SISMA 2009: SUPERBONUS, SUPER PASTICCIO. MEF, MANCA STIMA TIRAGGIO DI USRA E USRC

CLAMOROSO RETROSCENA DA FONTI BUROCRATICHE ROMANE SUL MANCATO UTILIZZO DEL PLAFOND DI 70 MILIONI DI EURO E LA CONFUSIONE CHE SI E' CREATA SULLA PROROGA AL DICEMBRE 2026: SECONDO GLI ALTI BUROCRATI, I DUE UFFICI SPECIALI PER LA RICOSTRUZIONE NON AVREBBERO CONSEGNATO LA DOCUMENTAZIONE DI MONITORAGGIO NECESSARIA PER ASSEGNARE LE SOMME E VALUTARE L'EVENTUALE PROROGA AL 2026. PER FINE ANNO CORSA CONTRO IL TEMPO E RISCHIO BLOCCO DEI CANTIERI CON LAVORI NON CONCLUSI

20 Ottobre 2025 14:10

Italia - Cronaca, Terremoto e Ricostruzione

L’AQUILA – Superbonus sulla ricostruzione post terremoto 2009 dell’Aquila, super pasticcio che sta tenendo con il fiato sospeso famiglie e imprese che non sanno se avranno la copertura e la possibilità della proroga al dicembre 2026: il Ministero Economia e Finanze e la Ragioneria dello Stato vogliono vederci chiaro sulla consistenza economica dell’emendamento con un plafond di 70 milioni di euro, diventato legge in Senato nell’ambito di un provvedimento “omnibus” nell’estate scorsa per la proroga al 2026 nel cratere sismico 2009 dei benefici del superbonus al 110%, giudicato uno spreco di stato e abolito dal governo di Giorgia Meloni per il resto d’Italia, che consente di effettuare lavori aggiuntivi a quelli previsti dal progetto di ricostruzione in termini di ulteriore sicurezza sismica. In questo caso per le pratiche risalenti a dopo il 30 marzo 2024, data di scadenza ultima per le istanze di contributo da parte dei professionisti.

Da Roma spunta un’indiscrezione clamorosa sulla disponibilità della somma, che si aggiunge alle polemiche politiche sul territorio e all’attivismo allarmato dei tecnici che pure negli scorsi anni erano stati sul banco degli imputati per aver rallentato la ricostruzione per via dei troppi appalti progettuali portati a casa rispetto alla forza della loro struttura: da quel che si apprende da fonti burocratiche, il plafond di 70 milioni di euro, che può essere utilizzato solo prenotando le somme e presentando rendicontazioni precise, non sarebbe stato messo a disposizione per intero ma solo per 10 milioni di euro per l’assenza o comunque la carenza qualitativa e quantitativa di una adeguata documentazione sull’effettivo tiraggio dell’utilizzo della misura, chiesta dal Mef in una situazione di vacche magre, per calcolare il reale fabbisogno.

Una omissione nel carteggio che viene considerata grave, e che sarebbe stata imputata agli Uffici speciali della ricostruzione, del comune dell’Aquila, l’Usra, con titolare Salvatore Provenzano, e dei Comuni del cratere 2009, Usrc, titolare Raffaele Fico, due professionisti esterni molto apprezzati e stimati che sono stati riconfermati nell’incarico non tanto tempo fa. Uffici che a quanto pare stanno lavorando a testa bassa in una corsa contro il tempo per recuperare la problematica legata della quota mancante nel contributo ufficiale, chiamata accollo e coperta con il sistema del superbonus 110.

Infatti, proprio le due strutture incardinate sotto la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che sono supervisionate dal dirigente dello Stato Mario Fiorentino, responsabile della Struttura di missione, che, secondo rumors non avrebbe esitato a gettare la croce addosso ad Usra e Usrc, che avrebbero presentato pezze di appoggio per soli 10 milioni di euro.

Di qui l’irrigidimento dei vertici economici dello Stato che ha gettato nello sconforto e nel caos famiglie e imprese, con queste ultime che rischiano ora di non riuscire a chiudere i cantieri entro l’anno, con pesanti effetti in termini economici, occupazionali e possibili contenziosi con i committenti. E nelle lavorazioni che saranno terminate, fatte in fretta e senza le giuste coperture, soprattutto sulla sicurezza degli immobili. Il tutto nella confusione generale perché in assenza dei fondi i lavori relativi a queste pratiche devono essere conclusi entro il prossimo 31 dicembre, esponendo così tutti ad una pericolosa corsa contro il tempo.





Ma anche in un clima di imbarazzo politico ed istituzionale, ancora a livello romano, perché in questa vicenda è emerso che il precedente stanziamento di 285 milioni, questa volta di cassa, non è stato impegnato interamente. E come se non bastasse, si viene a sapere che la parte abruzzese del plafond di 330 milioni di euro messo a disposizione per la ricostruzione post terremoto 2016-2017 con una norma fatta direttamente (senza passare come nel caso del cratere 2009 per il Parlamento) dal commissario straordinario, il senatore di FdI Guido Castelli, è stato impegnato con una rendicontazione puntuale redatta dall’ufficio speciale diretto da Vincenzo Rivera.

E c’è di più: in questa vicenda emerge, sempre da Roma, soprattutto dagli alti burocrati, un certo fastidio nei confronti della governance tecnica e politica del cratere per fondi assegnati e non spesi, un fatto che non depone a favore neanche per le prossime battaglie per l’assegnazione dei fondi che mancano alla ricostruzione definitiva e che pericolosamente scarseggiano.

Rischia così di calare come una mannaia la “punizione” alle aree terremotate, con l’aggravante che sempre più parlamentari sibilano: “continuano a chiedere soldi, con tutte le altre emergenze che ci sono e poi non li spendono”.

Ma secondo quanto emerge, sono ore decisive per salvare il salvabile con contatti continui e riunioni, anche nella stessa giornata di oggi. Comunque, al di là di come andrà a finire, si tratta di una doccia fredda che ha gettato nello sconforto e nel caos famiglie e imprese, con queste ultime che rischiano ora di non riuscire a chiudere i cantieri entro l’anno, con pesanti effetti in termini economici, occupazionali e possibili contenziosi con i committenti. E che mettono a rischio le lavorazioni attuali, fatte in fretta e senza le giuste coperture, soprattutto in merito alla sicurezza degli immobili.

Una vicenda importante caratterizzata in verità da un silenzio assordante soprattutto da parte della associazione di categoria dei costruttori che avevano cantato vittoria troppo presto dopo l’annuncio dei mesi scorsi del positivo percorso dell’emendamento presentato in senato dai due meloniani abruzzesi Guido Liris, primo firmatario, ed Etel Sigismondi, con l’appoggio “esterno” ed interessato del sindaco dell’Aquila, Pierluigi Biondi, finiti sul banco degli imputati da parte delle opposizioni e in maniera non pubblica da operatori e famiglie.

In effetti, la clamorosa indiscrezione fa emergere una verità che almeno in parte riabilita la classe politica di centrodestra, maggioranza di governo in Abruzzo e a Roma, che però in queste settimane, secondo quanto si è appreso, ha tentato uno scaricabarile, non nuovo nella conflittuale FdI: questo dopo che il primo firmatario dell’emendamento, il senatore di Fdi e capigruppo meloniano della Commissione Bilancio, Liris, ex assessore regionale al Bilancio ed ex vice sindaco dell’Aquila, aveva annunciato a luglio scorso, il disco verde da parte della stessa commissione, con un plafond di 70 milioni di euro.

Della necessità e dell’urgenza della proroga se ne è parlato anche nel tavolo dell’Ordine degli Ingegneri dell’Aquila, che si è riunito l’8 ottobre, alla presenza dello stesso Liris, con all’ordine del giorno gli step tecnici e amministrativi necessari per terminare in maniera ordinata e lineare la ricostruzione del Cratere 2009.





Ed anche in quella sede sarebbe emersa la clamorosa falla: la rendicontazione e il monitoraggio a carico di Usra e Usrc è in questa non facile partita un passaggio indispensabile in primis per una interlocuzione proficua con Mef guidato dal ministro Giancarlo Giorgetti, che non vuole più sentire parlare di superbonus, tanto che ha messo a disposizione un plafond di fondi non caratterizzati, e anche con la Ragioneria generale dello Stato del direttore Daria Perrotta, per determinare con matematica certezza quanto, pratica per pratica, sia il contributo concesso e quale somma sia da considerare “accollo”, ovvero lo sforamento del budget del contributo della ricostruzione, che può essere appunto compensato con il superbonus sisma, per chiudere il cantiere.

Dai dati che sono trapelati risulterebbe, come detto, che l’utilizzo ammonta a soli 10 milioni di euro per quelle pratiche presentate dopo il 30 marzo. Occorre a questo proposito infatti ricordare che a poter godere della proroga a tutto il 2026 sono nel cratere 2009, i consorzi che hanno presentato domanda dopo quella data, appunto il 30 marzo, mentre coloro che avevano fatto domanda prima, con un paradosso più volte denunciato dalle associazioni di categoria, non hanno avuto questa possibilità e devono ora sperare appunto in una positiva conclusione di queste vertenza.

Dal calcolo però del tiraggio dell’utilizzo del superbonus per le imprese “post 30 marzo” che hanno goduto della proroga, appena 10 milioni, i tecnici del Ministero ora deducono che i 70 milioni per le imprese che attendono la proroga sarebbero oltremodo sovradimensionate.

Senza la copertura per gli accolli ci sarebbe un pessimo segnale anche per un’altra decisiva partita che si dovrà giocare nella prossima manovra finanziaria, quella della ricostruzione post sismica 2009 nel suo complesso, per la quale mancherebbero i 600 milioni per la copertura dell’annualità 2026.

Una misura identica, la proroga al 2026 delle pratiche post 30 marzo 2024, come detto, è stata ottenuta anche per il cratere sismico 2016-2017, dal senatore Guido Castelli, anche lui di Fdi, nella sua veste di commissario per la ricostruzione del terremoto del Centro Italia.

L’emendamento, va precisato, non riguarda i già citati 285 milioni di euro per il cratere 2009, già stanziati nel 2024 e nelle disponibilità di Ursc e Usra, che servono a compensare l’aumento dei costi del materiali che si sono verificati rispetto a quando il superbonus è stato introdotto, e di cui si attende il decreto attuativo.

La battaglia, per la verità con forze non compatte in campo in particolare nel centrodestra, continua mentre gli uffici di Usra e Usrc stanno recuperando la falla denunciata da Roma. (b.s.-f.t.)

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