di tanta energia però meno è il contenuto di questa energia termica e energia elettrica, più è sostenibile il prodotto, in termini di emissioni di CO2. Ed è del resto grazie alla qualità dei nostri prodotti sostenibili negli ultimi anni riusciamo ad avere un raggio di azione molto più ampio n termini di mercato”,
Allargando lo sguardo ha spiegato ha infine spiegato Nicola Zampella di Federbeton: “quella delle Porte aperte – – è un’iniziativa importante perché sottolinea la trasparenza e l’apertura alle comunità locali dei nostri impianti produttivi, che sono un motore economico del nostro paese, con un fatturato complessivo di circa 14 miliardi di euro, 45 mila dipendenti diretti in circa 3 mila imprese. Per noi è fondamentale far comprendere il massimo impegno della riduzione dell’impatto ambientale, in termini di risparmio energetico e idrico. Come Federbeton sponsorizziamo una coltivazione delle cave sostenibile, abbiamo elaborato un manuale di come vanno coltivate per limitare al massimo consentito l’impatto ambientale e per un piano di ripristino condiviso con l’autorità che concede l’autorizzazione”
E aggiunge, “la filiera sta intercettando in maniera molto positiva i lavori del Pnrr in un momento in cui il Pil italiano non ha una crescita importante. La cosa sicuramente interessante di questa filiera è che è popolata sia da grandi multinazionali, in particolare quelle produttrice di cemento, ma anche da aziende medio-piccole, che danno comunque il loro valore aggiunto.
ll calcestruzzo armato è un materiale che oramai ha una storia, il più versatile ed economico, che che garantisce anche la sicurezza sismica, che con la dovuta manutenzione può durare secoli”.
- CEMENTERIA CAGNANO: 400 POSTI LAVORO, INVESTIMENTI
EL OMEIRI, “VICINI A TERRITORIO, SOSTENIBILI”L'AQUILA - Ha segnato un secolo di storia dell'Alto Aterno aquilano, la cementeria di Cagnano Amiterno, svettante come una cattedrale di acciaio e cal...