CINECRITICA: SCREAM 4, QUANDO L’ORRORE FA SGHIGNAZZARE

di Luca Fabbri

18 Aprile 2011 12:27

L'Aquila -

L’AQUILA – Santo cielo che ridere. Certi film dovrebbero essere inflitti in prima serata Rai per far crescere sani e forti i bambini di ogni età, dicesi servizio pubblico.

Raramente si era visto un lavoro con una trama così vergognosamente inverosimile, con attori così incredibilmente incapaci, con smorfie così volgarmente ostentate, eppure con un’autoironia così alle stelle come questo Scream 4, diretto da uno che agli horror ha dato sempre del tu, ovvero Mr. Wes Craven.

Un genio, probabilmente del nulla, ma un genio.

Signori, prendetela un po’ come volete, insultateci, diteci pure che noi di AbruzzoWeb abbiamo bevuto e dobbiamo cambiare mestiere.





Ma un fatto resta: Scream 4 è intrattenimento allo stato puro proprio perché non ha nessuna velleità e non fa nulla per nascondere la sua essenza più becera, è un paradosso dietro l’altro, insomma un vero piacere per chi ha semplicemente voglia di buttare due ore della propria vita al cinema guardando ninfette con curve da vertigine che vengono squartate da un tizio mascherato da cretino, il quale si premura persino di avvertirle al telefono prima di massacrarle con un coltellaccio da cucina.

Nei primi cinque minuti si contano almeno cinque cadaveri e decine di frasi come “Ciao, sei sexy, posso ucciderti?”, basterebbe dire solo questo, champagne.

D’altronde il primo Scream era uscito in altri tempi, un’epoca che sembra lontana anni luce, anche perché il pubblico è cambiato e riuscire a mettere paura oggi come oggi è diventata un’impresa titanica.

Spesso si preferisce buttarla in caciara, Craven lo sa bene, lui che di caciara nella sua vita ne ha fatta parecchia dopo aver diretto gli altri tre Scream e scritto la sceneggiatura dell’epico Le colline hanno gli occhi, 1 e 2.

Nella ridente cittadina di Woodsboro, dove le racchie sembrano essere state spedite al confino e i college pullulano esclusivamente di gnocche vestite da cheerleader, dopo qualche lustro di pace e noia torna all’improvviso la sciagura: Sydney Prescott, la protagonista dei precedenti episodi.

Questa donna è un concentrato di sfiga pazzesca, roba da toccarsi: dove va lei, crepa il prossimo. Le redazioni di mezza America dovrebbero farle un monumento.





Come tutti quelli che sono finiti al centro di scandali o fatti di cronaca, anche Sydney guardacaso ha scritto il suo bel libro da autogrill e fa tappa a Woodsboro per promuoverlo.

Occhio, che qui ci scappa il morto, lo sceriffo Linus (ma come si fa a chiamarsi Linus e avere la pretesa di difendere l’ordine pubblico? Boh) è avvertito.

Si salvi chi può. Morale: dopo due ore di film la montagna di corpi sgozzati è inferiore solo alle sghignazzate che si sentono in sala.

Tutto questo può valere sette euro? Risposta: e perché no?

Voto: 7

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