PA:36 milioni di euro spesi per licenze software

13 Marzo 2007 17:25

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L’INIZIATIVA. Pubblica Aministrazione e Microsoft, 36 milioni di euro di licenza.Una petizione per il passaggio all’Open Source. È’ on line una petizione per chiedere un intervento deciso e politico all’attuale governo: il passaggio, anche graduale, territoriale o sperimentale, della Pubblica Amministrazione a software Open source, che eviterebbe le elevatissime spese annuali di licenza pagate a Microsoft (36 milioni di euro solo nel 2006). Contribuisci anche tu firmando la petizione on line.

TRENTASEI MILIONI DI EURO: UNA SPESA NECESSARIA?





36 milioni di euro: è questa l’enorme cifra che la Pubblica Amministrazione (PA) del nostro paese ha speso, solo nel 2006, per acquistare le licenze Microsoft da installare in uffici, scuole, università … in tutti i luoghi in cui si amministra la cosa pubblica. Se si pensa ad altri recenti esborsi del denaro versato dai contribuenti in materie informatiche (su tutte, il famoso portale italia.it da 45 milioni di euro), viene sempre più spontaneo chiedersi i criteri adottati dallo Stato e dagli enti locali per le scelte riguardanti questo settore. Sprechi, investimenti sbagliati, progetti senza conclusione, … che da anni fanno la (triste) storia dell’operato pubblico italiano, si sono trasferiti nel settore informatico, sfruttando spesso l’inadeguatezza e la non conoscenza dell’argomento da parte sia degli stessi operatori che del semplice cittadino. 36 milioni di euro che potrebbero essere investiti in ben altro modo, e che soprattutto finanziano una pericolosa spirale: con l’uscita di Windows Vista, quanto servirà di pubblico denaro per informatizzare nuovamente tutta l’amministrazione? Come suggerito tempo fa dalla Free Software Foundation, l’uscita del nuovo sistema operativo di Bill Gates può essere l’occasione giusta, per ogni utente, di passare all’Open Source ed impiegare il tempo necessario, oltre che i soldi, per apprendere il sistema Vista, nell’implementazione di soluzioni Open: come per ogni singolo utente, così per lo Stato. E poi, magari secondaria, ci sarebbe la questione di opportunità di finanziare una società che è da anni sotto procedura di infrazione per posizione dominante e che non ha ancora pagato le multe milionarie a cui è stata condannata. Dunque l’apparato pubblico (Ue) condanna la Microsoft ma gli stati membri (Italia in testa) la finanziano profumatamente. Passare a Linux, ad esempio, potrebbe essere la soluzione come hanno fatto già tanti governi nazionali, non solo di paesi emergenti come Brasile o Cina, ma anche affermati come Francia, Danimarca o Germania, che hanno provato soluzioni più o meno complesse e diffuse di Open Source.IMPLEMENTARE L’OPEN SOURCE: IDEE E SOLUZIONI. L’Open Source è indicato per tutti i livelli, quindi anche per la gestione delle PA: se viene utilizzato con successo da aziende di una certa grandezza e da singoli utenti, perché non si possono implementare soluzioni simili anche a livello governativo, amministrativo?Magari senza fare improvvisi e drastici passi da gigante, ma inserendo di volta in volta, di settore in settore, prodotti di software Open: un processo cadenzato e intelligente di alfabetizzazione informatica che non riguardi più solo i prodotti Microsoft, ma i prodotti “aperti”. Una linea guida diversa che garantirebbe, oltre al diretto risparmio dello Stato, anche una scossa in senso positivo all’economia e alle intelligenze informatiche della nazione, scegliendo un appoggio governativo all’Open Source definito come “indiretto”: «(la) promozione di standard aperti, strettamente legati al movimento open source, nel finanziamento indiretto degli sviluppatori attraverso i finanziamenti alla ricerca scientifica e in particolare nella creazione di un quadro legale che protegga le libertà degli sviluppatori».Distretti industriali legati al solo sviluppo informatico Open, alla creazione di soluzioni ad hoc, una terziarizzazione delle operazioni che potrebbe diventare un fiore all’occhiello dell’economia da esportare: un sogno che potrebbe diventare realtà, come già successo in altri paesi. Basterebbe solo un po’ di buon senso informatico a livello governativo. È giusto anche dire che optare per una soluzione del genere non significa eliminare improvvisamente tutti i costi, ma scegliere una via che a lungo tempo risulterà non solo vincente, ma soprattutto economica: passare all’Open Source significa investire nel breve tempo per corsi di formazione, adattamento del software, eccetera, ma allo stesso tempo equivale e liberarsi dal balzello delle licenze e scegliere un prodotto certamente più adattabile alle singole esigenze. Di sicuro ci saranno delle spese importanti all’inizio del processo, sempre e comunque inferiori a quelle per adattarsi continuamente ai prodotti Microsoft («i benefici percepiti nell’adozione di software libero/open source da parte delle pubbliche amministrazioni vanno rintracciati soprattutto nel basso costo iniziale di azione, l’indipendenza dai fornitori, la sicurezza, la flessibilità e l’interoperabilità», sintetizza tecnoteca.it). FIRMA LA PETIZIONE. A tal proposito, l’invito a fare altrettanto al governo italiano arriva, ancora una volta, dalla rete: è on line infatti una raccolta firme da inoltrare al presidente del Consiglio, ai ministri della Comunicazione, delle Riforme e Innovazione, eccetera, per sollecitare un intervento governativo in tal senso, che favorisca appunto una politica del tutto diversa, opposta, a quella in atto per quanto riguarda il settore informatico.UNA PETIZIONE PRECEDENTE HA RACCOLTO 4800 FIRME

Questa petizione segue un’iniziativa precedente ancora in corso che ha già raggiunto circa 4800 firme disponibile all’indirizzo: L’iniziativa è stata pensata subito dopo la vittoria elettorale di Prodi. Nel programma elettorale dell’Unione c’è la promessa di impiegare il software libero nella Pubblica Amministrazione. Questa promessa è più volte riportata. A pag. 37 si può leggere:«Dovremo tradurre in pratica le dichiarazioni di principio in favore della diffusione dell’Open Source nelle amministrazioni. Questa risorsa allevierà la dipendenza dalle onerose licenze commerciali.» (pag. 37)«E così che all’indomani della vittoria, conoscendo il vizio dei politici italiani», scrive il promotore Daniel Donato, «che in campagna elettorale promettono di far quadrare i conti con l’innovazione, ma che poi, finita la campagna, prediligono azioni più ‘tradizionali’ tagliando su pensioni e stato sociale. Per questo ho lanciato un appello alla comunità del software libero a scrivere e condividere un testo da proporre al governo».«La stesura del testo è stata un’opera collaborativa», dice Donato, «a cui hannocollaborato circa 600 persone all’indirizzo. Il testo è stato spedito, nell’ambito di una manifestazione che si è tenuta alle poste di Roma, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro dell’Economia, al Ministro per le riforme e le innovazioni nella Pubblica Amministrazione e a tutti i Dirigenti della Pubblica Amministrazione».Per divulgare questa ed altre iniziative l’associazione Hackaserta 81100 ha lanciato la manifestazione adunanza digitale che consiste in un’assemblea distribuita nello spazio e nel tempo. Per riferimenti su adunanza digitale vedete: http:/adunanzadigitale.org  Fonte:primadanoi.it

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