CHIETI – Quattro vite spezzate in un giorno: “un’emergenza nazionale”, come è stata definita in questi giorni dopo le ultime tragedie, quella delle morti sul lavoro, che in Abruzzo registra numeri in aumento.
Secondo l’ultimo report dell’osservatorio Sicurezza sul lavoro e ambiente Vega Engineering, che si concentra sulle morti bianche nei primi 7 mesi del 2025, allo scorso 31 luglio sono stati registrati 607 decessi dall’inizio dell’anno, 30 in più del 2024 (+5,2%).
L’Abruzzo è la settima in Italia per tasso di incidenza di infortuni mortali, con picchi particolarmente gravi nelle province di Chieti (maglia nera in Abruzzo) e Teramo.
A Pescara i numeri sono in media con i valori nazionali, mentre L’Aquila rappresenta un esempio virtuoso con un tasso di mortalità tra i più bassi del Paese. Il settore delle costruzioni continua a essere il esposto. Seguono il manifatturiero e i lavori di trasporto e magazzinaggio. E impressiona vedere che il tasso di mortalità tra i lavoratori stranieri (37 ogni milione di occupati) è più di due volte superiore a quello tra i lavoratori italiani. Insomma, a tre mesi dal voto di iniziativa popolare sui temi di lavoro e cittadinanza, niente è cambiato.
Nei primi sette mesi del 2025, in Abruzzo si sono registrati già 11 morti sul lavoro (esclusi i decessi in itinere, cioè quelli avvenuti andando o tornando dal posto di lavoro). Meno della metà di quelle rilevate in Toscana (29), un quarto di quelle del Veneto (43) e appena un sesto rispetto a quelle della Lombardia (64). Eppure, nella graduatoria stilata dall’osservatorio Vega queste regioni si trovano più in basso rispetto alla nostra, occupando rispettivamente il 14°, 10° e 18° posto.
Intanto – apprende l’Ansa -, è in arrivo un decreto legge con ulteriori misure sulla salute e sicurezza sul lavoro, con l’obiettivo di aumentare la capacità di prevenire gli infortuni, migliorare l’efficacia dei controlli, rafforzare la formazione e attivare iniziative di sensibilizzazione sulla cultura della sicurezza.
Sul testo, a cui sta lavorando il ministero guidato da Marina Calderone, continua il confronto con i sindacati e le imprese e, a quanto si apprende, i tempi dovrebbero essere stretti. Per migliorare l’efficacia dei controlli, il decreto punta anche ad utilizzare le informazioni già presenti sulle piattaforme come Siisl (Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa).
IL COMMENTO AI DATI AGGIORNATI AL MESE DI LUGLIO 2025
“I dati più aggiornati oggi disponibili, che includono il mese di luglio, ci dicono che il fenomeno degli infortuni sul lavoro non trova tregua nei mesi estivi. Il bilancio delle vittime sul lavoro è sempre più drammatico: si contano già 607 decessi, 30 in più dello scorso anno (+5,2%). Andando ad analizzare il dato più nel dettaglio, a fronte di una stabilità degli infortuni mortali avvenuti in occasione di lavoro (3 in meno), si registra un aumento del 24,1% degli infortuni in itinere”.
Mauro Rossato, presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega di Mestre, apre così in una nota il commento alla più recente indagine elaborata dal proprio team di esperti. E aggiunge: “L’emergenza continua nel nostro Paese, dimostrando che non riusciamo a incidere sulle cause degli infortuni mortali che nel tempo non diminuiscono e spesso si ripetono con le stesse modalità”.
IL RISCHIO DI MORTE REGIONE PER REGIONE: I DATI A LUGLIO 2025
A finire in zona rossa a luglio 2025, con un’incidenza superiore a +25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 18,3 morti sul lavoro ogni milione di lavoratori), sono: Basilicata, Umbria, Campania, Sicilia, Trentino-Alto Adige e Puglia. In zona arancione: Abruzzo, Liguria, Calabria, Veneto e Sardegna. In zona gialla: Piemonte, Valle d’Aosta, Toscana, Marche, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Lombardia. In zona bianca: Lazio e Molise.
MORTI E INFORTUNI IN ITALIA: I NUMERI ASSOLUTI A LUGLIO 2025
Sono 607 le vittime sul lavoro in Italia, delle quali 437 in occasione di lavoro (3 in meno rispetto a luglio 2024) e 170 in itinere (33 in più rispetto a luglio 2024). Ancora alla Lombardia va la maglia nera per il maggior numero di vittime in occasione di lavoro (64). Seguono: Campania (44), Veneto (43), Sicilia (36), Piemonte (33), Puglia (30), Emilia-Romagna, Lazio e Toscana (29), Liguria (13), Trentino-Alto Adige e Umbria (12), Abruzzo, Calabria, Marche e Sardegna (11), Basilicata (9), Friuli-Venezia Giulia (8), Molise e Valle d’Aosta (1). (Nel report allegato il numero delle morti in occasione di lavoro provincia per provincia).
IL FENOMENO INFORTUNISTICO PER ETÀ: GLI OVER 65 SONO I PIÙ COLPITI
L’Osservatorio mestrino elabora anche l’identikit dei lavoratori più a rischio per fascia d’età e lo fa sempre attraverso le incidenze di mortalità (per milione di occupati).
Nei primi sette mesi dell’anno, l’incidenza più elevata si registra nella fascia d’età degli ultrasessantacinquenni (61,4) e in quella compresa tra i 55 e i 64 anni (29,1), seguita dalla fascia di lavoratori tra i 45 e i 54 anni (18,3).
Numericamente la fascia più colpita dagli infortuni mortali in occasione di lavoro è quella tra i 55 e i 64 anni (155 su un totale di 437).
DONNE E INFORTUNI MORTALI: + 15% RISPETTO AL 2024
In totale sono 54 le donne decedute nei primi sette mesi (+ 14,9 rispetto al 2024). In 25 hanno perso la vita in occasione di lavoro, mentre 29 in itinere, cioè nel percorso casa-lavoro.
LAVORATORI STRANIERI: RISCHIO MORTALE ANCORA PIÙ CHE DOPPIO
Sono 131 gli stranieri vittime di infortuni sul lavoro, su un totale di 607; 93 sono deceduti in occasione di lavoro e 38 in itinere. Il rischio di morte sul lavoro risulta essere più che doppio rispetto a quello per gli italiani. Infatti, gli stranieri registrano 37,0 morti ogni milione di occupati, contro i 16,1 italiani.
IL SETTORE PIÙ COLPITO DAL DRAMMA: QUELLO DELLE COSTRUZIONI
Alla fine di luglio 2025 il settore più colpito è quello delle Costruzioni, con 67 decessi in occasione di lavoro, seguito da Attività Manifatturiere (59), Trasporti e Magazzinaggio (57) e Commercio (42).
I GIORNI PIÙ PERICOLOSI: IL PRIMO E L’ULTIMO DELLA SETTIMANA LAVORATIVA
Il lunedì è il giorno più luttuoso della settimana, ovvero quello in cui si sono verificati più infortuni mortali nei primi sette mesi dell’anno (23,3%). Seguito dal venerdì (19,7%) e dal mercoledì (16,5%).
DENUNCE DI INFORTUNIO: ANCORA IN LIEVE CALO
Le denunce di infortunio totali diminuiscono ancora, seppur di poco, rispetto a luglio 2024. Dalle 350.823 a fine luglio 2024 passiamo alle 349.444 di quest’anno (-0,4%).
Anche alla fine dei primi sette mesi del 2025 il più elevato numero di denunce totali arriva dalle Attività Manifatturiere (41.109). Seguono: Costruzioni (21.921), Sanità (20.897), Commercio (19.125) e Trasporto e Magazzinaggio (18.952).
Le denunce di infortunio delle lavoratrici a luglio 2025 sono state 125.508 (98.446 delle quali in occasione di lavoro), mentre sono 223.936 le denunce totali degli uomini (194.878 in occasione di lavoro).
Le denunce dei lavoratori stranieri sono 73.505 su 349.444 (circa 1 su 5), mentre si registrano 61.832 denunce dei lavoratori stranieri in occasione di lavoro su un totale di 293.324 (ancora circa 1 su 5).
COS’È L’INCIDENZA DEGLI INFORTUNI
L’incidenza degli infortuni mortali indica il numero di lavoratori deceduti durante l’attività lavorativa in una data area (regione o provincia) ogni milione di occupati presenti nella stessa. Questo indice consente di confrontare il fenomeno infortunistico tra le diverse regioni, pur caratterizzate da una popolazione lavorativa differente.
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