L’AQUILA – È una delibera che scotta, quella che dovrebbe portare alla revoca anticipata dell’incarico al direttore generale della Asl provinciale dell’Aquila, Roberto Testa, manager romano nominato dal centrodestra e poi caduto in disgrazia, il cui mandato scade nel 2023 con la prima verifica in programma nel prossimo mese di settembre.
La seduta di Giunta è stata fissata per domani, non a caso posticipata di una settimana, visto che inizialmente il centrodestra aveva pensato a lunedì scorso. Il condizionale è però d’obbligo, perché tra le altre cose il provvedimento non è stato iscritto all’ordine del giorno. Al 57enne manager vengono contestati un lungo elenco di errori ed omissioni nell’operato della Asl, che giustificherebbero il suo licenziamento, in particolare nell’emergenza coronavirus.
È il segno che la “costruzione” della delibera e degli allegati, che poggiano su un lungo e articolato dossier delle “colpe” di Testa, non è stata e non è agevole: i dirigenti competenti prima di firmare stanno approfondendo carte e norme per evitare di rimanere coinvolti nel contenzioso con richiesta di risarcimento danni che sicuramente il manager avvierà opponendosi alla eventuale decisione.
In tal senso Testa avrebbe già deciso, annunciando il suo intento al gruppo che è rimasto vicino. Anzi avrebbe già incaricato un pool di legali. In particolare la spada da Damocle è rappresentata dalla Corte dei Conti, che in caso di accoglimento delle istanze di Testa potrebbe chiedere risarcimenti ai burocrati che hanno firmato il provvedimento.
Non sono immuni da questo rischio neanche gli assessori regionali, con qualcuno che potrebbe disertare la seduta di giunta.
A spaventare è del resto il caso Armando Mancini: l’ex manager della Asl di Pescara, è stato anche lui defenestrato anzitempo, a seguito di una valutazione negativa dall’attuale maggioranza di centrodestra. Ha però fatto ricorso e ha avuto ragione in Corte di appello, che ha dichiarato illegittima e non motivata a revoca del suo incarico.
Comunque, secondo quanto si è appreso, a firmare le carte a vario titolo dovrebbero essere il direttore del dipartimento Sanità, Claudio D’Amario, uomo forte e d’esperienza della sanità abruzzese, il rup del procedimento, il dirigente del settore sanità Barbara Morganti e infine, l’assessore alla Salute, la leghista Nicoletta Veri.
Per fare capire i timori con cui si sta procedendo ad esempio c’è la richiesta di delibera pretesa dai dirigenti al governatore Marco Marsilio, di Fratelli d’Italia, che sta seguendo direttamente la vicenda avendo inviato numerosi avvisi di sfratto al dg.
L’assessore Verì, al quotidiano il Centro, ha confermato che “stiamo ancora facendo le nostre valutazioni ma non abbiamo ancora stabilito una data. La Giunta sta esaminando con particolare attenzione i disservizi che spesso si presentano in questa Asl”.
Verì ha assicurato poi che la maggioranza sul caso Testa è compatta: “Non ci sono frizioni, così come non esistono timori di un nuovo caso Mancini. A noi interessa una sanità vicina ai cittadini”.
A volere il defenestramento di Testa è comunque innanzitutto la Lega, prima forza della maggioranza con 10 consiglieri su 17 e 4 assessori su 6.
I guai per Testa sono infatti cominciati proprio a partire dalla mancata nomina definitiva a direttore sanitario della primaria aquilana Sabrina Cicogna, tecnico vicino alla Lega, che era facente funzione, prendendo tempo fino allo scadere del termine ultimo per la conferma, ovvero il 24 gennaio scorso, data di compimento del 65esimo anno di età da parte di Cicogna. Decisione che ha mandato su tutte le furie la Lega con in testa il segretario regionale, il deputato aquilano Luigi D’Eramo e l’assessore Verì, ma anche il presidente Marsilio, a dir poco irritato del comportamento da battitore libero del manager che pure il presidente aveva aveva benedetto nell’ascesa ai vertici dell’azienda sanitaria.
Testa a metà febbraio ha poi nominato a direttore sanitario, Alfonso Mascitelli, medico pescarese, ex direttore dell’Agenzia sanitaria regionale, valente e stimato tecnico, ma di area centrosinistra ed ex senatore e consigliere regionale dell’Italia dei valori. Nomina non concordata ovviamente con la parte politica, con inevitabili e nuove veementi reazioni.
Altre polemiche sono divampate poi per la nomina arrivata a stretto giro del direttore amministrativo, Stefano Di Rocco, per la Lega illegittima per la mancanza di requisiti del dirigente marsicano.
Ad un clima politico avvelenato, si sono aggiunti i disservizi durante l’emergenza Covid nella provincia dell’Aquila, ora a torto o a ragione imputati a Testa.
Nel dossier a suo carico si parla di “evidenti errori di programmazione nella campagna vaccinale”, di “insufficiente capacità organizzativa per i test molecolari per la rilevazione del Covid e nella capacità di contact tracing per il mancato reclutamento delle risorse umane”. E ancora, “di inerzia operativa nell’attuazione della rete Covid” e di “atteggiamento ostruzionistico e pretestuoso” nel seguire le direttive del suo datore di lavoro, con ruolo programmatorio, che è la Regione Abruzzo.
Senza dimenticare le pesanti accuse a Testa per i dati sballati forniti dalla Asl nel corso della riunione dell’unità di crisi della scorsa settimana, quando erano stati conteggiati tra gli attualmente positivi casi risalenti all’estate scorsa.
Come riferito da Verì in conferenza stampa sulla campagna di vaccinazioni di ieri, “a fronte di un numero di casi attivi compreso tra 290 e 470 per le Asl Lanciano-Vasto-Chieti, Pescara e Teramo, il dato riguardante la Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila si attestava invece ad oltre 3.200 casi”.
“Ulteriori approfondimenti hanno permesso di verificare che in piattaforma risultavano ancora come attualmente positivi casi risalenti addirittura all’estate 2020, che non erano stati espunti e inseriti tra i guariti”, ha aggiunto l’assessore che ha quindi chiosato minacciosa: “Ai fini dell’andamento epidemiologico non cambia nulla: nuovi positivi e ricoveri rimangono in costante diminuzione. Resta però da comprendere come possa essere accaduto un fatto così eclatante, sul quale il Dipartimento ha già chiesto conto ai vertici della Asl”. (f.t.)
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