L’AQUILA – Piccola, ma una chance. Potrebbe cominciare ad avere qualche effetto concreto la mobilitazione di ventimila aquilani di mercoledì scorso, che hanno chiesto sospensione delle tasse e sostegno all’economia.
C’è infatti una piccola possibilità che possa allargarsi la base dei cittadini del “cratere” che dal 1° luglio potranno beneficiare di una proroga della sospensione della tasse.
L’indiscrezione arriva da fonti parlamentari. Nell’emendamento alla manovra di bilancio, da presentare entro martedì, potrebbe salire a oltre 200 mila euro il fatturato degli autonomi per i quali c’è la proroga. Inoltre, si sta verificando la possibilità di prorogare la sospensione per includere anche fasce di dipendenti e pensionati.
La questione della proroga della tasse insomma resta in discussione: finora, c’è stato solo l’annuncio del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta (nella foto), di una proroga solo per gli autonomi con meno di 200 mila euro di fatturato, anche se non è stato riferito di quale anno, con i dipendenti che ricominceranno a versare le tasse dal 1° luglio prossimo.
Per quanto riguarda la restituzione, Letta ha sottolineato che comincerà dal primo gennaio prossimo con “almeno” 60 rate e sull’intera somma non versata dal 6 aprile 2009, giorno della tragica scossa.
Ma anche su questo aspetto il commissario per la ricostruzione, Gianni Chiodi, e il vice presidente del Consiglio regionale abruzzese, Giorgio De Matteis, hanno sottolineato che si sta lavorando perché nei prossimi mesi le cose cambino.
PEZZOPANE: ”ALL’AQUILA RISVEGLIO DI CONSAPEVOLEZZA”
L’AQUILA – “All’Aquila il terremoto è stato un acceleratore evolutivo delle dinamiche sociali. Qui è successo quello che gli osservatori europei si aspettano di vedere da tutti gli italiani”. Lo afferma la responsabile nazionale del Partito democratico in materia di ricostruzione, Stefania Pezzopane.
”POPULISMO INGANNEVOLE”
Un risveglio di consapevolezza ha smascherato ogni infingimento del potere berlusconiano e del suo flauto incantatore che da quasi un ventennio, ormai, è la disinformazione e il populismo ingannevole, con il solo fine di abbassare gli anticorpi sociali per stracomandare in libertà. E questa è l’unica libertà che sa concepire il Pdl e a cui fa riferimento la sigla del loro partito-caserma.
Ormai è palese che l’informazione è controllata e i giornalisti minacciati dal peggior regime d’Europa. Lo scorso 16 giugno ventimila terremotati hanno dimenticato la loro fede politica e hanno imbracciato i colori neroverdi della città per marciare simbolicamente verso Roma via autostrada.
”IGNORATO UN FIUME UMANO DI TRE CHILOMETRI”
Alla manifestazione c’erano tutti quelli che non vogliono più essere presi in giro. I disperati senza più casa, senza lavoro, senza una città e un tessuto sociale, senza più fabbriche, aziende e negozi, con un centro storico ancora coperto di macerie nonostante gli annunci del ministro Stefania Prestigiacomo, venuta qui alla vigilia elettorale a promettere di farle magicamente sparire in due settimane.
Gli stessi disperati a cui i tg ed i quotidiani di proprietà del premier o da lui stesso assoggettati ai propri piani, hanno l’immoralità di raccontare che all’Aquila va tutto bene: la ricostruzione è stata un successo che ci invidia il mondo e che chi non è d’accordo è un ingrato e un sabotatore.
I direttori di questi tg hanno scandalizzato l’opinione pubblica nei giorni del disastro per essersi vantati degli ascolti raggiunti con la cronaca del terremoto. Non hanno mancato neppure un’inaugurazione del progetto C.a.s.e.. Hanno lavorato comodamente in set molto funzionali alle telecamere, allestiti nei minimi dettagli, compresi gli striscioni inneggianti a Silvio, a spese dello Stato.
Eppure, gli stessi direttori, hanno avuto l’immoralità di ignorare il risvolto imbarazzante di quelle stesse situazioni: un fiume di tre chilometri, di gente arrabbiata e disperata che gridava la disonestà del Governo che ha promesso sulle macerie e negato nel momento della vera necessità, quando ormai le telecamere erano spente.
Ventimila persone in una città di sfollati e terremotati di settantamila è un evento storico. È un segnale potente. Dobbiamo risalire ai moti degli anni ‘70, alla guerra per il capoluogo fra L’Aquila e Pescara per riavere tanta partecipazione sia numerica che qualitativamente motivata.
Non c’erano opportunità politiche in quel corteo. Solo cittadini che hanno ripreso in mano il loro destino perché ne hanno diritto e non vogliono lasciarsi soffocare dagli interessi di imprenditori collusi che ridono e si sfregano le mani mentre la gente muore. Che non tollerano più rimandi, bugie, annunci sui soldi della ricostruzione che non arrivano mai e su un governo che ha persino il coraggio di richiedere indietro le tasse a chi non ha più nulla a cui aggrapparsi arrivando al sadismo fiscale.
”SIAMO VISTI COME NORMALI CONTRIBUENTI”
Nei terremoti di Umbria e Marche la restituzione c’è stata dopo 12 anni, al 40 per cento e in 120 rate, ed erano eventi meno drammatici. Nell’alluvione di Alessandria si è restituito il 10 per cento delle tasse non versate. Qui si sta tergiversando persino sull’istituzione della zona franca.
Sono 1.500 le aziende chiuse, 3.000 i posti di lavoro persi. La cassa integrazione è aumentata dell’800 per cento. Le macerie da smaltire, resti di case distrutte, sono 1,5 milioni di tonnellate. La città non c’è più. La gente sopravvive senza vivere nelle nuove new town che garantiscono solo un tetto sulla testa alla metà dei senzatetto.
Gli altri si sono arrangiati in sistemazioni di fortuna o sono ancora sfollati in hotel lontani o in caserme. Il contributo di autonoma sistemazione per molti è diventato l’unica fonte di sostentamento e per questo non accettano di entrare in un alloggio, seppure disponibile. E il governo ci vede come normali contribuenti.
Sono queste vessazioni che hanno svegliato la popolazione aquilana e la consapevolezza che il governo non ha nessun interesse a ricostruire una delle città d’arte d’Italia e si contenta del successo delle new town. L’apparir del vero ha unito istituzioni locali sia di destra che di sinistra, categorie produttive, associazioni, volontariato, enti pubblici e privati, sindacati e persino i Bertolaso boys che tanto grati sono alla Protezione civile per la gestione dell’emergenza. Come lo è del resto tutta la città, ma le responsabilità dello Stato non possono fermarsi qui.
E ancora giovani e anziani, professionisti ed operai, borghesia e proletariato. Sono tutti ingrati sabotatori? Non pretendiamo tutto subito, come si lascia intendere. Ma dopo un anno e più, il silenzio sul nostro futuro è tombale e le casse vuote. E questo non ci permette nemmeno di immaginarcela la ricostruzione, figuriamoci di programmarla.
”LA STRATEGIA DEL TUTTO RISOLTO”
Ma questo i tg del Cavaliere imbavagliatore non lo raccontano mai. Hanno preso a ignorarci da quando abbiamo cominciato ad affrontare quel che restava da risolvere. Evidente che quel poco che riusciva a filtrare del nostro malcontento aveva un effetto disorientante per tutti quelli a cui era stata raccontata solo una parte della verità. E l’Italia ha cominciato a guardarci come ingrati e ingordi.
Un effetto strategicamente cercato da Berlusconi e da tutti gli alfieri che gli hanno retto il gioco e che continuano a reggerglielo. Come Gianni Letta, che alla vigilia della manifestazione ha tentato di farci credere che le nostre richieste erano state accolte, che tutto era risolto, solo per sgonfiare la manifestazione.
E due. La prima volta era stato Bertolaso a dare l’annuncio del tutto risolto, alla vigilia di un’altra manifestazione a Montecitorio. E quella volta ci riuscì, vennero in pochi a Roma.
Quando si cerca di sabotare la partecipazione civica, il risveglio di una popolazione, la messa in moto dei cervelli, c’è poco da fidarsi. È il contrario della democrazia e dell’interesse pubblico.
Con la manifestazione del 16 L’Aquila si giocava il futuro. Un flop ci avrebbe definitivamente dati in pasto ad un Governo prevaricatore. Ora siamo più sereni perché ci sentiamo uniti, forti e numerosi.
L’ultima offensiva lanciata spontaneamente dai miei concittadini è ai tg Rai. Una valanga di mail di protesta ha già intasato i loro siti e altre proteste si preparano contro i giornalisti asserviti che hanno dimenticato il loro vero dovere di cani da guardia del potere, non di cani da compagnia. Che sia L’Aquila l’avamposto di una nuova, dignitosa e reattiva Italia?
MOLINARI: ”SE CI SONO RESPONSABILITA’ DELLA POLITICA, BISOGNA URLARE”
L’AQUILA – “In questi giorni ci sono state manifestazioni all’Aquila e io ho condiviso in pieno la preoccupazione della gente, perché ancora non siamo in grado di far fronte alle tasse e alla situazione attuale. Se ci sono responsabilità dello Stato urliamolo chiaramente, però se le responsabilità sono del nostro governo locale, dei nostri amministratori, allora bisogna urlarlo ancora più forte”.
Lo ha detto oggi l’arcivescovo dell’Aquila, monsignor Giuseppe Molinari, dopo l’inaugurazione del centro di aggregazione donato dalla Caritas alla comunità di Bagno (L’Aquila).
“Non è possibile – ha continuato Molinari – rimanere ingarbugliati nella burocrazia e nelle ordinanze. Si hanno somme da spendere, milioni di euro disponibili e non si possono spendere. L’una istituzione rimbalza l’altra sulle responsabilità e questo la nostra gente non può più accettarlo”.
LOLLI: ”PER BLOCCARE INPS SERVE ATTO DEL GOVERNO”
L’AQUILA – “Per l’Inps non servono annunci bensì un atto amministrativo del governo che annulli gli effetti della circolare con cui l’istituto previdenziale richiede la riscossione immediata dei contributi non versati nel 2010”. Lo ha detto oggi, nel corso di una conferenza stampa, Giovanni Lolli (nella foto), parlamentare del Partito democratico.
“Gli effetti della legge – ha spiegato Lolli – non sono retroattivi e la manovra correttiva uscirà proprio a ridosso della scadenza imposta dall’Inps il 16 luglio. Il mio timore è che le aziende siano costrette a versare ancora prima che entri in gioco la dilazione”.
“È stato calcolato – ha proseguito il parlamentare del Pd – che la restituzione in blocco dei contributi previdenziali non versati costringerebbe ciascun dipendente a rinunciare alla busta paga del mese di luglio: se uno ha una paga di 2.000 euro per esempio, almeno 1.800 andrebbero all’Inps, senza contare le altre trattenute che lo costringerebbero a indebitarsi con la sua stessa azienda per qualche centinaio di euro da restituire il mese successivo”.
”SUI FONDI LA PROTEZIONE CIVILE DOVRA’ RISPONDERE”
L’AQUILA – “La Protezione civile sarà chiamata a rispondere in Parlamento sulla gestione dei fondi per l’emergenza terremoto”. Lo ha sostenuto Giovanni Lolli, parlamentare del Pd, oggi, nel corso di una conferenza stampa.
“Se gli 800 milioni di euro annunciati dal commissario Gianni Chiodi – ha detto Lolli – rappresentano senza dubbio un importante passo in avanti, è importante rilevare che di questi soldi si potrà mettere a disposizione della ricostruzione solo una metà, perché l’altra metà deve coprire i debiti dell’emergenza: ci sono da pagare l’autonoma sistemazione, gli alberghi e le ditte”.
“Sono debiti – ha proseguito Lolli – lasciati dalla Protezione civile. So che il dipartimento si arrabbia quando si dicono queste cose – ha concluso – ma sono fatti”.
- TASSE, SI APRE UNO SPIRAGLIOPER PROROGA DEL PAGAMENTO
L'AQUILA - Piccola, ma una chance. Potrebbe cominciare ad avere qualche effetto concreto la mobilitazione di ventimila aquilani ...








