Segretario Pd, nei Ds si punta su D’Alfonso

28 Agosto 2007 00:00

- Politica




PESCARA.





La parola, dopo la rampogna del leader massimo Franco Marini, l’hanno presa Tommaso Coletti, Tommaso Ginoble e Luciano D’Alfonso per dirsi d’accordo con quanto detto sulla nascita del Partito Democratico. Così tutti uniti su due questioni: la scelta del segretario regionale del Pd deve essere fatta assieme agli altri partiti; secondo: basta con le polemiche interne.
«Saggiamente Marini ha richiamato all’ordine il vertice del partito», racconta un commensale che sabato sera ha partecipato alla cena di Poggio Picenze dove Marini ha raccolto i suoi per mettere a punto la strategia per la nomina del segretario del Pd, «alle sue parole tutti hanno detto di sì, ma ora si aspetta che qualcuno faccia la prima mossa, così come accade nel ciclismo. Se uno scatta al momento giusto sarà più difficile riprenderlo».
La cena di Poggio Picenze tenuta al ristorante “La Posta” chiudeva un sabato politico iniziato con un lungo vertice dei Ds. Una riunione dove alcuni hanno rotto la posizione di attendismo e detto a chiare lettere, come Arnaldo Mariotti ex parlamentare, e il segretario della Federazione di Chieti, Silvio Paolucci che bisogna puntare su un candidato interno come il senatore Giovanni Legnini, oppure, dal momento che la segreteria del Pd spetterebbe alla Margherita, allora Luciano D’Alfonso sindaco di Pescara meriterebbe la fiducia dei Ds, altrimenti, è stato ancora ipotizzato, la segreteria sia affidata ad una donna.
«Penso che le candidature migliori per interpretare innovazione e rinnovamento in Abruzzo, siano Giovanni Legnini, Luciano D’Alfonso o anche una donna», sottolinea Paolucci, «il candidato segretario però deve dire anche i contenuti della sua piattaforma politica. A mio giudizio significa così affrontare con decisione due questioni: un no secco alla Legge Omnibus; e basta alle deroghe dopo il secondo mandato. Su questi temi, vediamo non solo cosa ne pensano i partiti e i cittadini».
 Se i Ds potrebbero dare il gradimento per D’Alfonso, la prima insidia per il sindaco di Pescara arriva invece proprio dalle conclusioni dalla cena di Poggio Picenze. «Una delle garanzie che il candidato segretario alla poltrona del partito democratico deve dare è di non avere altre mire politiche», racconta ancora un commensale, «e in primo luogo non puntare ad avere una candidatura per la presidenza della Regione Abruzzo». In altri versi se la Margherita dovesse impuntarsi su questo principio, allora potrebbe essere lo stesso D’Alfonso a rinunciare e lasciare il passo all’attuale coordinatore, Giorgio D’Ambrosio che, malgrado abbia oggi tre cariche, ripete che il segretario del Pd non può aspirare alla Regione.

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