“PAZIENTE OMOSEX”: BUFERA SOCIAL PER REFERTO,
ASL PESCARA, “DATO INSERITO CON CONSENSO”

29 Settembre 2025 16:46

Pescara - Cronaca, Sanità

PESCARA – “Umiliato e discriminato”. Si è sentito così il 61enne pescarese Enzo Speranzini Anelli che su Facebook ha raccontato la sua esperienza all’ospedale di Pescara dove “una dottoressa, compilando un referto al computer al termine di una visita, ha pronunciato ad alta voce la frase ‘specifico paziente omosex'”, parole poi riportate nel documento.

“Una cosa del genere non mi era mai capitata in passato, in alcun settore, tanto meno me lo sarei aspettato da un camice bianco che dovrebbe eccellere in delicatezza ed empatia con la gente”, ha sottolineato il paziente che nel post ha aggiunto anche insulti rivolti alla dottoressa.





Il certificato, dice il 61enne, “dovrà essere consegnato all’accettazione” per le terapie e i dati rimarranno in archivio, “ogni volta che saranno consultati in futuro, apparirà il marchio ‘paziente omosex'”.

In una lunga nota la Asl di Pescara precisa che “non vi è stata alcuna violazione della privacy del paziente. La dicitura contestata compare esclusivamente nel referto di prima visita ambulatoriale, documento strettamente personale consegnato unicamente all’interessato, come sarebbe ugualmente accaduto in caso di paziente eterosessuale, senza alcuna distinzione. Tale annotazione non è presente né negli atti di accettazione né nella documentazione interna di ricovero in day hospital, utilizzata per l’accesso alle cure e per la comunicazione tra reparti”.

La decisione di riportare l’informazione, viene aggiunto, “è stata assunta dalla dottoressa a seguito di esplicito consenso fornito dall’interessato nel corso della visita effettuata venerdì 26 settembre, a favore di possibili ulteriori supporti preventivi per il paziente stesso ed il suo compagno. Si tratta infatti di un dato anamnestico con rilievo in termini epidemiologici, in particolare per il corretto inquadramento del rischio di trasmissione di patologie sessualmente trasmesse e per la valutazione di eventuali profilassi, come la PrEP (profilassi pre-esposizione)”.

“È opportuno ribadire che il consenso a tale notazione, alla presenza di testimoni, è stato esplicitamente richiesto e ottenuto e che le persone presenti possono confermare le circostanze dei fatti – viene chiarito – L’accesso alle cure è stato garantito con la massima tempestività: la prima visita si è svolta il 26 settembre e il ricovero in day hospital è stato effettuato già oggi, 29 settembre, a distanza di sole 48 ore. Le schede di apertura del DH terapeutico portano la dicitura: ricovero per DH terapeutico”.





“Non vi è dunque alcuno stigma, nessuna dispersione di dati, nessuna violazione della privacy – viene ribadito -, perché nessun dato sensibile è stato consegnato ad alcuno se non all’interessato dopo aver fornito specifico consenso verbale. Nessuna informazione sull’orientamento sessuale accompagna il paziente negli atti clinici e amministrativi relativi al suo futuro percorso di cura. L’informazione resta circoscritta al referto iniziale, in possesso esclusivo dell’interessato”.

La Asl di Pescara, quindi, “respinge con fermezza ogni ipotesi di discriminazione o di violazione della privacy e considera ingiustificata la rappresentazione mediatica che rischia di ledere l’immagine dell’Azienda e la professionalità dei suoi operatori il cui unico obiettivo resta quello di garantire percorsi di diagnosi e cura accurati, tempestivi e rispettosi della persona”.

“L’unico obiettivo dei nostri operatori è garantire percorsi di diagnosi e cura accurati, tempestivi e rispettosi della persona. Parlare di violazione della privacy o di discriminazione è del tutto improprio: il documento in questione resta strettamente riservato e non ha alcuna ricaduta sugli atti clinici successivi. Pieno supporto alla collega, che ha garantito un assoluto rispetto della privacy ed una connessione al percorso di cura opportuno in tempi record”, aggiunge Giustino Parruti, direttore della UOC Malattie Infettive della ASL di Pescara.

 

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