INGIUSTA DETENZIONE: PETRILLI COMINCIA SCIOPERO FAME E SETE

30 Dicembre 2012 12:40

L'Aquila - Cronaca

L’AQUILA – “Da oggi inizierò uno sciopero della fame e della sete totale, per protestare contro l’ingiusta ordinanza della corte d’assise di Milano che qualche mese fa ha rigettato la mia istanza di risarcimento per ingiusta detenzione, in quanto venni  assolto, dopo sei anni di carcere, dall’accusa di partecipazione a banda armata con funzioni organizzative”.





Lo annuncia in una nota Giulio Petrilli, ex segretario provinciale di Rifondazione comunista ed ex presidente dell’Aret, l’Azienda regionale per l’edilizia territoriale, soppressa nel 2010.

Arrestato nel dicembre 1980, con l’accusa di partecipazione a banda armata con funzioni organizzative “Prima Linea”, Petrilli fu assolto in appello dopo cinque anni e otto mesi di carcere.

“La motivazione addotta dalla Corte d’Appello – scrive ora, motivando la protesta – è che, frequentando esponenti dell’antagonismo illegale, ho tratto in inganno gli inquirenti. Quello che più sconvolge nella sentenza, è che i giudici hanno affermato chiaramente che a loro non interessa il giudizio penale, cioè la mia assoluzione. Non si passa più a valutare le sentenze, ma si emettono giudizi morali, in base ai quali si concede o meno il risarcimento per ingiusta detenzione”.





Petrilli prosegue spiegando che lo sciopero “nasce dal fatto, che quando si emettono simili ordinanze, il diritto non viene più relegato a elementi di prova, ma a valutazioni soggettive extragiudiziarie, tanto che c’è il disinteresse sul giudizio penale e sulla sentenza assolutoria. A questo punto – attacca – essere assolti o condannati cambia ben poco, ai fini di stabilire o meno, se una persona ha diritto al risarcimento per ingiusta detenzione”.

Rispetto a quella che definisce una “palese ingiustizia”, Petrilli annuncia “ricorso nelle sedi opportune, a iniziare dalla Corte di Cassazione, dove ho già provveduto a fare ricorso nel luglio scorso. Comunico che – assicura – in caso di un eventuale esito negativo, proseguirò inoltrando ricorso alla Corte Europea di Strasburgo e  anche alla sezione Diritti Civili delle Nazioni Unite”.

“Questo mio sciopero della fame e della sete è una denuncia di questa palese violazione del diritto. La privazione della libertà personale, fatta in modo illegale , va risarcita sempre, questo concetto è la base del diritto, non si può non affermare questo principio. Altrimenti c’è l’arbitrio. Come nella mia ordinanza”, conclude.

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